4 4 arrestati e 4 indagati, tra cui il vicesindaco di “centro-sinistra” e un ex assessore del PDL
Tangentopoli a L'Aquila sulla pelle dei terremotati
Il neopodestà PD Cialente costretto a dimettersi

A quasi cinque anni dal sisma che il 6 aprile del 2009 provocò 309 morti, 1.600 feriti e oltre 65.000 sfollati, l'Aquila si ritrova al centro di un nuovo terremoto, questa volta politico giudiziario, che ha già costretto alle dimissioni il neopodestà piddino Massimo Cialente e che vede il suo vice, funzionari, assessori ed ex assessori finire sott’inchiesta e agli arresti per reati gravi e infamanti che vanno dal millantato credito alla corruzione, dalla falsità materiale ed ideologica all'appropriazione indebita in riferimento alla scandalosa gestione degli appalti per la ricostruzione.
Tra le 4 persone finite in manette l'8 gennaio spiccano: Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale Pdl alla “salvaguardia dei beni artistici dell’Aquila” e Vladimiro Placidi, ex assessore comunale nominato come tecnico nella giunta di “centro-sinistra”, delegato alla ricostruzione dei beni culturali. Gli altri due arrestati sono Daniela Sibilla, collaboratrice di Tancredi e l'imprenditore abruzzese Pasqualino Macera.
Tra gli indagati, invece, c’è anche il vicesindaco dell’Aquila, Roberto Riga “centro-sinistra”, accusato di aver ricevuto una tangente di 10 mila euro, dei 30 mila promessi, nascosta in pezzi da 500 euro dentro un pacco dono con una confezione di grappa, per la promessa di un appalto.
Le indagini sono partite dai lavori di puntellamento di Palazzo Carli, sede del Rettorato dell'Università dell'Aquila, nel centro storico della città. Oltre a Riga, sono indagati un dirigenti del Comune, un tecnico e un imprenditore, tutti sottoposti a perquisizione domiciliare e presso gli uffici di appartenenza, per gli stessi reati contestati agli arrestati. Si tratta di Mario Di Gregorio, direttore del settore Ricostruzione Pubblica e Patrimonio del Comune dell'Aquila (ora sospeso dall'incarico), all'epoca dei fatti responsabile dell'Ufficio Ricostruzione; Fabrizio Menestò, ingegnere, all'epoca dei fatti direttore e progettista dei lavori per le opere provvisionali di messa in sicurezza di Palazzo Carli e di Daniele Lago, imprenditore.
Dalle carte è emerso anche che alcuni indagati si sono indebitamente appropriati, previa contraffazione della documentazione contabile, di circa 1.250.000 euro, relativa al pagamento di parte dei lavori.
A svelare il vergognoso mercimonio consumato sulla pelle dei terremotati è stato un imprenditore veneto, Daniele Lago, amministratore delegato della “Steda spa”. Messo alle strette dagli inquirenti per l'assegnazione illecita di un appalto da oltre 1 milione di euro, Lago ha deciso di confessare e di raccontare tutti i loschi retroscena del sistema delle tangenti per gli appalti nella ricostruzione de L'Aquila al procuratore Fausto Cardella e ai pubblici ministreri (pm) David Mancini e Antonietta Picardi.
"Gli indagati hanno rivelato una dedizione costante ad attività predatorie in danno della collettività, arrivando a suggerire i metodi corruttivi, a costituire società ad hoc, a rappresentare realtà fittizie, anche in momenti (il post sisma) in cui il dramma sociale e umano avrebbe suggerito onestà e trasparenza. Da ciò si ricava la certezza della reiterazione di reati della stessa specie - scrive il giudice per le indagini preliminari (gip) Romano Gargarella nell’ordinanza d’arresto -Tancredi anche in virtù del suo ruolo politico pubblico si è posto nel dopo-sisma, caratterizzato dalla fase dell’emergenza, come collettore di compensi di imprese in cambio di agevolazioni per il conferimento di lavori". Non solo. Tancredi, secondo il Gip, attraverso una società creata appositamente per riciclare i proventi illeciti, oltre alle tangenti della “Steda” ha arraffato anche cinque Map (Moduli abitativi provvisori) del valore di 40 mila euro l’uno che poi, secondo l'accusa, ha in parte rivenduto.
Un verminaio a cui hanno preso parte anche i massimi vertici dell’amministrazione comunale di “centro-sinistra” dell’Aquila e in particolare il vicesindaco Riga sul cui conto il Gip Gargarella scrive che: “L’amministratore della Steda spa ha riferito che uno degli appalti che gli vennero 'offerti' riguardava quello relativo all’esecuzione delle opere provvisionali di messa in sicurezza di un immobile della dottoressa Sabrina Cicogna, medico presso l’ospedale dell’Aquila. Dalle dichiarazioni del Lago emerge che l’assegnazione di quell’intervento gli venne garantita oltre che da Tancredi, anche da Riga, vicesindaco de L’Aquila”. E per ottenere quell’appalto a Lago fu chiesto di finanziare con un contributo elettorale di 5mila euro il partito politico 'La Destra', di cui "la Cicogna era esponente locale".
Accuse che chiamano direttamente in causa anche il dimissionario Cialente, sindaco della città da due legislature, che non risulta indagato ma che certamente ha delle gravi responsabilità politiche prima di tutto perché è stato lui a scegliere Placidi e Tancredi e quindi era perfettamente a conoscenza del modo truffaldino in un cui si operava nell’ufficio Viabilità.
Dunque Cialente non è stato “tradito” e non è certo una “vittima” del mercimonio consumato dai suoi uomini sulla pelle dei terremotati. Secondo le confessioni dell'imprenditore Daniele Lago, dalle casse del comune dell'Aquila sarebbe uscita una tangente da un milione di euro destinata a tre boss politici.
Dunque altro che “bravura e capacità tecniche” di cui ciancia Cialente che evidentemente continua a fare il pesce in barile. L'ennesimo scandalo sul post terremoto a L'Aquila conferma che siamo governati da una banda di criminali che fanno capo a tutte le varie cosche politiche di destra, “sinistra” e centro e che pensano solo al proprio tornaconto e non si fermano nemmeno di fronte ai morti e alle tragedie del terremoto.

15 gennaio 2014