Passa per un soffio in Svizzera il referendum contro gli immigrati

Due anni fa la Svizzera aveva introdotto delle quote per gli immigrati provenienti da otto paesi dell'Europa centrale e orientale che l'Unione europea aveva fortemente criticato ma non aveva adottato nessun provvedimento e probabilmente non lo farà neanche dopo l'esito del referendum del 9 febbraio scorso dove per un soffio, con una maggioranza del 50,3% contro 49,7%, ha vinto la posizione anti immigrati che introduce quote di ingresso anche a quelli provenienti dall'Europa occidentale.
Il testo approvato dal referendum prevede tra l'altro che "i tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un'attività lucrativa devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell'economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri; essi devono comprendere anche i frontalieri”. Una norma questa che potrebbe contingentare se non ridurre i numerosi lavoratori italiani che lavorano in Svizzera; dipenderà dalle leggi attuative della decisione, compresi quelle che dovranno ridefinire gli accordi internazionali che saranno “rinegoziati e adeguati entro tre anni dall'accettazione di detto articolo da parte del Popolo e dei Cantoni".
Saranno rinegoziati quindi anche quelli con la Ue relativi alla libertà di movimento dei lavoratori, definiti nell'Accordo sulla libera circolazione delle persone in vigore dal 2002. La Svizzera ha firmato diversi accordi di cooperazione bilaterale con Bruxelles, compreso uno che garantisce ai cittadini dell'Ue di vivere e lavorare in Svizzera, come ai cittadini svizzeri di vivere e lavorare nei paesi europei.
Il greco Venizelos, per conto della presidenza di turno della Ue, si è limitato a constatare che nel mercato interno europeo non è possibile “accettare una separazione fra la libera circolazione degli individui e quella dei capitali'' mentre il commissario agli Affari interistituzionali Marcos Sefcovic ha ricordato che ''forse la Svizzera è proprio il paese che ha maggiormente beneficiato della libera circolazione delle persone in Europa''. Ha completato i commenti il presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico Martin Schulz, che esprimendo rammarico per il risultato del referendum ha garantito che l'Unione europea "onorerà i suoi impegni con la Svizzera” che “resta un partner chiave per l'Ue", pronto a accogliere e imboscare i capitali nelle sue banche. Se respinge i lavoratori mal di poco.
 

5 marzo 2014