Al vertice dell'Unione europea di Bruxelles la Germania della Merkel impone i suoi diktat
Via libera all'unione bancaria nel 2014
I meccanismi di controllo partiranno entro il 2014 ma il fondo salvabanche comunitario sarà operativo solo nel 2026.

 
Il vertice europeo di Bruxelles del 19 dicembre ha ratificato e approvato l'intesa raggiunta il giorno precedente dall'Ecofin, il consiglio dei ministri dell'Economia dei 28 paesi membri, in merito alla definizione di un meccanismo unico per il controllo e la gestione delle crisi delle principali banche nazionali, affidato alla Banca centrale europea (Bce). Un meccanismo per dare maggior stabilità a un sistema bancario ancora incerottato dagli effetti della crisi e un tassello importante per la nascita, nel 2014, dell'Unione bancaria. Unione bancaria che sarebbe uno strumento “per tutelare risparmiatori e evitare nuove crisi. Un buon passo verso una Ue più unita", commentava con enfasi il presidente del consiglio italiano Enrico Letta. Certo l'accordo prevede anche la creazione di un fondo comune per il salvataggio delle banche in difficoltà ma tale fondo interverrà solo in seconda battuta, dopo che le banche in questione avranno dato fondo alle risorse di azionisti, investitori e correntisti oltre i 100 mila euro, solo dopo un via libera non automatico ma deciso dalla Bce col consenso dei governi e sarà operativo solo nel 2026. In ogni caso il sistema tutela casomai le banche e non i risparmiatori e non è detto che sia in grado di evitare nuove crisi.
L'accordo, che prima di essere operativo dovrà passare al giudizio del parlamento europeo e poi ratificato di nuovo dall'Ecofin, prevede che entro il primo semestre del 2014 la Bce e l'Autorità bancaria europea (Eba) inizino a analizzare i requisiti patrimoniali e i bilanci delle banche sottoposte alla vigilanza che finiranno sotto l'autorità di vigilanza unica in capo alla Bce entro la fine dell'anno. Sotto la “tutela” della Bce finiranno le circa 130 principali banche della Ue, gli istituti definiti sistemici, quelli che hanno almeno 30 miliardi di asset e un'incidenza del 20 per cento sul prodotto interno lordo (pil) del proprio paese. Hanno invece mano libera, perché al di sotto di questi parametri, le casse di risparmio tedesche, di proprietà pubblica, che pure rappresentano quasi il 4% dell'intero sistema bancario europeo. Come voleva la Germania. Le regole di controllo devono valere soprattutto per gli altri paesi che a Berlino considerano meno “affidabili”.
L'accordo dovrebbe servire a evitare che le banche dei singoli Stati falliscano in modo incontrollato e inneschino un effetto domino che metta a rischio il sistema finanziario proprio e degli altri paesi. Le dovrebbe soccorrere il Single resolution fund (Srf, nella sigla inglese) finanziato dalle stesse banche e che entrerà in funzione solo nel 2026 con una una dotazione di 55 miliardi di euro. Una dotazione ridicola a fronte degli oltre 4.500 miliardi messi in campo dai governi dell’Unione negli ultimi anni. Certo non è detto che le banche in crisi richiedano ancora tra 10 anni i finanziamenti ingenti spesi dagli Stati per puntellarle durante l'attuale crisi ma è anche vero che la filosofia del “mutuo soccorso” tra i paesi Ue prevede che in prima battuta a pagare per la eventuale crisi della banca siano azionisti, obbligazionisti e tenutari di ricchi conti correnti come nel primo caso messo in pratica dalla Ue con le banche di Cipro. In seconda battuta potrebbe intervenire il Srf, il fondo autofinanziato dalle banche che lo faranno ovviamente pagare a tutti i loro clienti e non solo quelli “ricchi”.
Difficile che intervenga il fondo salva-Stati Esm (European stability mechanism) costituito dopo la crisi finanziaria della Grecia ma utilizzato con parsimonia per l'opposizione della Germania e se Berlino non vuole, Bruxelles si adegua anche se alla guida della Bce c'è l'italiano Mario Draghi.
Il sistema di protezione della Ue si affida quindi al mercato che sostituisce l'intervento dello Stato, che dovrebbe intervenire quantomeno a tutela dei piccoli risparmiatori e punire i responsabili delle banche nel caso di crisi generate dalle speculazioni con la nazionalizzazione della banca. E dovrebbe intervenire sempre a tutela dei piccoli risparmiatori a maggior ragione in caso di crisi dovuta alla congiuntura economica che ha scosso e potrà scuotere in futuro anche il sistema finanziario capitalista. Con o senza l'Unione bancaria.
 
 

8 gennaio 2014