Contributi
Vertice tra Salvini (Lega Nord) e Marine Le Pen (FN)
Il lavorio della Lega razzista e separatista per unificare l'ultradestra europea

di Stefano
 
Lo scorso gennaio a Strasburgo, il neo-eletto segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, circondato dei più alti vertici del partito ha incontrato in un meeting bilaterale Marine Le Pen, segretaria del Front National francesce – il partito dichiaratamente fascista e nazionalista fondato nel 1972 dal padre, Jean-Marie Le Pen. L'obiettivo dichiarato dell'incontro tra i due leader era quello di sviluppare una strategia comune in vista delle prossime elezioni europee del 2014. La Lega cala perciò definitivamente la maschera e – per chi non se ne fosse ancora accorto – entra a pieno titolo nella famiglia dell'ultradestra fascista europea, mostrando senza alcun imbarazzo il nero di cui è tinta la camicia verde.
Nell'ambito del vertice tra i due segretari, Salvini ha definito l'intesa tra i due partiti “un patto tra patrioti, fra gente che difende l'identità, la cultura, la storia dell'Europa che ha qualche millennio alle spalle”. La perfetta sintonia tra fascisti nostrani e fascisti d'oltralpe è perfettamente rappresentata delle parole di Marine Le Pen all'ANSA: “non sono aggiornata giorno per giorno sull'attualità politica della Lega Nord. Quello che è certo è che noi stessi siamo regolarmente e scandalosamente accusati di razzismo per la nostra opposizione all'immigrazione di massa, all'apertura generale delle frontiere, all'arrivo massiccio di Rom”.
I due segretari hanno poi identificato una serie di “inquietudini comuni” come base di un'azione unitaria nell'ambito delle prossime elezioni europee: la “minaccia” islamica, la multi-etnicità ed il multi-culturalismo, il supporto alla “famiglia tradizionale”, la promozione di un protezionismo commerciale europeo, la lotta all'Europa tecnocratica e all'euro.

Coordinare e unificare i partiti dell'ultradestra
Tuttavia i piani dei due leader sono ben più ampi ed ambiziosi di un semplice coordinamento. Marine Le Pen ha affermato in questo senso: “discutiamo per vedere se, partendo da questi punti in comune, potrà uscire un giorno una lotta politica al Parlamento europeo, eventualmente nel quadro di un gruppo parlamentare”. Se possibile, Salvini sembra superare la Le Pen a destra, augurandosi la formazione di un nucleo duro dell'ultradestra a Strasburgo che includa anche il Partito della Libertà austriaco (FPÖ), fondato dal famigerato fascista Jörg Haider, morto in un incidente stradale nel 2008, i Democratici Svedesi (SD) ed il Partito per la Libertà olandese (PVV), che si distinguono per la crociata anti-islamica e per le posizioni xenofobe ed anti-immigrazione. Il leader del PVV olandese Geert Wilders è stato insignito di recente del premio “Oriana Fallaci” dall'associazione anti-islamica Alleanza per la Libertà per le sue discutibili attività di propagatore d'odio.
Il crescente attivismo della Lega negli ambienti dell'ultradestra europea segna un deciso cambio di passo, inaugurato dalla segreteria Salvini, che implica – se possibile – un ulteriore spostamento a destra nella palude del neofascismo europeo. Non che questo non rappresenti il più naturale approdo per un partito, come la Lega, apertamente razzista, tradizionalista, e xenofobo, ma la novità è rappresentata dal fatto che anche gli stessi vertici del partito non sembrano vergognarsene ed anzi paiono rivendicare con orgoglio la propria appartenenza alla famiglia dell'ultradestra. In questo senso, Salvini ha tutta l'intenzione di abbandonare nella prossima legislatura l'“anti-europeismo democratico” del gruppo dell'Europa della Libertà e della Democrazia (EFD), in cui si trova ormai ai ferri corti col Partito per l'Indipendenza del Regno Unito (UKIP) per le continue esternazioni xenofobe del Borghezio di turno. Nelle parole di Salvini riportate dal Sole24Ore : “abbiamo discusso (con Merine Le Pen) di piani e azioni congiunte in Italia e in Francia: ci sarà una collaborazione su tutta la linea a partire da iniziative comuni, distribuzione di materiale e temi della battaglia”. Il capogruppo della Lega a Strasburgo, Lorenzo Fontana, riconosce “uno spostamento a destra, se seguiamo la vecchia concezione”, ma, sottolinea, se ce ne fosse bisogno, che si tratta di “un avvicinamento in Europa alle forze che la pensano come noi e che prima erano marginali”. La base per il gruppo comune, dopo le elezioni europee, è rappresentata dall'Alleanza Europea per la Libertà (AEL), lanciata congiuntamente nel dicembre 2013 da Marine Le Pen e dal rappresentante dell'FPÖ austriaco al Parlamento europeo, Franz Obermayr. La piattaforma attualmente include rappresentanti da Austria, Belgio, Francia, Malta, e Svezia ma è aperta a tutti i partiti europei che ne condividono i principi e gli obiettivi. L'inganno dell'AEL è molto sottile, in quanto, se da una parte rappresenta l'aggregatore privilegiato per l'ultradestra ed i fascisti di tutta Europa, dall'altro adotta una retorica post-ideologica, dichiarando nel proprio statuto che “essa non opera all'interno del tradizionale paradigma politico destra-sinistra ed include membri che afferiscono a differenti tradizioni politiche” la cui azione comune mira a “rendere consapevoli le opinioni pubbliche europee dell'importanza della democrazia a livello nazionale e regionale per favorire un vera cooperazione internazionale tra stati-nazione Europei liberi, e per sensibilizzare i popoli d'Europa sui pericoli che i poteri sovranazionali pongono alla libertà delle nazioni ed alla democrazia costituzionale”. Anelito di democrazia e libertà di cui si fanno portavoce partiti dichiaratamente fascisti come l'ungherese Jobbik, perfetto candidato per la membership del gruppo. Quest'ultimo si rifà senza alcuna vergogna all'esperienza del Partito nazista ungherese delle Croci Frecciate, responsabile in pochi mesi, tra il 1944 e 1945, dello sterminio di decine di migliaia di ebrei. Jobbik ne copia i simboli, come le divise nere con cui si agghindano i membri e l'emblema di cui si fregiano. In occasione delle scorse elezioni europee la portavoce del partito, Krisztina Morvai, ha dichiarato: “l’antisemitismo non è solo un nostro diritto, ma è dovere di ogni ungherese che ama la propria terra: noi ci dobbiamo preparare per la battaglia contro gli ebrei (…) così come dobbiamo prepararci a una guerra civile fra ungheresi e zingari, fomentata dagli ebrei che si sfregano contenti le mani”. Eccoli i democratici e gli amanti della libertà; eccola la fogna in cui la Lega nostrana si appresta a sguazzare.

