Conversazione con Ho Chi Minh a Hangzhou (estratti)

10 giugno 1966
 
 Mao: Da sempre, i popoli senza esperienza hanno trionfato sugli eserciti esperti; chi era privo di fucili ha trionfato sugli armati; chi era in minoranza ha trionfato su chi era in maggioranza. Non vale anche per voi? Quanti eravate all'epoca della rivoluzione dell'8 agosto1?
Ho: Il Partito aveva circa cinquemila membri e poche truppe.
Mao: Forse le vostre forze armate ammontavano appena a qualche centinaio di persone, poi siete arrivati a migliaia. Prima del 1927 eravate impegnati ad aiutarci. Allora, i nostri operai e contadini a milioni si organizzavano nei sindacati e nelle leghe contadine. I contadini disponevano di società di mutuo soccorso e gli operai disponevano di servizi d'ordine, ma non erano pronti alla lotta all'ultimo sangue contro il nemico. Per tutti i primi quattro mesi del 1927 ci fu una bella spolverata. Le cose erano più o meno simili a quelle dell'Indonesia di oggi. Su cinquantamila membri del Partito ne rimasero meno di diecimila; un po' come dire che, su dieci persone, ne erano rimaste solo due. Dov'erano andati a finire gli altri quarantamila? Alcuni erano stati uccisi, altri si erano arresi; moltissimi, terrorizzati, gettarono la spugna, non osarono più fare attività e lasciarono il Partito. Rimanemmo appena in otto, novemila. Io non avevo alternative oltre che combattere. Prima non ero affatto pronto ad affrontare una battaglia; insegnavo ad una scuola primaria! Fu in quegli anni che fui costretto a darmi alla macchia ed imparare a combattere. Dopo dieci anni avevamo perso alcune battaglie, ma la maggior parte le avevamo vinte. Le forze armate erano cresciute a tre milioni di soldati, comprese le guerriglie preparate separatamente.
In quei dieci anni ci imbattemmo in tre linee opportuniste deviazioniste di "sinistra". La prima era quella di Qu Qiubai, la seconda era quella di Li Lisan e Xiang Zhongfa, la terza era quella di Wang Ming. E ciò nondimeno, sconfiggemmo la quinta campagna di accerchiamento! Allora ero stato allontanato dalle forze armate. Una volta fui "espulso" dal Partito e per tre volte fui allontanato dall'esercito. In realtà ero stato espulso dall'Ufficio politico del Comitato Centrale, ma correvano voci che fossi stato espulso dal Partito e fossi diventato un socialdemocratico. Ero segretario del comitato territoriale speciale dei monti Jinggang, eppure non mi permettevano nemmeno di partecipare alle attività di cellula! Cercarono in tutti i modi di aggiustarmi come volevano loro, ma alla fine dissero che potevo fare il comandante di divisione. Le cose stanno così. Per mesi passai per democratico borghese. Successivamente fu fatta chiarezza: non ero stato espulso dal Partito, ne ero delegato e commissario politico. Era il 1928. Dicevano che avevo commesso tre errori: avevo bruciato troppo pochi edifici, avevo ucciso troppo poche persone e avevo detto che il potere politico nasce dalla canna del fucile. Mandarono ovunque circolari dove si diceva che ero un opportunista di "sinistra", perché non era possibile che il potere politico uscisse dalla canna di un fucile. Numerose volte i compagni non mi capirono e mi allontanarono dall'Esercito Rosso. Andai così nel Fujian a fare del lavoro ordinario locale. Lì conobbi il compagno Lin Biao, che mi sostenne. Allora era sotto il comando di Zhu De e le sue truppe mi sostennero. Anch'io avevo delle truppe durante l'Insurrezione del raccolto di autunno, eppure fui sollevato dal comando. Chi mi conosceva da tempo mi destituì e chi mi aveva appena conosciuto mi sostenne. Strano, non trovi?
Ho: Il mondo è talmente pieno di stranezze che non c'è niente di cui stupirsi.
