Pensieri

Giugno 1966
 
Ora la città sacra è tormentata,
ancora calpesto i ramoscelli del Sud.
I pini impetuosi si ergono al firmamento,
le foglie cadute navigano sulle acque di giada.
Scroscio di vento e rombo di tuono scuotono il mondo,
stipate le strade di stendardi rossi e verdi.
Fermo al balcone, ascolto il vento e la pioggia,
il popolo dell'antico Paese occupa i miei pensieri.
 
 
NOTE

La fonte dell'opera è Mao Zedong Wenge Tanhua Zhishi Huibian (Raccolta delle dichiarazioni e direttive di Mao Zedong nel corso della rivoluzione culturale). Questa poesia in stile qilu (otto versi da sette caratteri ciascuno) fu pubblicata solo nel 1996 e strumentalizzata per dimostrare la presunta "incertezza" e "disillusione" di Mao verso la Rivoluzione culturale proletaria.
In realtà, la poesia sembra proprio una riflessione - forse privata, non destinata alla pubblicazione - di Mao che, per nulla depresso o amareggiato, assiste alla ribellione entusiasta delle masse rivoluzionarie e delle guardie rosse che dà il via alla Rivoluzione culturale.
La città sacra al primo verso è Pechino, "tormentata", cioè scossa, dallo scoppio della Rivoluzione culturale proletaria e dalla caduta di Peng Zhen. "Città sacra" (shendu) era uno dei nomi di Luoyang, antica capitale dell'impero cinese, divenuto quindi in tempi antichi il termine per antonomasia per indicare la capitale di un Paese.
Il secondo verso si riferisce al fatto che Mao si trovava nella Cina meridionale quando scrisse la poesia, in un soggiorno durato dall'ottobre 1965 al luglio 1966.
Il terzo e quarto verso indicano l'opposizione fra le guardie rosse che danno l'assalto al cielo, paragonate a pini vigorosi, e i revisionisti che cadono miseri.
Il quinto e il sesto verso sono una rappresentazione rispettivamente del significato ideale e delle forme concrete della Rivoluzione culturale.
Il settimo verso è un tributo al Man Jiang Hong di Yue Fei (1103-1142), poeta e generale della dinastia Song, nel quale compare un'espressione simile, ma allo stesso tempo ci riporta nell'ottica di Mao, come il secondo verso.