Il Berlusconi democristiano Renzi incorona a neopodestà di Firenze l'amico e borghese doc Nardella
Contro le istituzioni borghesi, battersi per una Firenze governata dal popolo e al servizio del popolo

Redazione di Firenze
L'ambizioso Berlusconi democristiano Renzi ha pensato a tutto e con la sua scalata a Palazzo Chigi, ha assicurato la poltrona di neopodestà fiorentino al fidato amico e braccio destro Dario Nardella, che smette i panni di deputato in parlamento e da vicesindaco in carica correrà per l'elezione a sindaco di Firenze nella prossima primavera.
In un vero e proprio “gioco di poltrone” per fare spazio a Nardella, Renzi ha promesso una poltrona da sottosegretario allo sport all'altro papabile vicesindaco Eugenio Giani (PD) e attuale presidente del Consiglio comunale. Mentre a livello regionale il governatore Enrico Rossi (PD) ha deciso di sostenere le scelte del Berlusconi democristiano effettuando addirittura un cambio di assessori. Dentro la renziana Stefania Saccardi che lascia il posto di vicesindaco fiorentino per occupare quello di vicepresidente della Regione, fuori Stella Targetti che viene rimpiazzata da Emmanuele Bobbio, nuovo assessore alla formazione, nipote del filosofo e attuale lavoratore presso l'ufficio di Bankitalia.

Un Renziano doc per Palazzo Vecchio
Dario Nardella, nasce a Torre del Greco nel 1975 e risiede a Pontassieve in provincia di Firenze. Diplomato in violino al Conservatorio fiorentino “Cherubini” per alcuni anni si dedica alla musica, fino al 1998 quando durante una manifestazione degli allora DS a Rufina, Nardella (già responsabile cultura dei DS), si presenta all'allora neo eletto segretario metropolitano Lorenzo Becattini che lo chiama a far parte del nuovo vertice fiorentino. Si lega subito a Vannino Chiti, ex presidente della Regione, antioperaio e autore della megaspeculazione edilizia nell'area ex Fiat a Firenze, del progetto Alta Velocità nel Mugello, riconciliatore nazionale con i fascisti. Quando Chiti viene eletto in parlamento Nardella gli è stretto collaboratore e tra il 2006 e il 2008 diventa consigliere giuridico di Chiti. Nel 2004 viene eletto in Consiglio comunale a Firenze nella lista dei DS, assumendo l'incarico di presidente della commissione cultura e fondando una scuola di governo per la formazione di giovani classi dirigenti. Arriviamo al 2009 quando il furbetto Nardella decide di schierarsi a fianco dell'amico Matteo Renzi, allora candidato alle primarie per sindaco di Firenze, divenendo così il suo braccio destro, consigliere e fidato sodale. Renzi lo premia assegnandogli la carica di vicesindaco con deleghe all'economia e per tre anni lavora come numero due a Palazzo Vecchio. E' di Nardella la firma al “piano per il commercio” del 2011 che prevede anche di tenere aperti i negozi a Firenze per il 1° Maggio e il 25 Aprile. Si arriva alle elezioni politiche del 2013, Nardella smette i panni di vicesindaco e si trasferisce dalle poltrone di Firenze a quelle di Roma.
In numerose recenti interviste Nardella racconta il suo strettissimo rapporto con Renzi (ci telefoniamo più volte nella giornata e ci scambiamo sms alle sei di mattina o all'una e mezza di notte), con il quale condivide età anagrafica, studi universitari, esperienza negli scout e che in privato lo chiama “il Cavallo” perché è quello su cui puntare sempre. Il vicesindaco come un vero e proprio “guru” si attribuisce l'enorme influenza che ha su Renzi per averlo spinto nella scalata del PD e gli ha fornito 3 indicazioni: la prima di non diventare un'armata Brancaleone come per il governo Prodi, la seconda di non resuscitare tutte le cariatidi del PD come ha fatto Veltroni, la terza di rottamare la politica del “cacciavite” di Letta e sostituirla con la politica del “martello pneumatico”.
Nardella ha sempre sponsorizzato e propagandato Renzi, difendendo a spada tratta ogni sua mossa, compreso l'accordo tra quest'ultimo e Berlusconi sulla nuova legge elettorale e il suo diretto confronto con Brunetta con il quale afferma di avere preso più di un caffè per parlare dell'argomento affermando “in privato è decisamente più simpatico che in televisione”. A livello nazionale sostiene la cancellazione della parola “partito” dal nome del PD come comunicazione di una nuova forma di politica nel terzo millennio.

Continuare a battersi per Firenze governata dal popolo e al servizio del popolo
L'avvicendamento tra Renzi e Nardella non sposta di una virgola la politica privatizzatrice, anti-operaia e cementificatrice adottata fino a qui dal PD fiorentino. Le priorità cittadine del nuovo neopodestà fiorentino riguardano le grandi opere, lo stadio, l'aeroporto, la gestione dei beni culturali sul solco dei recenti affitti milionari degli Uffizi e di Ponte Vecchio. Il 19 febbraio, appena insediatosi in Palazzo Vecchio, Nardella ha subito incontrato il presidente esecutivo dell'Acf Fiorentina Mario Cognigni per parlare del futuro dello stadio. Mentre il 21 febbraio si è riunito con il prefetto fiorentino Luigi Varratta per varare un nuovo piano da “pugno di ferro” che prevede una massiccia presenza delle “forze dell'ordine” alla stazione Santa Maria Novella per “contrastare le bande di rom” e l'accattonaggio.
Non una parola spesa per i problemi sostanziali e importanti dei fiorentini, avanzati a più riprese con manifestazioni e proteste, vedi la lotta dei lavoratori della Seves ai quali tante promesse sono state fatte da Renzi e per i quali niente è stato fatto, i lavoratori dell'Ataf, la mancanza di case, servizi sociali e assistenziali.
Al renziano e borghese doc Nardella non importa un fico secco del futuro delle masse popolari e del proletariato fiorentini, lui che nel 2012 come membro del governo di Palazzo Vecchio ha dichiarato una retribuzione lorda di 68.221,20 mila euro. La sua sbandierata candidatura alle prossime comunali di maggio va punita con l'astensionismo elettorale, disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco. Occorre continuare a dare battaglia alle istituzioni borghesi e ai loro rappresentanti e battersi per Firenze governata dal popolo e al servizio del popolo.

26 febbraio 2014