Sotto i Livelli minimi i servizi comunali per bambini e anziani al Sud

In quale misura i comuni riescono a coprire i cosiddetti LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni, “garantiti” formalmente dall'articolo 117 della Costituzione e gestiti, dopo la famigerata “riforma” del Titolo V della Costituzione, in regime di sussidiarietà dagli Enti locali?
E' questa la domanda cui hanno risposto i ricercatori dello Svimez, prendendo in considerazione i Comuni di Milano, Torino, Roma, Napoli, Bari, Palermo.
Prima di addentrarci nell'esposizione dei risultati chiariamo che la catastrofe dei servizi al Sud risiede negli stessi LEP che prevedono che lo Stato stabilisca l'ammontare complessivo della spesa, che è cosa diversa dalla copertura di tutte le effettive necessità delle masse popolari, determinando poi quali sono le prestazioni, le modalità, e il costo di esse (costo standard cui si riferisce lo Svimez). La gestione concreta, in regime di sussidiarietà, è a carico dei comuni e dove questi comuni sono in una condizione finanziaria difficile e stretti nei lacci dei patti di stabilità i problemi per gli utenti dei servizi sono enormi.
Premesso ciò, nell'indagine dello Svimez è stata calcolata la spesa standard per ogni servizio in base ai criteri stabiliti dallo Stato. Il fabbisogno preso in considerazione non è quello reale della popolazione risiedente nei comuni, ma è quello determinato applicando il livello medio di spesa risultante dagli Enti che erogano il servizio al più alto livello secondo i criteri LEP.
I servizi presi in considerazione sono assistenza pubblica, servizi cimiteriali, smaltimento dei rifiuti, illuminazione pubblica, acqua, scuola materna, istruzione elementare e media, assistenza scolastica, asili nido e servizi per l’infanzia, trasporti pubblici locali, protezione civile, assistenza agli anziani.
Roma guida questa classifica della copertura dei fabbisogni, con uno 0,94, seguito da Milano, con 0,90, Torino, con 0,76, Napoli con 0,58, Bari con lo 0,47. Palermo è in fondo alla classifica con 0,40.
Il Sud invece è molto al di sotto persino del “fabbisogno” LEP per tredici dei quattordici servizi presi in considerazione. Le diseguaglianze sono consistenti soprattutto in due settori, l'assistenza ai bambini e agli anziani.
Ad esempio, per quanto riguarda gli asili e i servizi per l'infanzia a fronte di una spesa standard di 2.865 euro e 23 centesimi, Roma e Milano sono sopra la media, mentre tutti i comuni del Sud presi in considerazione sono molto sotto la media. Palermo chiude la lista con soltanto 834 euro. E' anche la condizione degli anziani a preoccupare. La copertura delle necessità di strutture per ricovero di anziani arriva appena alla decima parte del “fabbisogno” nel Sud ed è Palermo in coda.
Dunque emerge un'Italia spaccata a metà nella qualità e quantità nell'erogazione di servizi. Il Sud è la macroarea che soffre particolarmente questa condizione di disagio che ha certamente profonde radici nelle disparità socio-economiche territoriali su cui si regge lo Stato borghese italiano. E' vero anche che nel corso della crisi del capitalismo i governi nazionali e regionali hanno manovrato per togliere risorse al Mezzogiorno, determinando un aumento delle disparità territoriali. Inoltre non siamo troppo lontani dal vero se affermiamo che il Sud ha ricevuto solo il peggio, neanche edulcorato da “aggiustamenti”, del federalismo fiscale e della controriforma costituzionale del titolo V. Ad oggi l'autonomia amministrativa e fiscale, i poteri di programmazione, organizzazione, gestione e verifica del sistema di servizi sociali assegnati ai comuni si concretizzano in gran parte, grazie ai tagli dei fondi trasferiti dallo Stato e ai patti di stabilità, in poteri di soppressione e privatizzazione dei servizi.
Ma dai dati dell'indagine viene fuori anche un altro dato politico rilevante di cui generalmente non si parla. Anche al Nord il regime di sussidiarietà e i tagli hanno prodotto i loro danni consistenti danni. Persino rispetto ai “fabbisogni” sottostimati in base al criterio dei LEP sono più le carenze che altro. Se, infatti, in media, i comuni del Sud non riescono a coprire il “fabbisogno” sottostimato su 13 dei 14 servizi, quelli del Centro-Nord non riescono a coprirlo per 9 dei 14 servizi presi in considerazione. Il che non è certo poco.
Questa situazione di sofferenza delle masse popolari italiane può essere alleviata abrogando le controriforme federali dello Stato e obbligando il governo Letta-Alfano a stanziare fondi per la piena copertura in tutta Italia di tutti i reali fabbisogni delle masse popolari in tema di servizi.

15 gennaio 2014