Documento dell'Ufficio politico del PMLI
Spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi
Solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere al proletariato

Dall'autentico Berlusconi alla sua copia democristiana col volto di Renzi, il risultato è sempre lo stesso: la conservazione del potere della borghesia e del sistema capitalistico. La classe dominante borghese cambia cavallo a seconda delle circostanze, purché i nuovi governanti siano disposti a gestire al meglio i suoi affari e a salvaguardare il suo sistema economico e il suo Stato. E quando non le conviene non rispetta nemmeno la sua Costituzione, la sua democrazia, il suo parlamento e le procedure istituzionali per formare i suoi governi. Fa e disfà come le pare, in base alle sue necessità contingenti.
Il suo attuale rappresentante al Colle, Giorgio Napolitano, la asseconda in tutto e per tutto dilagando nel presidenzialismo. Prima ha coperto a sinistra il neoduce Berlusconi, poi se ne è sbarazzato imponendo propri governi come quelli di Monti e di Letta. Ora favorendo Matteo Renzi, persino rispettando i suoi tempi da “superuomo”. La “sovranità del popolo” e la consultazione elettorale, previste dalla Costituzione, sono state completamente ignorate.
Cosicché oggi siede a Palazzo Chigi il destriero bianco Renzi, senza investitura elettorale, per volontà dell'intera classe dominante borghese, anche della sua ala destra, a parte le frange marginali di destra e di “sinistra”, perché egli “non è di scuola comunista”, come ha detto Berlusconi. Ed è appoggiato dal capofila dell'imperialismo americano, Obama, dalla leader dell'Unione europea imperialista, Merkel, dal Vaticano, dalla Conferenza episcopale italiana, dalla Confindustria e dalla potente lobby Trilateral.
Renzi non è quindi un “ragazzo” come tanti, come egli ama definirsi e ha ripetuto più volte nel suo discorso di investitura al Senato, ma un uomo adulto cosciente e responsabile, un politicante borghese formato nel laboratorio esclusivo della borghesia. Di suo ha una “smisurata ambizione”, un'arroganza e un egocentrismo che superano quelli di Berlusconi. Dal quale però ha imparato a essere un “solo uomo al comando”, l'unico capace di dare una “svolta” all'Italia e di “recuperare la fiducia del popolo” verso le istituzioni.
I due megalomani hanno solo una differente camicia, l'uno quella nera mussoliniana, l'altro quella bianca democristiana. Ma l'obiettivo è lo stesso: completare la seconda repubblica neofascista e presidenzialista secondo il progetto della P2.
Renzi ha avuto la faccia tosta di affermare: “il mio governo è il più a sinistra degli ultimi 30 anni”. Ma come è possibile ciò quando accanto a lui siedono nel Consiglio dei ministri Angelino Alfano, leader del Nuovo centrodestra e fino a ieri braccio destro di Berlusconi, Federica Guidi, di matrice berlusconiana ed espressione della destra della Confindustria, Giuliano Poletti, già presidente nazionale della Legacoop e dell'Alleanza delle Cooperative, e Pier Carlo Padoan, già direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale e vicesegretario generale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (il club dei paesi più ricchi)?
Renzi si vanta anche del fatto che metà dei ministri sono donne. Indubbiamente nel Consiglio dei ministri è stata realizzata la parità di genere. Ma dal punto di vista di classe non cambia assolutamente nulla, in quanto le ministre sono anch'esse al servizio della borghesia e del capitalismo.
E il programma di governo è di sinistra? Nemmeno per sogno. Basta guardare al primo e concreto provvedimento preso che è quello di sbloccare il debito della pubblica amministrazione verso le imprese. Non una parola sul Mezzogiorno e sulla patrimoniale. Sul drammatico problema del lavoro ai giovani solo un accenno, se ne parlerà a marzo. Ma già si dice che i nuovi assunti non avranno le garanzie dell'articolo 18. I tagli alla spesa pubblica si abbatteranno rovinosamente sulle masse popolari, che avranno meno servizi pubblici.
A parte le chiacchiere, non c'è una inversione di tendenza della politica economica e sociale, sia pure nell'ambito del capitalismo. Peraltro impossibile se non si abroga il fiscal compact. Mentre si procederà a ritmo sostenuto nella realizzazione delle “riforme” costituzionali concordate con Berlusconi, che stravolgeranno da destra la vigente Costituzione, e della nuova legge elettorale, peggiore del Porcellum e della legge fascista mussoliniana Acerbo.
L'elettoralismo democratico borghese sarà così definitivamente liquidato. Di soppiatto, nelle pieghe della legge di stabilità, sono stati persino soppressi i tabelloni elettorali per i partiti che non presentano liste. Un provvedimento anticostituzionale che vuole tappare la bocca all'astensionismo. Il PMLI lo impugnerà davanti alla magistratura.
Tirando le somme, si tratta di un programma di destra, che non dispiace nemmeno a Berlusconi e a Forza Italia, che hanno già annunciato che faranno una “opposizione responsabile” e non mancheranno di votare i provvedimenti che condividono.
Il governo del Berlusconi democristiano non merita quindi alcuna fiducia. Va spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, conducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche.
Il PMLI farà la sua parte, ed è pronto a unirsi con tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose che si professano di sinistra, che hanno capito l'inganno di Renzi e sono disposte a rovesciare il suo governo. Non importa se poi queste forze, o parte di esse, non ci seguiranno nella nostra lotta contro il capitalismo e per il socialismo. Il PMLI andrà avanti lo stesso, sicuro che con lo sviluppo della lotta di classe acquisterà nuovi alleati rivoluzionari, soprattutto a livello sociale, a cominciare dal proletariato.
Come ha indicato il Segretario generale del Partito, compagno Giovanni Scuderi, inaugurando la nuova Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico”: “Abolire lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le classi, le disuguaglianze sociali e di sesso, le disparità territoriali, dare il potere al proletariato: questo è il nostro obiettivo strategico, questa la nostra missione storica, questa la grande bandiera rossa innalzata nel 1967 dai primi pionieri del PMLI, questo l'impegno solenne che ci siamo presi di fronte al proletariato e alle masse popolari quando il 9 Aprile 1977 abbiamo fondato il PMLI”.
A questo impegno i marxisti-leninisti italiani non verranno mai meno, e lo dimostrano ogni giorno nei propri ambienti di lavoro, di studio e di vita, nelle organizzazioni di massa, in primo luogo nella CGIL, lottando strenuamente e in prima fila contro il capitalismo e i suoi governi, centrale, regionali e locali, e nel difendere gli interessi immediati e quotidiani delle masse occupate, pensionate, disoccupate, precarie, studentesche e femminili.
Ci battiamo anzitutto per la piena occupazione, per l'aumento dell'indennità di disoccupazione, per l'abolizione del precariato, per l'aumento dei salari e delle pensioni sociali, minime e più basse, per la pensione, la sanità e l'istruzione pubbliche. Ma senza togliere lo sguardo verso il socialismo. Invitiamo gli sfruttati e gli oppressi, soprattutto le operaie e gli operai, le ragazze e i ragazzi più coscienti, informati, avanzati e combattivi a dare le ali al loro futuro combattendo assieme ai marxisti-leninisti contro il capitalismo, per il socialismo. Perché la storia e i fatti dimostrano che solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere al proletariato.
Un nuovo mondo ci attende, lottiamo per conquistarlo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

L'Ufficio politico del PMLI
Firenze, 25 febbraio 2014