All'attivo regionale lombardo di alcune categorie CGIL
Cremaschi aggredito dal servizio d'ordine della Camusso
Un atto intimidatorio e repressivo della sinistra sindacale. “Il sindacato è un'altra cosa”: “Camusso deve dimettersi”.
Appoggiare il documento 2 e denunciare nei congressi la mancanza di democrazia nella CGIL

All’attivo regionale lombardo delle delegate e dei delegati Filcams, Filctem, Fillea, Filt, Flai, Funzione Pubblica, Slc, tenutosi a Milano il 14 febbraio con all'ordine del giorno il testo unico sulla rappresentanza “per chiedere di estendere gli accordi sulla democrazia e la rappresentanza in tutti luoghi di lavoro”, presenziavano il segretario nazionale, Susanna Camusso, e i Segretari generali nazionali delle suddette categorie: Massimo Cestaro (Slc), Stefania Crogi (Flai), Rossana Dettori (Funzione Pubblica), Franco Martini (Filcams), Emilio Miceli (Filctem), Franco Nasso (Filt), Walter Schiavella (Fillea).
Non invitate all'assemblea le categorie contrarie all'accordo, in primo luogo la FIOM, o che avevano espresso forti perplessità, come pensionati, scuola e università. Già dall'impostazione generale dell'iniziativa, alla quale erano convocate solo le categorie con i gruppi dirigenti favorevoli all'accordo, era evidente la strategia della Camusso di tenere lontana dalla sala la dialettica che sta montando nella CGIL contro l'illegittimo neocorporativo e collaborazionista documento sulla rappresentanza firmato con Confindustria e i sindacati filogovernativi e filopadronali di Bonanni e Angeletti, tanto caro al presidente del consiglio incaricato Matteo Renzi.
L'obbiettivo era quello di offrire su un piatto d'argento a governo e padronato un'assemblea CGIL il più possibile osannante e prona. Obbiettivo in parte fallito, grazie ad un folto gruppo di delegati aderenti al documento congressuale due, “Il sindacato è un'altra cosa”, tra cui Giorgio Cremaschi, primo firmatario del suddetto testo, che si sono presentati con cartelli con il “NO” all'accordo e con un volantino contro l'intesa sulla rappresentanza in cui, tra l'altro, si ricordava la coincidenza tra la data di convocazione dell'Attivo, a trent'anni precisi da quando Craxi diede il via, il 14 febbraio 1984, al Decreto sul taglio della scala mobile.
Il servizio d'ordine della Camusso ha tentato di impedire con pesanti pressioni al gruppo di dissidenti di entrare nella sala dove si svolgeva l'assemblea. Alla fine però i delegati sono riusciti a entrare a patto che lasciassero tutti, tranne Cremaschi, i cartelli contro l'accordo.
All'apertura del dibattito, un delegato della Funzione Pubblica, Nico Vox, ha chiesto la parola, ma non gli è stato concessa, benché ne avesse anche formalmente tutti i diritti, dal momento che la sua categoria era ufficialmente invitata, e il gruppo è stato circondato dal servizio d'ordine. Anche alla Camusso che si avvicinava al gruppo veniva rivolta la stessa richiesta, ma senza alcuna risposta. Non appena è partita la protesta da parte del gruppo di “indesiderati” il servizio d'ordine della Camusso ha reagito con una violenta azione squadristica. “Volevamo che un nostro delegato potesse formalmente intervenire”, dichiara Cremaschi, ma "siamo stati spinti giù per le scale, insultati con attacchi personali, minacciati, una brutalità mai vista”. Nico Vox ferito ha dovuto ricorrere alle medicazioni in ospedale.
Cremaschi inoltrerà insieme agli altri sindacalisti aggrediti una denuncia alla Procura della Repubblica. L'Esecutivo nazionale de “il sindacato è un'altra cosa” dichiara che al direttivo della CGIL del 26 febbraio presenterà una mozione di sfiducia confronti della Camusso che “si è rivelata incapace di tutelare i diritti e la libertà degli iscritti alla CGIL e per questo deve dimettersi”.
Si tratta di un episodio in sé gravissimo, in quanto sono stati aggrediti dei rappresentanti dei lavoratori che tentavano di affermare il loro diritto ad intervenire per esprimere una posizione critica all'accordo sostenuto dalla Camusso ed aprire su di esso un dibattito.