Mao: Anche tu hai questo tipo di esperienza? Oppure il tuo cammino è stato accompagnato da un vento propizio e sei stato capo del Partito fin dall'inizio?
Ho: Hai detto bene. Il mio cammino è stato accompagnato da un vento propizio. Non ho dovuto fronteggiare opposizioni di questo tipo.
Mao: Hai la benedizione di Marx. Sei più marxista di me.
Ho: Non sono d'accordo.
Mao: Perché nessuno ha mai combattuto contro di te?
Ho: Il nostro Partito, il nostro Paese e il nostro esercito sono piccoli. Gli altri dirigenti del Partito e dell'esercito sono più giovani di me. Questi sono alcuni dei motivi.
Mao: Sei un veterano, eppure anche tu hai un problema: senza sconfitte non c'è esperienza.
Ho: È vero.
Mao: Tutti hanno sempre gridato: "Viva Ho Chi Minh". Con me questo non è accaduto.
Ho: Hai più esperienza.
Mao: Molte volte hanno gridato: "Abbasso Mao Zedong". La prima volta fu nel Jiangxi. Poi sconfiggemmo la prima, seconda, terza e quarta campagna di accerchiamento e ancora dissero che avevo commesso errori e che ero un deviazionista di destra, che non capivo un'acca di marxismo-leninismo. Non dicevano che capivo poco, ma proprio che non capivo niente! Loro invece si credevano dei marxisti-leninisti al cento percento. Dicevano che ero opportunista persino quando combattevo. Al contrario di me, dicevano che bisognava prendere le grandi città. Sarebbe come dire che voi siete degli opportunisti di destra perché non vi state impegnando a conquistare le grandi città. E dire che, se anche le attaccaste, tutti vi spingerebbero a ritirarvi. Ora state combattendo un nemico da ottocentomila uomini, che ne può mobilitare soltanto duecentomila, perché gli altri seicentomila devono starsene a guardia delle strade, degli aeroporti, dei porti marini e delle grandi e piccole città. È su questa base che potrete vincere.
Ho: Colgo l'occasione per informarti che abbiamo alcune basi intorno a Saigon.
Mao: Però ora non dovete attaccare Saigon e Da Nang. Per il momento non è nemmeno il caso di conquistare le capitali di provincia. In caso contrario verranno in massa a riprenderle e voi dovrete darvela a gambe.
Ho: Abbiamo alcune unità speciali nelle città impegnate negli attacchi contro l'ambasciata degli Stati Uniti e gli aeroporti. Al momento non abbiamo preparativi per invadere le grandi città.
Mao: Questo è bene. Ogni tanto potreste entrare e poi uscire subito dopo, in città del calibro di Da Nang; così andrebbe bene. Sarebbe bene avere qualcuno all'interno per distruggere i reticolati e le trincee. Potreste inviare qualche centinaio di uomini all'interno, attaccare all'improvviso, coprirli da fuori e poi farli uscire dopo qualche ora. Così funzionerebbe. Noi adottammo spesso questo metodo. Entrare nelle piccole città ci consentiva di agguantare molto materiale, compresi i giornali e le biblioteche del nemico; era possibile anche espandere le nostre forze, addirittura di qualche migliaio di uomini. Prendiamo per esempio il caso del nostro attacco a Jinan, nel Jiangxi: avevamo trentamila uomini e il nemico appena un'unità militare di qualche migliaio di uomini. Restammo lì dieci giorni e arruolammo dieci o ventimila uomini. Successivamente attaccammo anche Zhangzhou, nel Fujian: c'eravamo io e Lin Biao. Sconfiggemmo il contingente nemico e catturammo parecchie armi e munizioni e persino le scarpe di caucciù di Chen Jiageng2 (questi era un grande capitalista di Singapore impegnato nella produzione di caucciù). Catturammo addirittura alcuni libri marxisti-leninisti. Perché mai il Kuomintang aveva libri marxisti-leninisti? Li studiavano per sapere come contrastarci. C'erano per esempio Stato e rivoluzione e Due tattiche di Lenin, geografie di economia mondiale, libri sullo sviluppo sociale, i libri di filosofia di Deborin.
