Gioia Tauro non vuole la nave con le armi chimiche siriane
Che i sindacati proclamino immediatamente lo sciopero generale di otto ore di tutte le categorie

Lo ha annunciato il governo Letta-Alfano: sarà il porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria) ad ospitare il cargo con le tonnellate di armi chimiche provenienti dalla Siria e stipate in 60 container per essere trasbordate sulla nave statunitense Cape Ray. Il governo ha sostenuto con incredibile faccia tosta che è “garantita la sicurezza”, quando in questi giorni emergono particolari agghiaccianti, che contribuiscono ad elevare la preoccupazione. Tra questi il fatto che le navi che trasportano i gas sono prive di doppio scafo. In prima fila in quest'operazione sciagurata la guerrafondaia ministra degli esteri Emma Bonino, che pur di far acquisire punteggio al suo governo imperialista, non si cura di mettere a rischio salute e incolumità delle masse popolari e dei lavoratori del porto di Gioia Tauro. Anche l'atteggiamento omertoso e arrogante di Palazzo Chigi che parla di sforzo “imprescindibile” e non tiene conto della volontà delle masse popolari, dei lavoratori portuali, di alcune organizzazioni sindacali, degli antimafiosi locali sta contribuendo ad innalzare la preoccupazione tra la popolazione. Hanno lo stesso effetto le minacce del ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi che, davanti all'ipotesi che le istituzioni locali chiudano il porto per impedire l'accesso alla nave, risponde che se si impedisce questa operazione il porto va chiuso “tutto l'anno". Una messaggio teso ad intimidire i lavoratori portuali, molti dei quali in cassa integrazione, e l'intera popolazione, che nel porto ha una importante risorsa economica.
I lavoratori sono molto preoccupati. Le RSU portuali dichiarano: “Non conosciamo i dettagli tecnici del trasbordo di armi chimiche siriane deciso dal governo, non sappiamo quanti di noi saranno materialmente necessari per l'operazione, non siamo al corrente di un piano di evacuazione nel caso di incidente, non sappiamo nemmeno esattamente quali sostanze chimiche maneggeremo e a quale tipologia appartengono le navi coinvolte. È una follia”.
Denunciano inoltre di aver appreso la notizia dai giornali e di non essere stati messi a conoscenza di un piano di evacuazione che sembrerebbe non esistere: “A Gioia Tauro non abbiamo un centro anti-veleni né un ospedale. E stiamo parlando di gas nervino”. La denuncia, chiaramente, per estensione, ci fa suppore che, in caso di incidente, non esiste un piano di soccorso alla popolazione.
I portuali, conclude il rappresentante della RSU, non hanno ancora deciso se incrociare le braccia durante il trasbordo delle armi chimiche. Evidentemente, vi sono delle posizioni controverse sull'argomento, in quanto la segreteria regionale della CGIL, sindacato minoritario al porto, ha scelto di appiattirsi sulle indicazioni del governo Letta-Alfano. Il segretario della CGIL-Calabria, Michele Gravano, tenta di indirizzare su posizioni errate i lavoratori CGIL: "La Calabria non può dire sempre no. Gioia Tauro è un porto strategico per i traffici nel mondo e lo è anche in questo caso per la sua posizione nel Mediterraneo. Non si tratta di aprire lo scalo a un traffico d’armi, ma di favorire un’operazione di distruzione di armi chimiche sulla base di impegni internazionali, un segnale importante, un contributo per la pace".
Falso! Il transito delle armi chimiche non è un fattore di sviluppo, anzi il contrario, e, inoltre, tale operazione mostra che il Mezzogiorno è inteso dal governo come un territorio dove tutto è possibile, dove i lavoratori e le masse popolari in cambio del lavoro devono essere disposti a rischiare la vita. Noi diciamo “NO!” a questo ignobile ricatto che, ripete l'insopportabile schema già visto nella devastata Taranto.
La Calabria non ha bisogno delle armi chimiche e, dato ancor più rilevante, non le vuole! Il PMLI ribadisce che è necessario che il governo italiano si ritiri da questa operazione, lasciandola a carico la Federazione Russa e gli Stati uniti, e condanna duramente la criminale scelta di coinvolgere l'Italia nell'operazione.
Che le masse popolari calabresi e italiane, violentemente calpestate dal governo Letta-Alfano, gridino “NO!” al transito in acque italiane, all'attracco in porti italiani, al trattamento e allo smaltimento delle armi chimiche sul territorio e nei mari italiani. Chiediamo ai portuali di Gioia Tauro di fare pressione sui sindacati affinché indicano lo sciopero generale di tutta la categoria. Chiediamo ai lavoratori della Calabria di fare pressione sulla CGIL affinché cambi la sua sciagurata posizione e indica lo sciopero generale di otto ore di tutte le categorie. Chiediamo agli studenti calabresi di mobilitarsi immediatamente e di mettere in campo una dura lotta contro la criminale scelta del governo Letta-Alfano. Auspichiamo, inoltre che si mobilitino al più presto tutte le organizzazioni politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose che hanno veramente a cuore il lavoro, la salute delle masse popolari calabresi e italiane.
 
 

29 gennaio 2014