Colloquio con Mehmet Shehu (1) (estratti)
5 maggio 1966

Una possibilità è che s'imponga una dittatura controrivoluzionaria, che abbia luogo una restaurazione controrivoluzionaria. In merito a questa possibilità siamo un po' preoccupati; se così non fosse, regnerebbe la grande pace e non ci sarebbe alcun problema. Basterebbe non preoccuparsi e regnerebbe la grande pace, ma così andrebbe bene? Le cose non stanno affatto così. Ora un aspetto della questione è venuto alla luce, ma ce n'è anche un altro, ancora più importante, che è ancora immerso nell'oscurità. Questa gente lavora in segreto. Lenin disse che le classi sfruttatrici sconfitte per un lungo periodo di tempo continuano ostinatamente a lottare contro il proletariato vittorioso. Disse anche che i contadini e la piccola borghesia producono capitalismo di giorno in giorno, di ora in ora.
Cosa rappresentano le classi sconfitte? L'imperialismo, il feudalesimo e il capitalismo. Le masse invece sono costituite dagli operai, dai contadini e dalla piccola borghesia urbana. Per quel che riguarda la Cina, a loro si aggiungono la borghesia nazionale e i suoi intellettuali. Nelle masse includiamo anche i figli dei proprietari terrieri. In passato la grande maggioranza degli studenti delle nostre università era composta dai figli dei borghesi e dei proprietari terrieri. Gli operai ed i contadini poveri e medio-bassi non potevano permettersi di andare a scuola: non riuscivano nemmeno ad accedere alla scuola primaria e, quando ce la facevano, non riuscivano poi a passare alla scuola media. Dell'università non parliamone neanche!
I vecchi intellettuali erano a decine di migliaia. La cultura e l'istruzione delle masse stavano nelle loro mani, non nelle nostre. Non avevamo insegnanti delle scuole primarie, mentre invece ne aveva il Kuomintang; non avevamo nemmeno insegnanti delle scuole medie, professori universitari, ingegneri, attori, artisti, non avevamo neanche case editrici o librerie. Alcuni di quei vecchi intellettuali sono entrati nel Partito e se ne sono rimasti temporaneamente fermi immobili, in attesa dell'occasione giusta per alzare la testa. Il metodo è stato lo stesso di Krusciov: egli se ne è stato fermo finché non ha avuto l'occasione di sollevarsi.
La seconda possibilità è fare uso della politica di pelare il germoglio di bambù finché non resterà solo la sostanza buona, mondata della buccia cattiva. Nei quarantacinque anni fra il 1921 e il 1966 abbiamo fatto una prima pelatura e abbiamo sbucciato non pochi reazionari: Chen Duxiu, Qu Qiubai, Li Lisan, Wang Ming, Zhang Guotao, Zhang Wentian, Gao Gang, Rao Shushi, Peng Dehuai, Luo Ruiqing, Peng Zhen, e via discorrendo, insomma circa una decina di membri del Comitato Centrale, ai quali vanno aggiungi quelli che dormono ancora fra di noi e che non abbiamo ancora scoperto.

NOTE

La fonte dell'opera è Mao Zedong Wenge Tanhua Zhishi Huibian (Raccolta delle dichiarazioni e direttive di Mao Zedong nel corso della rivoluzione culturale).
1. Mehmet Shehu (1913-1981) era allora membro dell'Ufficio politico del Comitato Centrale del Partito del Lavoro d'Albania e presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica popolare d'Albania. Shehu guidò una delegazione albanese in Cina fra l'aprile e il maggio 1966. A tale colloquio fra Mao e Shehu erano presenti anche Zhou Enlai, Lin Biao, Deng Xiaoping e Wu Xiuquan (vicedirettore del Dipartimento per le Relazioni internazionali del CC del PCC).