Favoritismi, clientelismo, minacce e metodi di governo da boss nel suo feudo nel Sannio
La ministra De Girolamo deve dimettersi

Nonostante le smentite di rito del ministro alle Politiche agricole del Nuovo centro destra (Ncd) Nunzia De Girolamo che il 17 gennaio in Aula ha negato ogni suo coinvolgimento nello scandalo della Asl di Benevento, l'inchiesta della magistratura sul “direttorio politico-partitico” che agiva nella Asl del capoluogo sannita decidendo nomine, appalti e incarichi sulla pelle dei malati si arricchisce di nuovi e inquietanti capitoli.
Almeno cinque componenti del “direttorio” sono finiti nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato vanno dall’associazione per delinquere all’abuso e alla turbativa d’asta. La stessa sorte potrebbe toccare nei prossimi giorni anche a due stretti collaboratori della De Girolamo come Giacomo Papa (vice capo di gabinetto che ha lavorato con il papà di Nunzia al consorzio agrario di Benevento) e Luigi Barone (ex vicedirettore de “Il Sannio”, oggi capo della segreteria del Mipaf (Ministero Politiche Agricole e Forestali) e amico del cuore di Nunzia. Gli altri protagonisti dello scandalo sono l’attuale manager dell’Asl Michele Rossi, il direttore sanitario Gelsomino Ventucci e lo stesso Felice Pisapia, ex direttore amministrativo della Asl, accusato di truffa e malversazione.
A chiamare in causa la De Girolamo, all’epoca dei fatti coordinatore provinciale e parlamentare del Pdl, è proprio Pisapia che ha consegnato agli inquirenti le registrazioni di una serie di colloqui avvenuti nell’estate del 2012 a casa del padre della De Girolamo da cui emerge un verminaio di favoritismi, minacce e metodi di gestione del potere politico in perfetto stile mafioso.
Nell’ordinanza con la quale è stato disposto nei suoi confronti l’obbligo di dimora il Giudice per le indagini preliminari (Gip) Flavio Cusani scrive fra l'altro che esiste un "direttorio politico-partitico" che ha condizionato e influenzato le scelte nella Asl di Benevento. Un direttorio che "si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti ed indecorose, di ogni aspetto della gestione della Asl".
Dalle registrazioni, effettuate all'insaputa dei partecipanti, emerge che la boss del Ncd riuniva i vertici dell’Asl di Benevento a casa di suo padre per decidere l'assegnazione dell’appalto di 12 milioni per tre anni per la gestione del 118, dove ubicare presidi e strutture dell’Asl, ma si occupava anche di questioni spicciole come un sequestro di mozzarelle in un negozio di un “amico di Nunzia” o di come mandare “i controlli” negli ospedali guidati da persone non gradite alla parlamentare.
Emblematica in tal senso è la registrazione del “direttorio”del 30 luglio 2012 la De Girolamo se la prende coi vertici del Fatebenefratelli, l’ospedale religioso di Benevento convenzionato. Li chiama “stronzi”, poi si rivolge a Rossi: “Michè, scusami, al Fatebenefratelli facciamo capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Altrimenti mi creano coppetielli con questa storia. Mandagli i controlli e vaffanculo!… Io non mi permetto di farlo, però ad essere presa per culo da Carrozza, quando poi gli ho dato tanta disponibilità ogni volta che mi hanno chiesto, Miché”. Giovanni Carrozza, citato nel colloquio, è il direttore amministrativo del Fatebenefratelli.
Appena una settimana prima, in un’analoga riunione del “direttorio” del 23 luglio 2012 dedicata al bando per l'appalto del 118, la De Girolamo si era accordata con Papa su come “bypassare la gara pubblica” perché può darsi che “tra poco ci commissariano e la gara pubblica se la fa la Regione”. Mentre Rossi giura fedeltà eterna alla ministra: “Nunzia, premesso che io non resterò un secondo su quell’Asl se non per te e con te, perché io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro…”. Va bene, ma l' ufficio territoriale dell’Asl “Dove dovremmo metterlo? – si chiede la De Girolamo – a Sant’Agata che Valentino (il sindaco, del Pd, ndr) è uno stronzo? Cioè, nemmeno è venuto da me”. Mentre sull'ipotesi di piazzare una struttura Asl a Forchia la De Girolamo è categorica: “No, Forchia no! Preferisco poi darlo ad uno del Pd che ci vado a chiedere 100 voti …”.
