Prima vittoria della rivolta popolare in Ucraina
Abrogata la legge fascista anti-proteste
Ue e Putin trattano sull'Ucraina
Si dimette il governo del premier Azarov

 
La Rada Suprema, il parlamento di Kiev, col voto favorevole di 361 deputati su 450 abrogava il 28 gennaio gran parte dei provvedimenti fascisti anti-proteste voluti dal presidente Viktor Yanukovich che la stessa assise aveva approvato in tre giorni e senza alcun dibattito solo 12 giorni prima. La legge, firmata e resa operativa dal presidente il 17 gennaio, doveva servire a fornire lo strumento legale per la repressione poliziesca scatenata dal governo guidato da Mykola Azarov messo in difficoltà dalla protesta di massa iniziata lo scorso novembre contro la decisione di Yanukovich di rompere le trattative per l'adesione dell'Ucraina all'Unione europea (Ue); la protesta popolare, alimentata dal malcontento per gli effetti della crisi economica e contro la dilagante corruzione nelle istituzioni, che inizialmente era organizzata attorno al presidio dei filo-Ue in piazza Maidan, nella capitale Kiev, si era sviluppata in tutto il paese e aveva messo sotto accusa il regime filo-russo. Che si illudeva di stroncarla con la legge fascista che invece rilanciava la rivolta popolare, le occupazioni delle sedi istituzionali, le proteste e gli scontri di piazza fino a una prima vittoria, l'abrogazione della legge.
Nella giornata del 28 gennaio il presidente ucraino firmava anche il decreto che accoglieva le dimissioni del premier Mykola Azarov, ufficialmente per incoraggiare il “compromesso sociopolitico”. e dell'intero governo che rimaneva in carica solo per l'ordinaria amministrazione.
Il presidente Yanukovich, era tornato a casa a dicembre dal viaggio a Pechino e soprattutto a Sochi con in tasca un bel pacchetto di diversi milioni di euro di aiuti, una ventina almeno quelli promessigli da Putin che tenta di impedire lo scivolamento dell'Ucraina verso l'ovest imperialista. La protesta, seppur meno intensa di quella a cavallo tra novembre e dicembre scorsi, rimaneva in piedi e il presidio sotto le tende montate in piazza Maidan restava il centro di riferimento organizzativo delle manifestazioni antigovernative. Che presidente e governo pensavano di portare a consunzione usando carota e bastone; la carota delle trattative tirate per le lunghe con i leader dei tre principali partiti dell'opposizione, Vitali Klitschko di Udar; Arseni Iatseniuk di Patria, il partito di Yulia Timoshenko, il fascista Oleg Tiagnybok di Svoboda. Il bastone della legge fascista anti-proteste che prevedeva tra le altre il carcere per diversi anni per chi partecipava a manifestazioni non autorizzate o occupava edifici pubblici, il carcere per chi montava delle tende in un luogo pubblico senza autorizzazione o protestava a volto coperto o con un casco in testa. La legge autorizzava inoltre la polizia a individuare i manifestanti anche tramite la registrazione della posizione ricavata dal punto di ricezione dei loro cellulari. Uno strumento intimidatorio usato contro i manifestanti il 20 gennaio quando molti degli occupanti della via Hrushevskoho, vicina al Parlamento, ricevevano un sms sul loro telefono con l'avvertimento: “caro abbonato, sei stato registrato come partecipante ad azioni di disturbo di massa”. Azioni per le quali erano previste pene fino a 3 anni di carcere.
Già il 19 gennaio migliaia di manifestanti erano scesi in piazza per protestare contro la legge fascista; una parte dei manifestanti cercava di raggiungere dei palazzi sedi di ministeri ma era fermato dalla polizia. Il 20 gennaio erano almeno 150 mila i dimostranti partiti da piazza Maidan per un corteo di protesta; si verificavano scontri nei pressi della sede del parlamento che un gruppo di manifestanti aveva cercato di raggiungere.
La rivolta popolare dilagava in tutto il paese e il 24 gennaio si contavano 11 palazzi delle giunte regionali su 25 occupate dai manifestanti, in molti casi con la polizia che non interveniva o si schierava dalla loro parte. A Kiev erano occupati il ministero dell’Energia e quello dell’Agricoltura che si aggiungevano al municipio occupato fin dall'1 dicembre. Il bilancio dei pesanti scontri nella capitale era di 5 morti, centinaia di feriti e arrestati.
Il presidente Yanukovych prometteva “un rimpasto del governo e un’amnistia e tutti coloro che non hanno commesso crimini gravi” e il 24 gennaio arrivava fino a scaricare il fedele premier Azarov proponendo la costituzione di un nuovo governo affidato Iatseniuk, capogruppo di Patria, e con l'altro oppositore Klitschko come vice premier. Prometteva anche una revisione della costituzione che riducesse i poteri presidenziali per tornare ad una repubblica parlamentare.
Le forze dell’opposizione rifiutavano chiedendo anzitutto l’abrogazione delle leggi anti-protesta e le elezioni presidenziali anticipate mantenendo il presidio in piazza Maidan e le occupazioni delle sedi regionali e ministeriali. Che restavano anche dopo che il presidente metteva sul piatto la testa del sindaco di Kiev, Oleksandr Popov, destituito il 25 gennaio.
Yanukovych, che perdeva il consistente appoggio di diversi capitalisti che l'avevano voluto e sostenuto nella vittoriosa corsa alle presidenziali del 2009 passati tra i filo-Ue, era infine costretto a mollare sulla revoca della legge fascista e faceva dimettere anche il governo. Prometteva inoltre l’amnistia per i manifestanti antigovernativi arrestati in cambio della fine dell'occupazione degli edifici pubblici. Aveva ottenuto il via libera all'accordo con l'opposizione da Mosca con Vladimir Putin che, a margine del summit Russia-Ue del 28 gennaio a Bruxelles, annunciava che la Russia avrebbe mantenuto il dialogo con il nuovo governo ucraino, indipendentemente da chi sarà guidato. Ue e Putin trattano sull'Ucraina, per disinnescare quantomeno la fase acuta della crisi, ma sono i due poli di attrazione delle opposte fazioni che si sfidano per stringerla in un peloso abbraccio, chiunque dei due vinca non c'è niente di buono per il popolo ucraino. Putin tra l'altro si appresta a presentare la Russia sul palcoscenico mondiale con la prossima apertura delle Olimpiadi invernali di Sochi e non può permettersi di avere una crisi alle porte di casa, in quello che vorrebbe considerare il suo cortile di casa.

29 gennaio 2014