L’Italia sott’acqua
Sono gravissime le responsabilità politiche dei governi e degli amministratori che, incuranti della corretta gestione idrogeologica del territorio, si sono succeduti negli ultimi decenni

Tra gennaio e febbraio di quest’anno l’Italia intera è stata flagellata da alluvioni, e conseguenti frane e smottamenti. Il 17 gennaio una forte ondata di maltempo ha colpito soprattutto la Liguria, dove fra le province di Savona e Imperia è deragliato un treno a causa di una frana, e numerosi allagamenti ed esondazione di torrenti si sono verificati in tutta la regione con interruzione della circolazione autostradale. Nelle stesse ore, sempre a causa delle forti precipitazioni, forti disagi si sono verificati in parecchie località della Lombardia, del Piemonte e della Toscana: in quest’ultima le acque del lago di Massaciuccoli si sono innalzate ad un livello preoccupante e numerosi disagi ci sono stati anche in Versilia.
Pochi giorni dopo, il 19 e 20 gennaio, la rottura degli argini del fiume Secchia, in provincia di Modena, ha provocato una vera e propria alluvione nella pianura padana modenese, che ha colpito soprattutto le città di Bomporto e Bastiglia e una vasta area già devastata dal terremoto del 2012, provocando un morto, l’interruzione di servizi pubblici e di comunicazioni, e soprattutto danni gravissimi all’economia locale, già compromessa dal sisma, che si stima attorno ai 400 milioni di euro. Confagricoltura di Modena, per bocca del suo presidente Bergamaschi, ha accusato espressamente le autorità locali di avere totalmente omesso di compiere i lavori di manutenzione fluviale per oltre un anno.
Dal 31 gennaio e per quasi una settimana un’ulteriore forte ondata di maltempo si è abbattuta per alcuni giorni su tutta l’Italia a cominciare da Lazio e Toscana. Le situazioni più critiche in Toscana si sono verificate a Pisa, dove l’Arno ha raggiunto livelli altissimi causando vasti allagamenti che hanno paralizzato il traffico stradale e ferroviario, mentre a Volterra, sempre a causa delle fortissime piogge, è crollato un tratto delle antiche mura costringendo numerose famiglie ad abbandonare in via precauzionale le proprie abitazioni. Nel Lazio la situazione è stata altrettanto grave: in provincia di Viterbo per lo smottamento del terreno è deragliato un treno per fortuna senza causare feriti e a Roma, la frana di una collina ha travolto alcune baracche nel quartiere Aurelio e, solo per miracolo, non ci sono stati morti.
Pesantissime sono state le ripercussioni sul traffico cittadino, con limitazioni alla circolazione sul Grande Raccordo Anulare, ritardi e cancellazioni di treni regionali che collegano la capitale con l’aeroporto per via dell’allagamento della stazione di Ponte Galeria. Allagamenti si sono verificati a sud della capitale e nel litorale romano, soprattutto a Ostia e a Fiumicino, con danni a numerose abitazioni e a molti esercizi commerciali. Anche in queste ultime località gli abitanti hanno accusato espressamente i sindaci di negligenza per il mancato funzionamento delle idrovore e delle infrastrutture che avrebbero dovuto incanalare l’acqua.
E’ chiaro che, come espressamente denunciato in varie occasioni e in vari luoghi dalle popolazioni e dagli operatori economici vittime delle alluvioni e dalle frane, le responsabilità del governo centrale e degli enti locali sono evidenti: costoro infatti da decenni non stanno intervenendo in nessun modo sul dissesto idrogeologico, come più volte denunciato con veemenza da vari Ordini dei geologi che da anni sono in prima linea, completamente ignorati dalla politica. Anzi, l’abusivismo edilizio, l’onnipotenza dei palazzinari, i reiterati condoni edilizi che da decenni hanno promosso i vari governi, l’incuria e la cattiva amministrazione del territorio e dei corsi d’acqua hanno prodotto urbanizzazioni, cementificazioni, abbattimento di alberi, consumo di suolo, sfruttamento del suolo e dei letti dei corsi d'acqua per materiali edilizi, senza che fosse dato spazio agli interventi strutturali per mettere in sicurezza l'ambiente ed il territorio. Così a farne le spese, come sempre, sono le masse popolari che vedono il loro territorio, le loro case e le loro attività produttive colpite periodicamente e violentemente da frane e allagamenti.

12 febbraio 2014