Deborin lo conosco bene. Stalin lo criticò come menscevico. Aveva fondato un nuovo livello di filosofia in disaccordo con Stalin e persino con Lenin. Per i suoi ottant'anni, Krusciov gli ha dato una medaglia. Due anni dopo è morto. Chi prima criticava Deborin, ora è diventato revisionista, come Rozentali e altri. Adesso anche in Cina è spuntato il revisionismo. Peng Zhen, Luo Ruiqing3, Lu Dingyi e Yang Shangkun4 sono tutti amici tuoi e miei. Potresti chiedermi: ma ne eravate al corrente o no? Sì, ne eravamo al corrente. Peng Zhen ha commesso tutta una serie di errori tali che lo avrei dovuto rimuovere già parecchio tempo fa. Pechino è un regno indipendente in cui non si può ficcare il naso. È ben peggio della vostra Hanoi. Io non posso mettervi naso, né possono farlo il compagno Liu Shaoqi, il compagno Zhou Enlai e il compagno Deng Xiaoping. Qual è il problema di Luo Ruiqing? Nel 1959, nel periodo della lotta contro Peng Dehuai, qualcuno propose di nominarlo capo di Stato Maggiore, ma noi non eravamo d'accordo. (...)
Ti do un consiglio: non credere di avere a che fare sempre con persone oneste e leali nei tuoi confronti. Probabilmente gli onesti e leali sono la maggioranza, ma potrebbe essere che un piccolo gruppo si faccia sentire augurandoti lunga vita, mentre, dietro le quinte, aspira alla tua prematura morte. Devi fare attenzione e analizzare chi ti augura lunga vita. Più ti adulano, meno sono affidabili. È una legge naturale. Un partito immune alle divisioni non potrebbe mai esistere. Tutto è conforme alla legge dell'uno che si divide in due; questa non è una mia invenzione, bensì una scoperta di Lenin. Quale sarebbe la mia invenzione? Sta tutto scritto chiaramente nei Quaderni filosofici di Lenin. Non è stato lui a enunciare i tre principi della dialettica: unità degli opposti, reciproca trasformazione qualitativa e negazione della negazione. Sono stati Marx ed Engels, e principalmente quest'ultimo, prendendo spunto da Hegel. Lenin non ha fatto che dire che l'unità degli opposti è il cuore della dialettica, ma questa era un'idea che andava spiegata e sviluppata, cosa che Lenin non ebbe il tempo di fare. Noi non facciamo che attenerci al principio di Lenin anziché ai tre principi. Stalin ha violato i principi di Lenin creando un quarto principio, e così si avevano: integrazione, reciproca trasformazione qualitativa, sviluppo e unità degli opposti. Noi restiamo convinti che, rispetto a Stalin, avesse ragione Lenin. Io non ho fatto che aggiungere spiegazioni e sviluppi alle sue indicazioni. Sulla base di queste regole, tutto si divide in due aspetti: è l'unità degli opposti. In ogni cosa ci sono due aspetti contrastanti. Se il vostro Partito sembra completamente unito e scevro da divisioni, ciò non corrisponde alla realtà effettiva. Tutti i partiti del mondo sono divisi. Marx ed Engels non avevano previsto la possibilità che i loro successori Bernstein e Kautsky diventassero revisionisti; così i partiti da loro fondati e diretti (il Partito socialdemocratico tedesco e il Partito socialista francese), dopo la loro morte si trasformarono in partiti borghesi. È estremamente dannoso non prestare attenzione a questo aspetto. Lenin, pur avendo previsto la possibilità che gli zinovievisti, i trotzkisti e i buchariniani potessero sollevarsi, impiegò metodi troppo morbidi. Nel 1924, a neanche otto anni dalla presa del potere, Lenin morì. In quel periodo si stava occupando perlopiù delle questioni teoriche e, in parte, dei sindacati. Fondamentalmente i problemi legati ai braccianti agricoli ed al programma del movimento contadino erano ancora aperti. Nella Rivoluzione d'Ottobre il programma dei populisti veniva provvisoriamente impiegato come programma dei bolscevichi. Ad una riunione dei Soviet dei deputati operai, contadini e soldati, Lenin disse che non bisognava discutere troppo su quel programma. Era inattuabile e sosteneva falsamente di voler "venire incontro al popolo". Successivamente i populisti divennero i rappresentanti dei contadini ricchi.
