No ai "Corpi di Pace", strumento dell'imperialismo italiano

Si chiamano “Corpi Civili di Pace” e sono previsti dalla Legge di stabilità approvata il 27 dicembre dal parlamento nero sulla base dell'emendamento 77 di Giulio Marcon, (SEL), portavoce della campagna “Sbilanciamoci!” ed ex-Segretario generale per l'Italia del Servizio civile internazionale. Nove milioni di euro nel triennio 2014-2016, tre milioni all'anno, verranno spesi per l'istituzione del contingente formato da 500 giovani volontari in “aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale".
Il finanziamento è legato alla legge sul servizio civile nazionale, la 64/01, che regola anche il servizio civile oltre confine. Per chi nutrisse qualche illusione sul senso e sull'autonomia di tali “corpi civili di pace” dall'iniziativa del guerrafondaio governo italiano rifletta, anzitutto, sul fatto che il servizio civile internazionale può essere svolto nelle modalità definite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che, “di concerto con il ministro degli esteri”, leggasi ministro della guerra, e in stretto collegamento con le analoghe iniziative della UE, deciderà chi gestirà i fondi, per quali progetti, con quali modalità, ed eserciterà, possiamo immaginare, un controllo capillare su chi vi prenderà parte.
I “corpi civili di pace” sono un ingannevole strumento dell'imperialismo europeo sui quali si discute con posizioni contrastanti nel movimento pacifista italiano a partire dall'iniziativa dell'anticomunista deputato europeo Alexander Langer, ex-Lotta Continua e cofondatore dei Verdi, morto suicida nel 1995. Fu lui che, accogliendo la teorizzazione dell'ex-segretario ONU, Boutros Ghali, sulla necessità del coinvolgimento dei civili nelle “missioni di pace”, presentò nel 1992 una proposta di legge al Parlamento europeo, per l'istituzione dei “corpi di pace” a disposizione dell’UE da impiegare in scenari di conflitto, reale o ipotizzato, anche al di fuori dei confini dell'Unione.
Nel dibattito e nei vari documenti relativi all'elaborazione sulla Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) e sulla Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) si dà un sempre maggior peso ai volontari civili, il cui ruolo subisce un cammino di istituzionalizzazione, regolamentazione e di inclusione nella globale strategia militare europea di supporto agli interessi dei Paesi imperialisti da cui sono finanziati. Ciò perché, anzitutto negli ultimi anni, gli eserciti interventisti si sono trovati a dover svolgere, oltre alle tradizionali azioni di aggressione, anche missioni non militari che hanno favorito e richiesto forme di collaborazione con i volontari civili. Questi, dietro irrealizzabili, o realizzate in parte infinitesimale, teorizzazioni circa la “prevenzione dei conflitti”, il “creare la pace”, il favorire “la mediazione e il rafforzamento della fiducia tra le parti belligeranti”, finiscono unicamente per gestire quegli ambiti non direttamente gestibili dai militari, come la ricostruzione, la stabilizzazione delle strutture economiche imposte e guidate dalle Potenze occupanti, la gestione delle amministrazioni provvisorie, la propaganda tesa “ad eliminare i pregiudizi e i sentimenti di ostilità, e campagne d'informazione e d'istruzione della popolazione sulle attività in corso a favore della pace”, tutti pilastri collaterali dell'intervento militare imperialista e dell'occupazione dei territori.
E' proprio la “sinistra” borghese a macchiarsi della teorizzazione di tale inganno, basti pensare che in Italia, per la prima volta si parla di “invio di contingenti civili in funzione umanitaria” nell'ordine del giorno del Verde Mauro Paissan, approvato alla camera nel 1998. Un altro Verde, Stefano Semenzato, nello stesso anno ripresenta lo stesso ordine del giorno al senato e il governo D'Alema I, proprio mentre si preparava ad impegnare l'Italia nell'aggressione imperialista alla Serbia, lo accoglie come raccomandazione.
Ben lungi dall'essere animata da un fantomatico sentimento pacifista del governo Letta-Alfano, l'istituzione in via sperimentale dei “corpi civili di pace”, promossa da SEL, va letto, dunque, proprio nel senso opposto, come appoggio alla politica interventista dell'imperialismo italiano e il loro finanziamento nell'ambito del complessivo aumento degli stanziamenti per le guerre d'aggressione. Non è con l'istituzione dei costosissimi “corpi civili di pace” che si potrà raggiungere l'obbiettivo di fermare la politica interventista guerrafondaia del governo italiano. A questo scopo potrà essere utile solo la mobilitazione delle masse popolari e l'opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle piazze per l'abrogazione delle spese militari imperialiste, la chiusura delle basi Usa e Nato in Italia, a partire da Sigonella, l'abrogazione della autorizzazioni alla costruzione del MUOS.
 

15 gennaio 2014