La Ue finanzia i fascisti europei
Un punto che merita di essere chiaramente messo in luce è il fatto che l'Alleanza Europea per la Libertà è riconosciuta dall'Unione europea come “partito politico a livello europeo” e come tale parzialmente finanziato nelle proprie attività dal Parlamento europeo. Questo dato smaschera, ancora una volta, la vera natura di un'Unione che, a parole richiede nei propri regolamenti che i partiti ufficialmente riconosciuti a livello europeo “osservino i principi di libertà, democrazia, rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, e lo stato di diritto”, e nei fatti elargisce a piene mani fondi e supporto ai fascisti ed agli xenofobi di tutta Europa.
I fascisti d'Europa non sono nuovi al tentativo di creare un gruppo nero al Parlamento europeo. L'ultimo caso coronato da successo è rappresentato dal gruppo Identità, Tradizione, Sovranità (ITS), ufficialmente presente a Strasburgo dal gennaio al novembre 2007, e di cui facevano parte i fascisti nostrani Alessandra Mussolini (Azione Sociale – Forza Nuova) e Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore), entrambi membri dell'ufficio politico del gruppo. Del gruppo facevano parte anche molti dei “nuovi amici” della Lega: il Front National, il Partito della Libertà austriaco, ed Interesse Fiammingo. È interessante notare come il gruppo, vittima degli stessi fantasmi che agitava, implose per il tragicomico scontro tra la Mussolini ed i fascisti ed anti-rom del Partito della Grande Romania, che accusavano di razzismo la nipote del duce rea di aver affermato che i romeni “hanno fatto della delinquenza un modo di vivere”. Insomma, la storia del bue che dà del cornuto all'asino.
Oggi più che mai il rischio di successo delle forze dell'ultradestra e del neo-fascismo di tutto il continente nella creazione di un gruppo nero al Parlamento europeo è reale (sono necessari attualmente 25 parlamentari da sette stati membri per creare ufficialmente un gruppo). In molti degli stati dell'UE – specie quelli colpiti più duramente dall'inganno della crisi economica dell'imperialismo sovranazionale – i partiti fascisti, nazionalisti, e xenofobi sono stimati con percentuali a due cifre in vista delle prossime elezioni europee. È il caso della Grecia, dell'Italia, dell'Ungheria, o della Romania dove questi neri manipoli, spalleggiati il più delle volte dalla forze borghesi, traggono profitto dallo sbandamento delle masse popolari, sfruttando a piene mani la logica della guerra tra poveri, in un inganno mortale fatto di xenofobia, razzismo, ed ultra-nazionalismo. L'unico antibiotico a questa peste nera è far comprendere alle masse popolari e alla classe operaia europea che il nemico comune di tutti gli sfruttati è il capitalismo e non il fratello – migrante o locale – che sguazza nel fango, ugualmente sfruttato.

5 marzo 2014