Avete detto di aver commesso degli errori andando troppo a sinistra con la riforma agraria e che troppi sono stati uccisi. Per me è il contrario. Poi avete pubblicato Umanità e Belle arti5. Avevate paura che le masse protestassero. Umanità e Belle arti erano tali e quali al Beijing Ribao ed al Beijing Wanbao [Quotidiano di Pechino e Pechino Sera - Tr.]. Tutti i corvi del mondo sono neri allo stesso modo. Capito questo, noi ci siamo preparati, tutto il Partito si è preparato, e non abbiamo avuto più alcuna paura. Noi cinesi siamo più di settecentomilioni, ma inevitabilmente verrà il giorno in cui Marx ci chiederà di andare a trovarlo. E allora, chi ci succederà? Non possiamo sapere se saranno Bernstein, Kautsky e Krusciov. Bisogna prepararsi e farlo per tempo. In una parola, è l'uno che si divide in due: non facciamoci influenzare dal fatto che adesso tutti ci urlano addosso augurandoci lunga vita.
Ho: Attualmente quattro province cinesi forniscono aiuti a sette province vietnamite. Il Guangdong, per esempio, assiste la nostra provincia del Quang Ninh.
Mao: In che cosa consistono gli aiuti?
Ho: Ci viene fornita assistenza nella produzione agricola, nelle opere di irrigazione, nel miglioramento della coltivazione di riso e dell'allevamento bovino, oltre ad aiuti per le centrali elettriche minori e le piccole fabbriche, per migliorare gli utensili agricoli, e via discorrendo.
Mao: La vostra industria dell'acciaio è partita?
Ho: Sì, ha già cominciato a produrre. Tuttavia sono cominciati anche i bombardamenti nemici.
Mao: A quanto ammonta la produzione annuale di acciaio?
Ho: È estremamente ridotta, anche perché non abbiamo strutture per la lamina.
Mao: Avete miniere di carbone e giacimenti di ferro? Le pallottole vengono da lì o dalla Cina?
Ho: In Vietnam abbiamo sia carbone che ferro, ma un po' ne importiamo dalla Cina.
Mao: Senza acciaio non c'è industria meccanica, e così lo Stato è privo di tutto un tipo di industria.
Ho: Forse ricorderai che, dopo il nostro incontro, grazie al tuo incoraggiamento, fui io a sollecitare la costruzione di acciaierie.
Mao: Io sono attentissimo all'industria dell'acciaio e all'industria meccanica.
Ho: I materiali e gli specialisti per le acciaierie di Thai Nguyen sono cinesi.
