Lettera a Jiang Qing
8 luglio 1966
 
 
Jiang Qing,
ho ricevuto la tua lettera del 29 giugno. Sarebbe meglio se rimanessi dove sei un altro po', come hanno suggerito i compagni Wei e Chen1. Questo mese riceverò due ospiti stranieri, dopodiché ti informerò sul mio nuovo programma di spostamenti. Dopo aver lasciato Wulin2 il 15 giugno, ho soggiornato per una decina di giorni in una caverna3 dell'Ovest, e non era molto facile comunicare. Dal 28 giugno, ormai da dieci giorni, mi trovo nella zona di Baiyunhuanghe4. Tutti i giorni leggo dei documenti estremamente interessanti. Prima sotto il cielo regna il caos, poi regna l'ordine: è sempre così, ogni sette o otto anni si cambia, e i mostri e i demoni saltano fuori da sé. Sarebbe impossibile che non saltassero fuori, per via della loro stessa natura di classe.
Il Centro insiste sulla necessità di pubblicare il discorso del mio amico5 e io sto per dare il mio assenso. Non fa che parlare del pericolo di un colpo di Stato; non avevo mai letto un discorso simile, prima d'ora. Certe sue formulazioni mi hanno turbato. Non avrei mai detto che i miei libri avessero un tale potere sovrannaturale. Adesso che lui per primo li ha esaltati fino alle stelle, tutto il Partito e tutto il Paese faranno altrettanto, proprio come Wang Po decantava i meloni che vendeva. Mi costringono ad andare sul Liangshan6. Sembra che non si possa fare nulla, se loro non sono d'accordo. È la prima volta, in tutta la mia vita, che do il mio consenso ad altri su questioni della massima importanza, quando io per primo non ne sono convinto. Non basta il proprio carisma a far cambiare idea!
Ruan Ji della dinastia Jin era contro Liu Bang: viaggiò da Luoyang a Chenggao ed esclamò: "Quest'epoca non ha eroi, sta ai bambini conquistarsi la fama"7. A suo tempo anche Lu Xun pronunciò le stesse parole nei confronti dei suoi scritti. Sono d'accordo con Lu Xun: mi piace tanta schiettezza. Egli soleva dire: "Quando esamino me stesso, sono più rigoroso di quando esamino gli altri". Anche io ho preso a fare così, dopo essere inciampato su parecchi sassi. Ma i compagni raramente ci credono. Io ho fiducia in me stesso, ma la mia non è cieca fiducia. Da giovane dissi: "Sono sicuro che vivrò duecento anni e che percorrerò tremila li come un fiume in piena". Come ero arrogante! Tuttavia avevo anche delle incertezze ed ero convinto che, se sui monti non ci sono tigri, la scimmia potrà proclamarsi re. Io sono un re di questo tipo. Però non si tratta di eclettismo: in me c'è un po' di tigre, ed era l'aspetto principale, e un po' di scimmia, che è l'aspetto secondario.
Una volta citai alcune parole contenute nella lettera inviata da Li Gu, della dinastia degli Han posteriori, a Huang Qiong: "Ciò che si erge tanto in alto, è facile a piegarsi. Ciò che è più limpido, è facile a imbrattarsi. La bianca neve di primavera, è difficile da ricreare. Una grande fama, è difficile da emulare". Queste ultime due frasi mi calzano a pennello. Le lessi persino ad una riunione del Comitato permanente dell'Ufficio politico. È raro che gli uomini conoscano sé stessi. Alla conferenza dell'aprile di quest'anno a Hangzhou8, ho espresso le mie idee, contrarie a quelle formulazioni del mio amico, ma a che è servito? Alla conferenza di Pechino ha comunque ripreso quei concetti e i giornali sono andati anche oltre, descrivendomi a tutti gli effetti come un dio onnipotente. Ecco perché sono stato costretto a salire sul Liangshan. Immagino che la loro intenzione fosse di picchiare i demoni con l'aiuto di Zhong Kui9. Il Zhong Kui del Partito comunista degli anni Sessanta del XX secolo sono io. Le cose si volgono sempre al proprio opposto: più una cosa viene sollevata in alto, più disastrosa sarà la sua caduta. Io mi sto preparando a fracassarmi in mille pezzi.
Non è niente di cui preoccuparsi: la materia non può essere cancellata, tutt'al più può andare in pezzi. In tutto il mondo ci sono oltre cento partiti comunisti. La maggioranza di questi partiti non crede più nel marxismo e nel leninismo. Se hanno fatto a pezzi pure Lenin, figurati che potranno farne di noi! Anche tu dovresti prestare attenzione a questo problema: non bisogna farsi montare la testa dalle vittorie, bensì riflettere sempre sui propri punti deboli, i propri difetti e i propri errori. Questo discorso te l'ho fatto chissà quante volte e te l'ho ribadito anche a Shanghai lo scorso aprile.
Quelle che ho scritto potranno sembrare parole maliziose: gli antipartito non dicono esattamente le stesse cose? Il fatto, però, è che loro vogliono rovesciare il nostro Partito e me personalmente; io invece mi limito a dire che, secondo me, certe formulazioni non sono adeguate. Ecco la differenza fra me e la cricca nera. Questa lettera ora non può essere pubblicata, perché tutta la sinistra e le larghe masse usano quelle stesse formulazioni, perciò pubblicarla ora sarebbe come gettargli addosso un secchio di acqua gelida e aiuterebbe la destra, mentre attualmente il compito principale consiste nel rovesciare fondamentalmente (completamente sarebbe impossibile) la destra in tutto il Partito e tutto il Paese. Fra altri sette o otto anni potremo lanciare un'altra campagna per spazzare via i mostri e i demoni; dovremo farlo più e più volte. Per il momento è meglio non pubblicare queste mie parole, che somigliano tanto a parole maliziose, ma non saprei dire nemmeno quando sarà il momento di pubblicarle, perché la sinistra e le larghe masse non le accoglierebbero bene. Forse finiremo per pubblicarle qualche tempo dopo la mia morte, quando la destra prenderà il potere e ne permetterà la pubblicazione. Tenteranno di sfruttare queste mie parole per tenere eternamente alta la bandiera nera, ma così facendo, provocheranno la loro stessa disfatta.
Fin dalla caduta dell'imperatore nel 1911, in Cina i reazionari non sono mai riusciti a tenere il potere per lungo tempo. Al massimo l'hanno detenuto per vent'anni con Chiang Kai-shek, ma anche lui è stato rovesciato dalla ribellione del popolo. Chiang Kai-shek sfruttò la fiducia che Sun Yat-sen aveva in lui, inaugurò un'accademia a Whampoa, attirò a sé una gran quantità di reazionari e da qui avviò la sua scalata al potere. Era anticomunista, perciò praticamente tutta la classe dei proprietari terrieri e tutta la borghesia lo sostennero. A ciò si aggiunga che, allora, il Partito comunista era privo di esperienza. Per questi motivi, riuscì a governare felicemente per un certo periodo; tuttavia, in questi vent'anni non riuscì mai ad unificare la Cina: ci furono la guerra fra il Kuomintang e il PCC, la guerra fra il Kuomintang e le varie cricche militari e la guerra intestina fra le cricche militari stesse, la guerra sino-giapponese. Infine ci sono stati i quattro anni della grande guerra civile, a seguito dei quali è stato costretto a fuggire al suo arcipelago. Qualora in Cina dovesse avere luogo un colpo di Stato anticomunista, sono sicuro che non sarà una cosa pacifica e che avrà vita breve, perché i rivoluzionari, che rappresentano gli interessi di più del 90% della popolazione, difficilmente lo potranno tollerare. La destra potrà anche usare queste mie parole per prendere il potere e tenerlo per un po', ma la sinistra sicuramente sfrutterà le altre mie parole per organizzarsi e rovesciare la destra. La Grande Rivoluzione culturale proletaria in corso è una pratica di coscienza. In parecchie località (come la municipalità di Pechino), dove c'erano problemi ben radicati, le cose sono cambiate nel giro di una notte. Alcune istituzioni (come la Beida e la Tsinghua), imbrogliate come "radici ritorte e articolazioni attorcigliate", sono cadute in un batter d'occhio. Dove la destra è più rampante, più la sua sconfitta è dura e più la sinistra si rafforza. Queste sono manovre nazionali dalle quali la sinistra, la destra e il centro, instabile e incerto, trarranno le rispettive lezioni. In conclusione, valgono sempre le solite vecchie frasi: la via è tortuosa, l'avvenire è radioso.
Dato che non ci siamo sentiti da parecchio tempo, ti ho scritto molto. La prossima volta ne riparleremo!

