L'assemblea della Sapienza lancia la mobilitazione contro l'austerity per aprile
Ma per mettere fine all'austerity bisogna abbattere il capitalismo, l'ue imperialista e il governo nostrano che regge loro il sacco

 
Nella giornata di domenica 9 febbraio presso la facoltà di fisica dell'Università “La Sapienza” di Roma si è tenuta un'importante assemblea promossa dai “Movimenti sociali contro la precarietà e l’austerity”, a cui hanno partecipato i sindacati di base, la Rete 28 aprile, studenti, precari, associazioni di lotta per la casa ecc. L'assemblea aveva un chiaro e preciso intento, formare un largo fronte unito di lotta tra tutte le organizzazioni politiche e sociali che si battono contro le politiche di massacro sociale imposte dall'Unione europea e dai governi nazionali ai lavoratori e alle masse popolari del nostro paese. Questa assemblea ha avuto anche lo scopo di redigere un ricco programma delle varie iniziative di lotta che si intendono intraprendere nei prossimi mesi, ponendo particolare attenzione all’importante mobilitazione nazionale promossa per il 12 aprile, contro l’austerità e per assediare i palazzi del potere. La manifestazione era stata promossa ad aprile visto che si sarebbe dovuto tenere proprio in quei giorni a Roma o Milano, il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile, ora sembra che questo vertice sia stato spostato a luglio, ma l’assemblea ha deciso comunque di mantenere ad aprile l’importate manifestazione tenersi pronti comunque a dar battaglia a luglio.
 
Punti di convergenza
Il PMLI, che da sempre invoca un largo fronte unito di tutte le organizzazioni sociali e sindacali che si battono contro la crisi prodotta dal sistema capitalista, plaude all'iniziativa e in linea di massima si trova d'accordo con molti dei punti e delle rivendicazioni trattate nell'assemblea, mentre valuta alcuni punti soprattutto a livello rivendicativo e strategico come meno incisivi.
Sulla linea generale del documento conclusivo siamo d'accordo in linea di massima con la critica portata dall'assemblea alle politiche di austerità imposte dalla UE e dalla troika con l'avvallo dei governi nazionali e che negli ultimi anni hanno portato un attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori e delle masse popolari. Tra le rivendicazioni immediate più importanti trattate nell'assemblea e riportate nel documento conclusivo, le quali trovano il sostegno militante del PMLI, ci sono: la lotta contro l'EXPO che insieme al “modello Marchionne” basato su rapporti industriali di stampo fascista e al “Jobs Act” proposto dal neopremier, il Berlusconi democristiano del PD Matteo Renzi, puntano a una concretizzazione del nuovo modello di sviluppo basato sullo sfruttamento, la devastazione dei territori, il saccheggio dei beni pubblici. Una valutazione obbiettiva delle realtà odierna si congiunge con giuste posizioni sul fronte sindacale. L'assemblea punta il dito non solo contro CISL e UIL, oramai completamente asserviti alla Confindustria e al governo, ma anche contro la CGIL, in particolare contro l’ala destra della del sindacato con alla testa la crumira Susanna Camusso, firmataria a inizio gennaio dell'accordo sulla rappresentatività, criticato giustamente per i suoi contenuti, come l'instaurazione di un regime autoritario sui luoghi di lavoro. Contro questo infame accordo inserito anche nel documento da lei sostenuto, “Il lavoro decide il futuro” all’imminente congresso della CGIL, si devono contrappore una larga mobilitazione di massa che parta dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro e il documento “Il sindacato è un’altra cosa” sostenuto da Cremaschi e appoggiato tatticamente anche dal PMLI.
Fra gli altri punti emersi in assemblea: la lotta per l'abrogazione delle leggi razziste e fasciste Turco-Napolitano e Bossi-Fini che hanno introdotto in Italia rispettivamente i lager per immigrati e il reato di clandestinità, la lotta al precariato, vera piaga sociale per milioni di lavoratori, soprattutto giovani ai quali viene negato il diritto ad lavoro stabile e quindi ad un futuro stabile. Di positivo, rileviamo anche le iniziative promosse contro la repressione, del movimento NO TAV, il convegno nazionale di Roma del 14-15 marzo sulla repressione delle lotte sociali, le diverse iniziative promosse per la chiusura dei CIE, ecc.
 
Mancanze del documento conclusivo
Oltre ai tanti punti rivendicativi che condividiamo, volendo dare il nostro contributo politico al dibattito, non possiamo non esprimere anche le nostre perplessità su alcuni punti importanti non trattati dall’assemblea e alcune rivendicazioni che risultano fuorvianti ai fini della lotta.
Si dovrebbe evidenziare (cosa che nel documento dell’assemblea non viene fatto) il carattere imperialista dell'UE e non si chiede l'uscita dell'Italia da essa. Non viene mai citato il governo Letta-Alfano (sostituito ora dal pupillo del neoduce Berlusconi, il democristiano PD Renzi) e solo in un caso si parla generalmente di governo della crisi che impone l'austerity alle masse popolari. Non si accenna minimamente al fatto che la crisi è causa del modo di produzione improntato sullo sfruttamento dei lavoratori e dell'anarchia della produzione insita nel sistema capitalista.
Nel documento non si parla delle importanti e gravi controriforme costituzionali introdotte dai vari governi, come per esempio, il pareggio di bilancio, il tentativo di manomissione dell’articolo 138 della Costituzione e le intromissioni-imposizioni di Giorgio Napolitano nell'esecutivo che di fatto hanno aperto la strada alla repubblica presidenziale. Non si denuncia apertamente la fascistizzazione del paese attraverso il completamento del piano di rinascita democratica della P2.
Un punto fondamentale da porre al centro delle lotte è quella per il diritto al lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati, precari e i lavoratori a tempo pieno. Da quello che emerge dall’assemblea invece sembra che questa importante rivendicazione politica ed economica venga soppiantata col mettere al centro delle lotte sindacali la lotta per il reddito (reddito minimo o reddito di cittadinanza, questo almeno dal documento conclusivo non di capisce). Il PMLI non esclude strumenti di sostegno al reddito ma tali strumenti non devono sostituire o surrogare i diritti ma semplicemente integrarli.
 
Attaccare il capitalismo, l'UE imperialista e il governo Renzi
Se su molte questioni ci si trova d’accordo, ed è dalle rivendicazioni comuni che dobbiamo partire per un'ampia mobilitazione di lotte, nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazza, non bisogna tralasciare un punto strategico molto importante. Si è parlato durante l’assemblea della necessità di un cambiamento radicale di sistema, rispetto al modello economico vigente, ma quale sia questo cambiamento non viene mai citato e proposto.
Il PMLI dal canto suo ha ben chiara qual è la via d'uscita dall'austerità e dalla crisi del sistema capitalista, questa via d'uscita è il socialismo. Solo affiancando alle lotte immediate per migliori condizioni di lavoro e di vita la lotta strategica per il socialismo con il conseguente abbattimento del potere borghese, del sistema capitalista e con la presa del potere da parte del proletariato, solo allora potremo mettere fine ai massacri sociali al quale il proletariato italiano e le masse popolari sono sottoposti.
Uniamoci contro il capitalismo e i suoi governi, per il socialismo!
Solo il socialismo può salvare l’Italia!

26 febbraio 2014