Mao: All'inizio si può partire in piccolo e poi svilupparsi gradualmente. Potrebbe volerci circa una decina d'anni per passare alla fase successiva. La Cina potrebbe fornire laminatoi di piccola taglia e per la fusione dell'acciaio si potrebbero utilizzare le nuove tecniche. Noi abbiamo già cominciato ad impiegare la fusione ad ossigeno. La Cina potrebbe passarvi anche qualche nuova tecnica. Nei primi tempi non bisogna essere frettolosi o strafare. Quando è capitato a noi, ci siamo trovati con non poche deficienze da correggere. Per un anno avevamo previsto millesettecento progetti basilari di costruzione; nel giro di qualche anno non ce l'abbiamo fatta più e siamo stati costretti a ridurre il tiro, limitandoci a settecento progetti. Vedi, avevamo dovuto ridurre di mille progetti. Alcune unità dedicate al lavoro infrastrutturale l'avevano già fatto; le altre sembravano affette da dissenteria. Allora bramavamo ardentemente fare le cose in grande, farne tante e fare tutto. È davvero un peccato che tu non abbia visitato Jinzhou, dove sono state costruite parecchie piccole fabbriche. Privi di fondi, i quadri e gli operai hanno unito le forze e, non avendo soldi per costruirsi le case, si sono arrangiati allestendo delle baracche. Adesso hanno creato molti nuovi prodotti. Certe grandi fabbriche sono molto indietro. È il caso, per esempio, di Angang: ci sono centosessantamila operai e la produzione annuale di acciaio ammonta a cinque o sei milioni di tonnellate, ma in certi aspetti è molto indietro. A Shanghai ... [Testo corrotto]
... Chen Duxiu, dal 1921 al 1927, per un totale di sei anni, poi scappò e si diede ai trotzkisti. Poi fu la volta di Qu Qiubai, che era di "sinistra", ma durò appena tre, quattro mesi. Il periodo di cui ti ho parlato poc'anzi, quando, poco dopo la mia cacciata dall'Ufficio politico, qualcuno mise in giro la voce che ero stato espulso dal Partito e che ero diventato socialdemocratico, è proprio questo. La terza fu la volta di Li Lisan-Xiang Zhongfa, che durarono alcuni mesi ed erano molto di "sinistra", poiché volevano attaccare le grandi città. Il quarto fu Wang Ming, che fu quello che durò più a lungo, in quanto governò per quattro anni. Non si presentò mai in una base d'appoggio, inviando piuttosto i suoi scagnozzi. In tutte e cinque le basi c'erano i suoi uomini e ce n'erano addirittura nelle zone controllate dal Kuomintang; Peng Zhen già allora non fece che implementare la linea dei regni indipendenti. Il quinto fu Zhang Wentian. Peng Zhen, Luo Ruiqing e Lu Dingyi sono uomini del Kuomintang.
Ho: Avevano fatto parte del Kuomintang?
Mao: All'epoca del primo fronte unito fra il PCC e il Kuomintang per la grande rivoluzione, ma quello non fa testo. Anch'io ero membro del Kuomintang: fu il Partito a darci l'indicazione di iscriverci. Non ho nessuna prova contro di loro, solo un sospetto. Hanno tutti svolto delle attività nelle zone controllate dal Kuomintang.
Ho: Sono stati comprati dal Kuomintang?
Mao: Peng Zhen ad un certo punto fu arrestato dal Kuomintang; come riuscì a fuggire, a tutt'oggi non ci è molto chiaro. Perché se ne sono rimasti nascosti nel Partito tanto a lungo senza prendere in considerazione l'idea di farsi avanti? Il fatto è che abbiamo scoperto i loro errori, come quelli commessi da Peng Zhen quando lavorava alla Scuola del Partito a Yan'an. Commise degli errori anche quando era segretario per lo Shanxi-Chahar-Hebei, ma solo ultimamente sono venuti a galla. Nie Rongzhen ne era al corrente, in quanto era stato comandante e commissario politico. Lo stesso dicasi per Yang Chengwu. Nei neanche due anni durante i quali Peng Zhen rimase nello Shanxi-Chahar-Hebei, egli mise in atto la linea di Wang Ming. La linea di Wang Ming di questo periodo era diversa da quella dei dieci anni della guerra precedente, che era di "sinistra" e sosteneva l'attacco alle grandi città; quella del periodo della Guerra di Resistenza contro il Giappone era di destra e capitolazionista. Successivamente