Con in testa “il manifesto” trotzkista
Borghesi, falsi comunisti, trotzkisti e disobbedienti uniti nella lista Tsipras per coprire da sinistra l'Ue imperialista
Strumentalizzati i movimenti di lotta a fini elettorali. Battaglia si ritira per la presenza di candidati di Sel implicati nel disastro ambientale dell'Ilva

Il 5 marzo è stata presentata ufficialmente alla stampa la lista Tsipras per le prossime elezioni europee di maggio. Nella lista italiana che candida il leader di Syriza alla presidenza della Commissione europea, il cui simbolo è costituito dalla scritta “L'altra Europa con Tsipras” su sfondo rosso, compaiono 73 candidati, suddivisi per le cinque circoscrizioni italiane (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole), tra cui diversi nomi famosi in funzione di acchiappavoti di sinistra: personaggi dello spettacolo come il cantante e attore teatrale trotzkista di origine ebraica Moni Ovadia, la musicista e cantante folk sarda Elena Ledda e l'attore Ivano Marescotti; scrittori come Ermanno Rea, Valeria Parrella e Lorella Zanardo (lo scrittore Andrea Camilleri si è ritirato in polemica per l'inserimento nella lista di Luca Casarini); noti giornalisti come Curzio Maltese (La Repubblica ), Giuliana Sgrena (il manifesto ), Loredana Lipperini (Radio 3 ) e Antonio Mazzeo (Peace-researcher) ; intellettuali come l'editorialista de La Repubblica e prima firmataria dell'Appello per Tsipras, Barbara Spinelli (SEL), lo storico dell'Università di Pisa Adriano Prosperi, il giuslavorista della Cgil Giovanni Alleva, ed altri noti esponenti della “società civile”. Le dichiarazioni della Spinelli e di Ovadia, che se risulteranno eletti si ritireranno lasciando il posto ad altri candidati più politicamente attivi, dimostrano il ruolo di calamite per elettori che hanno certi nomi di grido inseriti nella lista.
Vi sono poi moltissimi dirigenti e attivisti dei movimenti di lotta, dai No Tav e No Muos ai movimenti per l'acqua pubblica e i beni comuni, dai movimenti universitari e della scuola a quelli ecologisti e per i diritti civili, dai movimenti per la pace a quelli No global, ecc. E tra questi, infine, figurano circa una ventina di rappresentanti e dirigenti della cosiddetta “sinistra radicale”, in particolare del PRC, che in questi ultimi anni di digiuno parlamentare si erano riciclati nei suddetti movimenti, e ora si imbarcano nella lista del leader greco nell'intento di riciclarsi nuovamente in politica come parlamentari europei.

Nutrita presenza di Trotzkisti e falsi comunisti
In testa a tutti ci sono giornalisti o ex giornalisti de il manifesto trotzkista, il principale sponsor in Italia del leader di Syriza, come la già citata Giuliana Sgrena, l'ex direttore, ex consigliere del PRC del Comune di Roma ed ex candidato sindaco alle elezioni del 2013, Sandro Medici, l'economista e collaboratore del giornale,Tonino Perna, il giornalista ed esponente del PC greco (interno) Argyrios Panagopoulos e il giornalista Franco Arminio, collaboratore anche de Il Fatto Quotidiano .
Tra gli esponenti di SEL troviamo di nuovo la Sgrena per il collegio Nord Ovest; per il collegio Centro sono candidati l'ex sindaco di Appignano del Tronto, Nazarena Agostini, l'ex “disobbediente” ed ex leader dei Centri sociali del Nord Est, Luca Casarini (“non rinnego nulla di quello che ho fatto, ma poi le cose cambiano”, ha dichiarato alla compiacente La Repubblica ), l'economista de “La Sapienza” Felice Roberto Pizzuti, anche lui frequente collaboratore de il manifesto trotzkista, e Marco Furfaro, primo firmatario della legge di iniziativa popolare per il reddito minimo garantito; nel collegio Sud ci sono l'ex No global e attivista del Sunia, nonché coordinatore di SEL per la Puglia, Gaetano Cataldo, l'ex presidente della Provincia di Napoli per i Verdi, e fino al 2013 presidente regionale di SEL per la Campania, Dino Di Palma, e infine l'antropologa greca, esponente anche di Syriza, Olga Nassis.
Tra gli esponenti del PRC-FDS ci sono, per la circoscrizione Nord Ovest, Nicolò Ollino, Andrea Padovani e l'attrice Dijana Pavlovic (candidata alle scorse europee per FDS); per il Nord Est c'è l'ecologista modenese, ex consigliere provinciale a Modena ed ex assessore a Finale Emilia, Stefano Lugli; per il Centro ci sono Fabio Amato, responsabile esteri di Rifondazione e il già citato Sandro Medici; nel Sud c'è la femminista e membro della segreteria nazionale, Eleonora Forenza, e per il collegio Isole l'esponente del movimento per i beni comuni sardo, Simona Lobina.
Insomma, una lista parecchio infarcita di borghesi, falsi comunisti, trotzkisti ed ex “disobbedienti”, tutti uniti dal comune intento di coprire a sinistra le sempre più screditate e antipopolari istituzioni dell'Unione europea imperialista, seminare tra le masse l'illusione che le si possano “rifondare” su basi anticapitaliste, popolari e di giustizia sociale, e frenare così la valanga astensionista che già si preannuncia alle prossime elezioni europee.

