Discorso di chiusura dell'undicesima Sessione plenaria dell'VIII CC del PCC1

 
12 agosto 1966
 
 
 
In riferimento alla questione del IX Congresso, direi che sia ora di cominciare a prepararne la convocazione. Ne è passato di tempo: l’anno prossimo saranno dieci anni dalla seconda sessione dell’VIII Congresso. Adesso dobbiamo prepararci a convocare il IX Congresso, magari in un momento opportuno dell’anno prossimo. Proporrei di affidare i preparativi all’Ufficio politico ed al suo Comitato permanente.
Venendo alle risoluzioni di questa Sessione, spetterà alla pratica concreta stabilire se esse siano, in fin dei conti, corrette o sbagliate. Sembra comunque che le masse stiano accogliendo con gioia le decisioni che abbiamo preso. Per esempio un’importante Decisione del CC riguarda proprio la Grande Rivoluzione culturale, e la maggioranza degli studenti universitari e degli insegnanti rivoluzionari la appoggia, mentre invece in passato opponeva resistenza alle direttive politiche. È sulla base della loro resistenza che noi siamo arrivati a redigere queste risoluzioni. Tuttavia, in ultima analisi, la loro applicazione dipenderà dall’azione dei dirigenti a tutti i livelli, compresi quelli che oggi non sono presenti. Prendiamo per esempio la questione di contare sulle masse: un metodo è applicare la linea di massa, un altro è non applicarla. Non ci si deve assolutamente convincere che i comitati del Partito e tutti i compagni metteranno in pratica per filo e per segno tutto ciò che sta scritto nelle risoluzioni, perché inevitabilmente qualcuno non sarà disposto a farlo. Forse rispetto al passato le cose sono migliorate un poco, perché in passato non avevamo risoluzioni pubbliche di questo calibro, e inoltre ci sono le garanzie organizzative affinché la decisione venga applicata. In questa occasione abbiamo apportato delle modifiche organizzative. Gli aggiustamenti nella composizione dell’Ufficio politico, della Segreteria e del Comitato permanente servono proprio a garantire l’applicazione della Decisione e del Comunicato della Sessione.
Ai compagni che hanno commesso degli errori va offerta una via d’uscita, bisogna permettergli di correggere i propri errori. Guai a non permettere di correggersi a chi ha sbagliato. La nostra politica è: “imparare dagli errori passati per evitare quelli futuri, curare la malattia per salvare il paziente”, “prima valutare, poi aiutare”, “unità-critica-unità”. Esiste un partito al di fuori del Partito; le cose stanno così, ed esistono pure frazioni all’interno del Partito. È sempre stato così, è normale. In passato criticavamo il Kuomintang perché diceva: “nessun partito al di fuori del partito; nessuna frazione all’interno del partito”. Alcuni dicevano: “nessun partito al di fuori del partito è autocrazia; nessuna frazione all’interno del partito è strampalata fantasia”. Nel nostro Partito comunista le cose stanno esattamente così. Dite che nel Partito non ci sono frazioni? Non è così, ce ne sono. Per fare un esempio, ci sono due frazioni in merito al comportamento da adottare nei confronti dei movimenti di massa. Si tratta solo di valutare chi ha la maggioranza e chi la minoranza. Se avessimo rimandato di qualche mese questa Sessione plenaria, penso che le cose sarebbero peggiorate assai. Per questo motivo ritengo che sia stato positivo indire questa riunione, e ritengo anche che abbia prodotto dei risultati.
 
 
 
NOTE
 
La fonte dell’opera è Mao Zedong Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong ), vol. 1961-1968.
 
1. L’undicesima Sessione plenaria dell’VIII Comitato centrale del PCC si tenne a Pechino dal 1° al 12 agosto 1966 sotto la presidenza di Mao. Il 1° e il 4 agosto, mentre era in corso la Sessione, Mao rispettivamente inviò una lettera alle guardie rosse della scuola media dell’Università Tsinghua e pubblicò il proprio manifesto murale a grandi caratteri: Fuoco sul quartier generale .
Liu Shaoqi presentò il rapporto dell’Ufficio politico sul lavoro svolto dalla decima Sessione plenaria (settembre 1962) e si assunse la responsabilità dell’invio delle squadre di lavoro.
La Sessione plenaria approvò la Decisione del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese sulla Grande Rivoluzione culturale proletaria (o “Decisione in 16 punti”), redatta sotto la guida personale di Mao, che orientò la Grande Rivoluzione culturale, e prese importanti misure organizzative contro la cricca di Liu Shaoqi, Deng Xiaoping e Peng Zhen. In particolare, Liu venne destituito da vicepresidente del CC e severamente retrocesso.