anche Wang Ming fu sconfitto e fu spedito a Mosca; attualmente scrive articoli contro di noi dietro pseudonimo. Fra gli sconfitti di quel periodo va citato anche Zhang Guotao, che era allora membro dell'Ufficio politico del CC e capo della Quarta Armata; ora fa la spia americana a Hong Kong. Quando eravamo sui monti Jinggang, il direttore del Dipartimento politico generale, il commissario politico che mi aveva sostituito ed il direttore di logistica tradirono il Partito e passarono al Kuomintang. Capisci bene quindi come abbiamo avuto parecchie defezioni. Chen Duxiu tradì, Qu Qiubai si arrese dopo l'arresto. Xiang Zhongfa (che in realtà era un esecutore della linea di Li Lisan), dopo essere stato arrestato, fornì ai nemici le informazioni necessarie per far arrestare dei compagni; tra l'altro, dopo averli arrestati, uccisero per lui. Che sciocco! Wang Ming tradì dopo essere stato arrestato. Fu arrestato diverse volte, ma non abbiamo mai scoperto come fece a uscire di prigione. Quando si trovava nella Cina nord-orientale, fu arrestato dai giapponesi; a Shanghai fu arrestato da Chiang Kai-shek, poi fu rilasciato. Rao Shushi fu arrestato all'epoca della Nuova Quarta Armata e ancor oggi non sappiamo come fece a fuggire. Peng Dehuai era un comandante di reggimento del Kuomintang prima di passare con noi e ha continuamente commesso errori di linea. Luo Ruiqing era un alleato di Peng Dehuai. Peng Dehuai, Luo Ruiqing, Peng Zhen, Lu Dingyi e Yang Shangkun costituiscono un blocco unico; per quale motivo siamo riusciti a smascherarli con tanto ritardo? Vogliamo pensarci? Inoltre hanno contatti con paesi stranieri.
Ho: È molto pericoloso avere gente del genere fra le proprie fila.
Mao: Eccome se è pericoloso. Tuttavia, se non si presenta l'occasione giusta, loro non si smascherano, ma noi non riusciamo nemmeno a trattarli come dovuto. Ad esempio, Peng Dehuai ha commesso innumerevoli errori, ma ogni volta ci limitavamo a criticarlo e lui ci teneva il muso. È stato comandante in capo durante la Guerra di Resistenza all'aggressione statunitense e aiuto alla Corea, quindi, una volta tornato in Cina, ministro della Difesa per sette anni, ma ha forse attirato così tanti generali dalla sua? In totale, non ha attirato più di una decina di generali e dirigenti civili. In tutte e cinque le volte in cui il nostro Partito è stato mal guidato, la rivoluzione ne ha risentito. Due volte questi dirigenti hanno causato tremende catastrofi: è il caso della disfatta della rivoluzione nel 1927, sotto la guida di Chen Duxiu, e della Lunga Marcia nel 1934, quando le nostre forze passarono da trecentomila soldati a venticinquemila, e che pertanto non si può non considerare una sconfitta. Tuttavia il Partito non fu distrutto e, pur avendo a disposizione appena venticinquemila soldati, superò gli otto anni della Guerra di Resistenza contro il Giappone e divenne un esercito da un milione di uomini. In tal modo abbiamo acquisito esperienza. L'opportunismo di destra di Chen Duxiu, l'opportunismo di "sinistra" di Wang Ming e l'opportunismo di "sinistra" di Qu Qiubai e Li Lisan ci hanno dato esperienza e, grazie a questa esperienza, siamo stati in grado di tirare le somme. Pertanto dobbiamo ringraziare queste persone per averci istruiti. Innanzitutto dobbiamo ringraziare il Kuomintang e l'imperialismo, poi dobbiamo ringraziare anche gli opportunisti di destra e di "sinistra" e i traditori. Il marxismo da solo non avrebbe potuto insegnarci tanto.
Questa nostra ultima lotta è iniziata ad ottobre dell'anno scorso e va perciò avanti da sette mesi. Il primo in assoluto a insorgere è stato Yao Wenyuan, un giovane, il quale ha sollevato vari problemi, fra cui quello dei "funzionari onesti e retti". Che ne pensi dei "funzionari onesti e retti"? Secondo te ne esistono al mondo? Io non ne ho mai visti. Non c'è funzionario governativo senza brama di potere, se si esclude una piccola minoranza; funzionari davvero "onesti e retti" non esistono. (...)
