Alle elezioni regionali. Un elettore su due diserta le urne
Vola l'astensionismo in Sardegna
Il “centro-sinistra” batte il “centro-destra” ma il PD perde il 2,5% dei voti. Sel e PRC portatori d’acqua del PD. Frana Forza Italia
Senza Socialismo non c'è avvenire per la Sardegna

Il 16 febbraio 2014, alle elezioni regionali in Sardegna, l’astensionismo è volato in alto, molto in alto: quasi un elettore su due ha disertato completamente le urne.
E’ bene ricordare che la Sardegna, al contrario delle regioni meridionali e la Sicilia alle quali in genere viene associata, non è una regione dove l’astensionismo è stato storicamente e tradizionalmente molto forte. Ancora dieci anni fa, alle regionali, partecipata alle urne oltre il 70% degli elettori.
L’astensionismo è dunque una scelta che l’elettorato sardo ha ponderato e maturato nel tempo. La Sardegna è una delle regioni più colpite dalla crisi economica e finanziaria del capitalismo: è la regione dove la disoccupazione sfiora il 20%, e la disoccupazione giovanile addirittura rasenta il 47%. E’ la regione degli 83 mila posti di lavoro persi negli ultimi cinque anni. Della deindustrializzazione e della chiusura di fabbriche storiche come l’Alcoa, dell’emigrazione forzata di mano d’opera, delle alluvioni e degli scempi ambientali, nonché dello scandalo sui rimborsi spese che ha coinvolto trasversalmente tutti gli schieramenti politici e portato alla fine dell’anno scorso a 3 arresti e 64 consiglieri regionali denunciati per peculato, e persino al ritiro della candidatura di Francesca Barracciu, scelta alle primarie del PD come sfidante di Ugo Cappellacci e poi finita anche lei sotto accusa per 33 mila euro di rimborsi chilometrici.
L’elettorato sardo che si è astenuto così massicciamente ha voluto mandare un segnale chiaro e forte che sfiducia i partiti del regime e delegittima il governo regionale.
È notizia della vigilia elettorale che gli operai dell’Alcoa durante un sit-in di protesta a Cagliari contro la chiusura della loro fabbrica, hanno lanciato uova sui cartelloni elettorali che riportavano le immagini dei candidati a governatore davanti al palazzo della Regione Sardegna al grido “Restituiamo le schede per il voto”. Mentre nel comune alluvionato di Uras, in provincia di Oristano, si è recato alle urne solo il 33% degli aventi diritto.
In tutta la regione, il 47,7%, pari a oltre 700 mila elettori su 1.480.332 che ne avevano diritto, non si sono nemmeno recati alle urne, altre migliaia hanno votato scheda nulla e bianca, dei quali purtroppo non abbiamo dati completi e definitivi. Mancano, infatti, a distanza ormai di 10 giorni, ancora 8 sezioni regionali e 12 circoscrizionali allo spoglio ufficiale. Ciò ci impedisce anche di elaborare e pubblicare la nostra tradizionale tabella con i voti ai singoli partiti calcolati non solo sui soli voti validi, ma sull’intero corpo elettorale.
Rispetto alle regionali del 2009, l’incremento della diserzione alle urne è del 15,3%. Il 16% in più rispetto alle politiche del 2013. E’ particolarmente significativo che le province dove l’astensionismo è più alto, superando addirittura il 50% di diserzione, sono le Medio Campidano (53,1%), e Carbonia Iglesias (51,2%) polo chimico ed epicentro della crisi industriali che attanaglia la regione, entrambe tradizionali basi elettorali del “centro-sinistra”.
Un dato che conferma quanto l’astensionismo sia alimentato in particolare dall’elettorato di sinistra deluso e sfiduciato dai propri partiti tradizionali. E ciò nonostante pesasse su questo elettorato anche il ricatto di battere il “centro-destra” e mandare a casa il governatore uscente Cappellacci.
Rispetto alle politiche 2013, dove addirittura si era piazzato al primo posto dopo l’astensionismo, il Movimento 5 stelle era assente dalla competizione e non ha così potuto esercitare la propria funzione di drenaggio dell’astensionismo. Ciononostante l’offerta dei cosiddetti “volti nuovi” era assai ricca, a cominciare da quello della scrittrice Michela Murgia e della sua lista indipendentista Sardegna Possibile che i sondaggi accreditavano alla vigilia del voto addirittura al 20-25% e che invece, per effetto della soglia di sbarramento al 10%, resta fuori dal consiglio.
La Murgia al contrario di quanto auspicava, non è riuscita a fare il pieno dei voti grillini. Secondo uno studio dell’Istituto Cattaneo sui risultati elettorali in Sardegna, seppur riferito ai soli comuni di Cagliari e Sassari, rileva che il 60% degli elettori che avevano votato M5S alle politiche 2013, quest’anno, alle regionali, ha deciso di disertare le urne. Mentre quegli elettori del M5S che si sono recati alle urne lo hanno fatto prevalentemente per votare liste di “centro-destra”.
Sempre secondo questo studio il 50% dell’astensionismo viene dagli stessi elettori astensionisti alle politiche 2013. Il 27%, un quarto, dal M5S.
 