Pisapia ha parlato anche dei loschi retroscena che hanno caratterizzato la campagna elettorale e la conseguente vittoria della De Girolamo al congresso del Pdl a Benevento il 12 marzo del 2012 e dell’andamento dei pagamenti nei confronti di due ditte impegnate nel servizio 118 per la Asl e rivela che “Rossi voleva favorire Modisan e danneggiare la Sanit. Così Sanit veniva demonizzata mentre la società Modisan, siccome sponsorizzava la campagna elettorale che c’era stata per il congresso del 2012 per il Pdl, veniva esaltata (…) come emerge dagli incontri politici ai quali ho partecipato”.
A rincarare la dose di accuse contro la ministra e il suo clan c'è anche uno dei testimoni-chiave dell’indagine, Arnaldo Falato, ex Udeur, dirigente medico dell’azienda sanitaria che nei mesi scorsi ha a lungo parlato di uno suo progressivo demansionamento posto in essere dai vertici dell’azienda. "Il direttore generale Rossi - mette a verbale Falato - nell’ambito della sua attività persecutoria nei mei confronti, mi ha fatto chiamare sul mio cellulare aziendale dalla sua segreteria per una immediata convocazione nella sua stanza per comunicazioni il 27 maggio 2013.
Alla presenza di tutti gli alti dirigenti dell’Asl, tra cui il direttore sanitario Ventucci, gli fu sottoposto un contratto di lavoro per un incarico “confezionato ad arte, del tutto inconsistente, al solo fine di punirmi per i miei trascorsi mastelliani” di dirigente a Montesarchio. Contratto che prevedeva un compenso aggiuntivo a titolo di “posizione aziendale variabile” pari a 30.000 euro circa, “del tutto spropositato rispetto all’incarico e superiore al valore massimo degli incarichi di massima affidabilità affidati in Asl che si attestano sui 10-11.000 euro annui. “Capii – sostiene Falato – che era il prezzo per comprare il mio assenso: un regalo personalizzato”. Piccatissima la lettera di rifiuto che ricostruisce l’episodio con toni sarcastici: “La situazione mi ha fatto sentire tanto Fantozzi, una voce immaginaria mi diceva: ‘Fantozzi merdaccia siediti, firma e falla finita, sei alla presenza di tutti i direttori megagalattici. Suvvia!”.
Secondo Falato, Rossi è il portatore degli interessi personali ed elettorali della ministra nella gestione della sanità pubblica, alimentando un sistema di promozioni e rimozioni che premiava gli amici e metteva in un angolo i nemici della vecchia guardia mastelliana.
Il 14 gennaio 2013 Falato riassume al Pm Giovanni Tartaglia Polcini la tentata soppressione di due posti da primario (tra cui un radiologo) per risparmiare risorse. Ma il clan De Girolamo si “oppose fermamente alla soppressione” tant'è che “Barone e Papa ebbero con me due diversi incontri violentissimi, perché volevano favorire il subentro nel posto di primario del dottor Giovanni Molinaro. Io ebbi il torto di dire che non era possibile perché Molinaro non era nemmeno specialista in radiologia. Mi ricordo che Papa mi disse di non preoccuparmi perché lui insegnava diritto sanitario all’università e avrebbe potuto risolvere il problema”.
Ciononostante la De Girolamo ha avuto la faccia tosta di affermare durante la sua audizione alla Camera che “Mai, mai e poi mai il mio nome è coinvolto nella truffa di Benevento”, il nome del ministro dell'Agricoltura "compare solo perchè frutto di un complotto ai miei danni... la mia vita di politico, persona e donna è stata travolta da un linciaggio mediatico senza precedenti. Mai, mai e poi mai ho abusato del mio ruolo di deputato e mai, mai ho violato la legge e la Costituzione su cui ho giurato”.
In realtà se il nome della De Girolamo non compare ancora sul registro degli indagati è solo grazie alle leggi ad personam imposte da Berlusconi che non consentono l'uso delle intercettazioni “abusive” di Pisapia. Ma il convolgimento politico e morale della De Girolamo in tutto questo marciume è furoi discussione. Altro che "forza della mia pulizia interiore” in difesa del “mio onore, la mia onestà, la mia dignità”.
La De Girolamo non è una “vittima” ma una protagonista di questo marico sistema di potere borghese e perciò deve dimettersi immediatamente. E, se davvero non ha niente da nasscondere, e non c'entra niente con il mercimonio della Asl di Benevento, si presenti subito dai magistrati e chiarisca tutto.

22 gennaio 2014