Ho: Mio padre era un magistrato capo-contea, ma non era bramoso di potere.
Mao: Forse non te ne sei accorto. Eri giovane. Fare il magistrato capo-contea può essere qualcosa di eccezionale.
Ho: Lo rimase appena per qualche mese, poi fu rimosso dall'incarico.
Mao: Allora non ebbe il tempo di farsi avido. Secondo me, a fare il magistrato per appena un paio d'anni al massimo, non si è molto avidi di potere.
Kang Sheng: Dire che non c'è funzionario governativo senza brama di potere, significa dire che sono due aspetti inseparabili.
Mao: Attualmente noi non ci interessiamo dei "funzionari onesti e retti" o dei funzionari corrotti, ma della Grande Rivoluzione culturale. Ci occupiamo del mondo accademico, della letteratura e dell'arte, dei circoli accademici, della filosofia, della storiografia, delle pubblicazioni, della stampa, delle tante componenti della letteratura e dell'arte, del teatro, del cinema, della musica, dell'arte visiva; il teatro poi comprende l'opera di Pechino e svariate centinaia di altre opere locali.
Oggi ho dormito solo due ore, tormentato dai pensieri. Dovevo incontrarmi con te, lo zio Ho! Mi hanno detto che ti sei alzato alle cinque. Bene. Alle sette ci siamo trovati. L'altro ieri ho dormito otto ore, ieri pure. Per oggi, due ore sono più che sufficienti. D'estate capita che stia giorni interi senza dormire. Alla conferenza di Lushan non andavo proprio a letto: tenevo un discorso, andavo a nuotare, e tenevo un altro discorso; c'era da battere Peng Dehuai. Adesso è fondamentale trovare il tempo per leggere i manifesti murali a grandi caratteri, e anche i giornali sono parecchio pieni. I manifesti murali a grandi caratteri sono decisamente radicali: sono opera delle masse, forti e vigorosi. Di sera, di nascosto, potresti andare a dare un'occhiata a quelli affissi all'Università del Zhejiang. I manifesti murali a grandi caratteri sono un buon metodo per mobilitare le masse contro i reazionari.
Ho: Anche nel 1957 vidi dei manifesti murali a grandi caratteri in Cina.
Mao: Ma non sono mai stati tanto penetranti e tanto estesi come stavolta. Questa volta potrebbe succedere di tutto: potrebbero andarci di mezzo centinaia se non migliaia di persone dal mondo accademico, dai circoli accademici, dalla stampa, dalle pubblicazioni, dalla letteratura e dall'arte, dalle università, dalle scuole medie e primarie. Dato che, a suo tempo, non avevamo uomini a disposizione per fare gli insegnanti, era il Kuomintang a controllare questo campo. Gli insegnanti delle università e delle scuole medie e primarie, i redattori dei giornali, gli attori, gli scrittori, i pittori e i registi, pochissimi sono nostri, quasi tutti sono stati educati dal Kuomintang. Successivamente tutte queste persone sono entrate nel nostro Partito. Detto questo, hai già capito il motivo dietro la Grande Rivoluzione culturale.
Ho: Il Vietnam è come la Cina. Il Vietnam vorrebbe seguire la Cina in tutto quello che fa, anche se per il Vietnam si tratterebbe di una scala più ridotta. Lo situazione vietnamita è simile alla situazione cinese.
Mao: Forse è proprio identica. Anche voi avete insegnanti delle università e delle scuole medie e primarie. Non tutti sono intellettuali della vecchia società. All'interno del Partito c'è gente che viene da ogni dove. L'80% dei membri del nostro Partito si sono iscritti dopo il 1949. Non sono stati in mezzo alla tempesta, non hanno vissuto la lotta; ci sono dei buoni elementi, come ce ne sono dei cattivi.
Ho: Quindi ci sono delle contraddizioni.
Mao: Esattamente. Io ho delle contraddizioni con numerose persone.