Puniti PD e Forza Italia
Il “centro-sinistra” del neoeletto Francesco Pigliaru batte il “centro-destra” del governatore uscente, il berlusconiano di ferro Ugo Cappellacci. Ma sono completamente fuori misura le dichiarazioni trionfalistiche dei fedelissimi di Matteo Renzi e di Renzi stesso. La verità è che il PD perde il 2,5% sui voti validi rispetto alle politiche del 2013 e il 2% rispetto alle regionali. In termini di voti assoluti il calo risulta ancora più netto poiché il PD perde oltre un quarto del proprio elettorato rispetto alle regionali 2009.
Pigliaru è stato eletto governatore della regione con circa 300 mila voti, (il 42,5% dei voti validi, ma poco più del 20% sugli elettori). Nel 2009 il candidato del “centro-sinistra” Renato Soru, che perse il confronto con Ugo Cappellacci, di voti ne prese 415.600.
Pigliaru riesce a battere Cappellacci solo grazie al soccorso di Sel (5,2% dei voti validi) e la lista comune PRC-PdCI (2,1%), nonché ai voti della lista Rossomori, al 2,6%, la lista autonomista che ha abbandonato il Partito sardo d’Azione nel 2009 da quando cioè questo partito è entrato nello schieramento del “centro-destra”.
Sempre secondo un’analisi dell’Istituto Cattaneo, fra l’altro, Sel, PRC e PdCI hanno evidentemente pagato il sostegno al PD con un calo di consensi dell’11,8% rispetto al 2009 e del 22,3% rispetto alle politiche 2013 (che equivalgono a 14 mila elettori).
Anche il “centro-destra” paga pesantemente lo scandaloso governo degli ultimi cinque anni. Cappellacci quasi dimezza i suoi consensi rispetto al 2009. Il suo partito, Forza Italia, attestato al 18,5% dei voti validi, è al suo minimo storico, calando del 2,4% rispetto al 2013 e del 12,5% rispetto alle regionali 2009.
Cappellacci è stato mandato a casa, ma la musica non cambierà in Sardegna.
Tanto più che le prime dichiarazioni di Pigliaru sono state di piena sintonia col Berlusconi democristiano Renzi: “Avere Matteo Renzi a Palazzo Chigi sarà uno sprint in più perché Renzi è una persona seria e capace”. La verità è che, come l’esperienza del governo Soru dimostra, il governo di “centro-sinistra” non potrà fare a meno che proseguire la politica della giunta precedente, in sintonia con la politica antioperaia e antipopolare del governo borghese centrale.
Senza socialismo non c’è e non ci sarà mai avvenire per la Sardegna che ha un grande bisogno e il pieno di diritto di riscattarsi dal sottosviluppo, dalla disoccupazione e dalla miseria a cui l’ha da sempre condannata il sistema capitalistico e i suoi governi.


Elezioni regionali in Sardegna del 16 febbraio 2014
DISERZIONE DELLE URNE PROVINCIA PER PROVINCIA
Provincia DISERZIONE 2014 DISERZIONE 2009 DISERZIONE DIFFERENZA 2014/2009
Cagliari 48,6 32,4 16,2
Nuoro 42,9 30,5 12,5
Oristano 50,3 34,3 16,0
Sassari 44,8 30,8 13,9
Medio Campidano 53,1 35,0 18,0
Carbonia Iglesias 51,2 35,5 15,7
Ogliastra 44,3 33,0 11,3
Olbia Tempio 47,7 31,2 16,6
SARDEGNA 47,7 32,4 15,3



26 febbraio 2014