Contro la chiusura della fabbrica e i 1173 licenziamenti
Gli operai occupano la Goodyear di Amiens

 
La decisione dei dirigenti francesi della Goodyear, il gigante statunitense dei pneumatici, di chiudere lo stabilimento di Amiens nel nord della Francia perché poco redditizio rispetto la concorrenza era stata annunciata il 31 gennaio 2013 al termine di un lungo confronto con le organizzazioni sindacali di fabbrica che si erano opposte chiedendo il mantenimento dell'attività produttiva o in alternativa la ricollocazione dei lavoratori in altre aziende. Il piano di chiusura doveva partire con l'invio delle prime lettere di licenziamento nel gennaio 2014 e a fronte della conferma del piano i lavoratori e le organizzazioni sindacali decidevano il 6 gennaio di occupare lo stabilimento.
I lavoratori e i sindacati di fabbrica e di categoria si erano opposti fin dalle prime avvisaglie della chiusura dello stabilimento che erano state ventilate dalla direzione aziendale fin dal 2007 e avevano messo in campo tutte le iniziative di lotta e di ricorsi legali possibili per bloccare il progetto di chiusura e del conseguente licenziamento dei 1173 addetti.
Durante tutto il 2013 i lavoratori più volte avevano scioperato e protestato anche fuori della fabbrica, con blocchi stradali e copertoni bruciati. La trattativa con la partecipazione anche dell'amministrazione locale per cercare soluzioni alternative alla chiusura doveva riprendere il 7 gennaio ma nell'incontro preliminare in fabbrica del 6 gennaio la direzione aziendale ribadiva l'intenzione di chiuder le attività e i lavoratori già impegnati nel blocco dei cancelli decidevano di inasprire la lotta e di passare all'occupazione dello stabilimento. La decisione partiva non appena due responsabili aziendali, il direttore della produzione e il capo del personale (oggi si chiama direttore delle risorse umane, ndr) confermavano l'avvio del piano di ristrutturazione dell'azienda in prospettiva della chiusura; alcune centinaia di operai che presidiavano l'edificio dove si svolgeva l'incontro ne bloccavano l'ingresso con un grosso pneumatico di trattore e intrappolavano due dirigenti impedendogli per alcune ore l'uscita.
“Vogliamo che i dirigenti capiscano che dopo 7 anni di lotta la nostra motivazione è intatta. È la nostra fabbrica, punto”, affermavano le rappresentanze sindacali spiegando le motivazioni del gesto. Rilasciati i due dirigenti i sindacati annunciavano l'occupazione del sito col blocco delle attività e ribadivano la richiesta dell'apertura di un tavolo di trattative per scongiurare la chiusura definitiva dello stabilimento. Denunciando che le iniziative fino ad allora messe in campo dall'azienda erano state fallimentari, una presa di giro.
La direzione della Goodyear nel corso delle trattative dello scorso anno aveva promesso di aiutare i lavoratori a trovare una ricollocazione o in alternativa offrire loro incentivi alla mobilità e un piano di pensionamenti anticipati. Ma la fase di ricollocamento già avviata con l'apertura, nella vicina cittadina di Boves, di un centro di servizi di consulenza per trovare posti di lavoro nella zona di Amiens ne ha trovati solo un centinaio.
D'altra parte nelle zone industriali di Amiens, come in quelle principali della Francia, la lista delle ristrutturazioni e dei licenziamenti anche delle grandi aziende si allunga di giorno in giorno per effetto della crisi economica. Secondo una indagine del quotidiano economico Les Echos sarebbero almeno 20 mila i licenziamenti diretti previsti nei prossimi anni nei gruppi Accelor-Mittal, Psa, AirFrance, Alcatel, Petroplus, Doux, Sfr, Renault e Sanofi. E il governo socialista del presidente Hollande, impegnatissimo nelle missioni militari imperialiste nelle ex colonie in Africa, resta sostanzialmente a guardare.
 

22 gennaio 2014