Mao Zedong
8 luglio

 
 
NOTE

La fonte dell'opera è Mao Zedong Wenge Tanhua Zhishi Huibian (Raccolta delle dichiarazioni e direttive di Mao Zedong nel corso della rivoluzione culturale). La lettera venne pubblicata nel 1973 e usata come materiale di studio nella campagna di critica a Lin Biao e rettifica dello stile di lavoro.

1. Mao si riferisce a Chen Pixian, primo segretario del Comitato municipale di Shanghai del PCC, e Wei Wenbo, segretario dell'Ufficio per la Cina orientale del CC del PCC. Jiang Qing in quel momento si trovava a Shanghai.
2. Hangzhou.
3. Mao si trovava nei pressi della natia Shaoshan; la "caverna" sembra essere un gioco di parole di difficile traduzione fra il nome della zona (Dishuidong, lett. "caverna dell'acqua gocciolante") e il fatto che erano diffuse le abitazioni scavate nella roccia, come "caverne", appunto.
4. Wuhan.
5. Lin Biao. Il discorso a cui si riferisce Mao è quello pronunciato da Lin Biao alla riunione allargata dell'Ufficio politico il 18 maggio (v. nota 8).
6. Espressione idiomatica cinese tratta dal romanzo storico I Briganti (XV secolo), significa essere costretti a prendere misure drastiche o disperate.
7. Ruan Ji intendeva dire che la sua epoca non aveva eroi del calibro di Liu Bang, che aveva rovesciato la dinastia Qin e fondato la dinastia Han, e ciò permetteva ai meno meritevoli di diventare famosi.
8. Sotto il nome di "conferenza di Hangzhou" e "conferenza di Pechino" rientra la riunione allargata dell'Ufficio politico del CC del PCC tenutasi fra l'aprile e il maggio 1966 prima a Hangzhou, sotto la presidenza di Mao, quindi a Pechino, sotto la presidenza di Lin Biao. In queste conferenze, l'Ufficio politico sciolse il gruppo dei cinque e istituì il Gruppo centrale per la Rivoluzione culturale, riorganizzò il Comitato municipale di Pechino e la redazione del Renmin Ribao e destituì Peng Zhen, Lu Dingyi, Luo Ruiqing e Yang Shangkun.
9. Zhong Kui è un essere mitologico, considerato lo spirito guardiano che protegge la famiglia, la casa e le proprietà dagli spiriti maligni.