Ho: Sulla base della situazione storica che mi hai illustrato, i problemi sono assai complessi.
Mao: La lotta è estremamente complessa, ma il Partito non ne è stato distrutto.
Ho: Dopo avere ascoltato il presidente Mao, il presidente Liu e altri compagni, ho più esperienza di prima, ma sono anche più preoccupato di prima.
Mao: Da una parte bisogna essere preoccupati, dall'altra bisogna essere fiduciosi. Il Partito non sarà distrutto, il cielo non crollerà, gli alberi sui monti resteranno alti come prima, i pesci nell'acqua continueranno a nuotare, i bambini continueranno a nascere. Se non mi credi, sta' a sentire questo: ti pare forse che, al solo nome di Krusciov, il cielo possa crollare, gli alberi sui monti smettere di crescere, i pesci nell'acqua smettere di nuotare e le madri smettere di partorire figli? Io non direi proprio! Lo sviluppo delle cose si volge sempre al loro aspetto contrario. Marx ed Engels mai si sarebbero aspettati che i loro successori sarebbero diventati antimarxisti. Dopo la morte di Lenin subentrò la generazione di Stalin, ma Stalin non aveva previsto che, dopo la sua morte, Krusciov si sarebbe rivoltato contro di lui ... [Testo incompleto]
 
 
NOTE
La fonte dell'opera è Mao Zedong Wenge Tanhua Zhishi Huibian (Raccolta delle dichiarazioni e direttive di Mao Zedong nel corso della rivoluzione culturale).


1. La rivoluzione guidata dai comunisti vietnamiti e dalla Lega per l'Indipendenza del Vietnam ("Viet Minh"), con alla testa Ho Chi Minh, che nel 1945 che rovesciò l'imperatore vietnamita, cacciò gli imperialisti giapponesi e diede vita alla Repubblica democratica del Vietnam.
2. Chen Jiageng (1874-1961) era un imprenditore cinese a Singapore, dove era conosciuto con il nome di Tan Kah Kee e dove fece fortuna grazie alle piantagioni di caucciù; di fatto era il principale rappresentante della comunità cinese a Singapore. Dopo l'invasione della Cina sostenne finanziariamente la lotta antigiapponese e nel 1942 scampò al massacro di Sook Ching, perpetrato dagli imperialisti giapponesi contro la comunità cinese di Singapore. Nel 1949 si recò in Cina per partecipare ai lavori della Conferenza politica consultiva del popolo e successivamente gli fu negato il permesso di tornare a Singapore perché accusato di simpatie comuniste. In patria ricoprì una serie di incarichi quali membro del Consiglio del Governo popolare centrale, presidente della Federazione nazionale dei cinesi rimpatriati, vicepresidente del Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva.
3. Luo Ruiqing (1906-1978) era membro della Segreteria del CC del PCC, membro del Comitato permanente della Commissione militare centrale del PCC, viceprimo ministro del Consiglio di Stato e capo di Stato Maggiore dell'Esercito popolare di Liberazione, nonché ex ministro della Pubblica sicurezza. Fu destituito nel maggio 1966 come parte del complotto di Peng Zhen, Lu Dingyi e Yang Shangkun; nel 1975 fu riabilitato come vittima di Lin Biao e Mao fece autocritica in merito.
4. Yang Shangkun (1907-1998) era membro della Segreteria del CC del PCC, membro della Commissione militare centrale del PCC e direttore dell'Ufficio generale del CC del PCC. Stretto alleato di Peng Zhen, si occupò anche di spiare Mao per suo conto. Fu destituito nel maggio 1966.
5. Nell'agosto 1956, su impulso della campagna di rettifica degli errori della riforma agraria, del XX Congresso del PCUS e della sommossa controrivoluzionaria in Ungheria, intellettuali della Repubblica democratica del Vietnam fondarono queste due riviste per spingere a rovesciare il Partito vietnamita dei lavoratori. Entrambe le riviste furono chiuse nel dicembre dello stesso anno.