Una civatiana agli Affari regionali per sedare l'opposizione interna al PD

Con la nomina della civatiana Maria Carmela Lanzetta, ex “sindaco anti-ndrangheta” di Monasterace (Reggio Calabria) alla guida degli Affari Regionali, Renzi è riuscito a sedare sul nascere la “dura opposizione” a parole minacciata da Civati durante le consultazioni.
La nomina di Lanzetta, accolta in un primo momento come una “provocazione” da Civati che dal suo blog denunciava “non ne sapevo niente”, è la conferma della grande corruzione che regna sovrana nei piani alti del palazzo, una materia che evidentemente sia Renzi sia Delrio conoscono molto bene e che gli è servita per assicurarsi l'appoggio e la fiducia anche dei civatiani.
“Renzi si dimostra molto disinvolto, ma non è una novità -tuonava dal blog Civati - Del resto, è il suo metodo, già sperimentato. Maria Carmela Lanzetta aveva votato contro il governo in direzione nazionale. Ora entra nel nuovo esecutivo come ministro. Le faccio gli auguri, ma non ne sapevo nulla. Né da Renzi, né da lei. Nessuno ha ovviamente inteso avvisare me o i componenti della delegazione ‘civatiana’ in direzione nazionale. Renzi sta facendo di tutto per farsi votare contro”. Una minaccia che Civati e i suoi da grandi opportunisti si sono rimangiata nel giro di una notte e alla fine hanno votato la fiducia a Renzi proprio in cambio dell'agognata poltrona.
Farmacista, 59 anni, Lanzetta, attualmente è membro della direzione PD e Civati, da candidato alle primarie, l’aveva inserita nel suo “pantheon” di riferimento.
Dal 2006 e fino alla scorsa estate “sindaco simbolo” in rappresentanza delle istituzioni in una zona ad altissima densità mafiosa.
Nel luglio 2013, in seguito alle intimidazioni e di alcuni attentati subiti e subito il voto contrario di un assessore che impedisce la costituzione di parte civile del Municipio in un processo in cui è coinvolto un tecnico comunale, Lanzetta rassegna le dimissioni perché “stanca e delusa dalla politica che mi ha lasciata sola”.
Quella stessa politica e quelle stesse istituzioni a cui il neo-ministro ha giurato fedeltà e promesso di servire.
Alle primarie del PD dello scorso dicembre Lanzetta ha sostenuto Civati e nella Direzione del partito del 13 febbraio scorso è fra i pochi che votano contro l’ordine del giorno che dà il benservito a Enrico Letta e porta Renzi a Palazzo Chigi.
Ma anche in questo caso la Lanzetta non si fa scupoli ed è ben contenta di far parte proprio di quel governo Renzi che non voleva.
“Sono una militante e dirigente del Pd – si è giustificata l'opportunista ministro civatiana - non di un gruppo staccato dal contesto generale. Ho espresso le mie perplessità ma se c’è da rimboccarsi le maniche non ho mai lesinato il mio contributo”. Tra l'altro, ha aggiunto, è stato Delrio, mentre il colloquio Renzi-Napolitano era ancora in corso, a preannunciarmi la nomina a ministro.
Una mossa studiata a tavolino da Renzi per coprirsi a “sinistra” e allo stesso tempo rendere più difficile un voto contro l’esecutivo da parte dei civatiani che infatti abbaiano ma non mordono.
 

5 marzo 2014