Ciò che è successo non è un caso. L'accaduto, contribuendo a rivelare l'arroganza cui è giunto il gruppo dirigente di destra della CGIL guidato dalla Camusso, se messo in relazione ad alcuni episodi recenti, non da ultimo, come già detto, il mancato invito al direttivo della FIOM, contraria all'accordo del 10 gennaio, e di altre categorie che avevano espresso forti perplessità, diventa la prova di un'agguerrita ed antisindacale strategia di repressione della dissidenza contro linea neocorporativa e collaborazionista della Camusso.
Non sfuggirà che l'aggressione a Cremaschi avviene a pochi giorni dall'avvio da parte della Camusso di una procedura contro il segretario della FIOM, Maurizio Landini, per aver affermato che le decisioni del Comitato direttivo non sono per la sua categoria un vincolo, e che “discuterà con la FIOM e i delegati quello che c'è da fare” sull'accordo.
Dell'episodio di Milano ne hanno pagato, dunque, le conseguenze certamente Cremaschi e i delegati del documento congressuale due, cui va la nostra solidarietà, ma è tuttavia chiaro che l'accaduto è inoltre e soprattutto un inequivocabile segnale intimidatorio e di guerra della segreteria Camusso indirizzato non solo ai leader ed ex-leader della FIOM e della mozione due non allineati, ma a tutta la categoria dei metalmeccanici della CGIL e agli iscritti e ai lavoratori che non si piegano e si mettono di traverso all'accordo firmato con la Confindustria e i sindacati filopadronali e filogovernativi di Bonanni e Angeletti.
Lo hanno ben capito i metalmeccanici che è in corso un tentativo organizzato di repressione del dissenso in seno alla CGIL. E' chiarissimo a tal proposito un passaggio del comunicato dei delegati FIOM di Termini Imerese che, a pochi giorni dall'avvio del procedimento contro Landini, accusano la Camusso di attaccare i dirigenti FIOM “in ragione di scelte compiute collettivamente per marcare il legittimo dissenso sul testo unico sulla rappresentanza e per aver richiesto una consultazione tra tutti lavoratori interessati all’accordo”.
Si palesa in tutta la sua drammatica carica antioperaia e antipopolare il problema della mancanza di democrazia nella CGIL. La maggioranza della direzione fa e disfa a suo piacimento infischiandosene delle posizioni espresse dalla base e da buona parte dei lavoratori e della sinistra del sindacato, e adesso che l'opposizione cresce, non esita a usare minacce, insulti verbali e botte.
E' necessario che tutti gli operai, i lavoratori e i pensionati, come stanno facendo i militanti, i simpatizzanti e gli amici del PMLI che appoggiano in base alla linea del PMLI il documento due, trattino decisamente la questione della democrazia sindacale portandola all'ordine del giorno in tutte le assemblee sindacali che si stanno svolgendo in questi giorni. Appoggiare il documento due, oltretutto è anche un modo per dare più forza al dibattito sul tema della democrazia sindacale. Chiediamo agli operai della FIOM e a tutti i lavoratoti, impediti dalla dirigenza Camusso a esprimere dissenso che hanno a cuore il tema della democrazia sindacale, di appoggiare il documento “il sindacato è un'altra cosa”, e insieme di valutare con attenzione e urgenza la proposta sindacale del PMLI con il suo ampio ed articolato passaggio su tale delicato e imprescindibile tema.
Ma c'è anche un'ulteriore valutazione politica che va fatta su questo increscioso episodio, come sulla repressione che sta colpendo i dissidenti CGIL. Essa oltre che essere inquadrata all'interno della battaglia sindacale tra destra e sinistra CGIL pro o contro l'accordo, tra documento uno e documento due, tra Camusso e Cremaschi, deve essere analizzata da un altro punto di vista. Essa infatti è figlia della strategia antidemocratica e antioperaia di attacco finale ai diritti dei lavoratori costruita negli ultimi anni da personaggi come Marchionne, Squinzi, il neoduce Berlusconi, Letta, avallata da Camusso, Bonanni, Angeletti e rilanciata nell'ultimo periodo dall'antioperaio asse tra il segretario della FIOM, Maurizio Landini e il rampante Berlusconi democristiano e liberista Matteo Renzi.

19 febbraio 2014