Un nuovo imbroglio elettoralista
Si tratta insomma di un nuovo improglio elettoralista, proclamato dallo stesso Alexis Tsipras, nella sua lettera in risposta all'appello per sostenere la sua candidatura firmato per primi da Andrea Camilleri, Paolo Flores d'Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale, in cui scrive che “questa Europa siamo chiamati a rovesciare partendo dalle urne il 25 di maggio nelle elezioni per il parlamento europeo. Scommettendo sulla ricostruzione di un'Europa democratica, sociale e solidale”. Nella lettera aperta inviata a tutti i firmatari dell'appello pubblicata su il manifesto del 1° febbraio, questo intento truffaldino è reso ancora più esplicito, laddove si dice che la lista Tsipras si propone di raccogliere consensi anche “nell'universo degli astenuti che non votano più perché delusi o disgustati dalla politica ufficiale; tra chi, non vedendo più l'utilità dell'Europa, rimette di fatto il proprio destino in mano agli equilibri in essere con un assegno in bianco: tra coloro che si sentono traditi dal PD per le promesse non mantenute della scorsa campagna elettorale; tra chi ha votato PD controvoglia, perché in assoluto disaccordo con l'accettazione supina dei trattati europei che ci condannano all'austerità e alla rovina; tra elettrici ed elettori che hanno votato Cinque stelle non perché fossero d'accordo con la leadership imprevedibile e potenzialmente autoritaria o con la pratica ondivaga di quel raggruppamento, ma perché non si sono trovati di fronte nessuna altra alternativa credibile”.
In una seconda lettera aperta ai sostenitori pubblicata sul sito della Lista, a giustificazione della decisione di aprire la lista ai partiti della “sinistra radicale”, ma senza la loro presenza ufficiale con i rispettivi simboli e purché i loro candidati non abbiano ricoperto cariche elettive negli ultimi dieci anni, si spiega che “un accordo di vertice con PRC, SEL o altri partiti, lungi dall'aumentare le probabilità di successo, ne farebbe precipitare i consensi, perché gli elettori non potrebbero vedere in una iniziativa del genere che l'ennesima riproposizione di quell'alleanza perdente e del tutto marginale che ha dato vita prima alla lista arcobaleno nel 2008 e poi al fallimento di Rivoluzione civile nel 2013”. E poi si aggiunge candidamente che “questo è, forse, l'unico modo e l'ultima occasione per restituire una rappresentanza parlamentare e un punto di riferimento europeo” ai suddetti partiti e ai loro elettori.

Scoppiano già le contraddizioni
Ecco perché nella lista Tsipras si sono imbarcati tanti falsi comunisti, trotzkisti e riciclati a caccia di una nuova carriera politica. Poco importa se a questo fine si strumentalizzano i movimenti di lotta a fini elettoralistici, inserendo dei loro noti portavoce come per esempio il palermitano No Muos Antonio Mazzeo e l'attivista storica dei No Tav della Val di Susa, Nicoletta Dosio, recentemente condannata dal tribunale di Torino, insieme a Alberto Perino, diversi altri militanti del movimento e Beppe Grillo: “Vorrei essere uno strumento di sostegno per le lotte reali che ci sono sul territorio, e non parlo solo di Val di Susa. L'Europa dei capitali è irriformabile e penso si debba rompere la struttura che la governa, in modo da ridare a tutti voce, diritti, dignità, uguaglianza e libertà vere e praticabili”, ha spiegato Antonella Dosio a il manifesto . Ma allora, visto che lei stessa denuncia l'Ue come “irriformabile”, che senso ha candidarsi in una lista che secondo la direttrice di quel giornale trotzkista, Norma Rangeri, si propone invece di “democratizzare l'Unione europea” per “cambiarla, per farla vivere del grande sogno dei padri fondatori”?
Tra l'altro appena fatta la lista sono cominciate a esplodere anche le contraddizioni tra i candidati, inevitabili in una compagine tanto eterogenea, con componenti e aree politiche che vanno dalla “sinistra radicale” ai liberali, con qualche punta perfino nell'estrema destra (come dimostrano le dimissioni dell'imprenditrice Valeria Grasso, dopo le polemiche scoppiate con la sua partecipazione al congresso di Fratelli d'Italia): non ci sono state infatti solo le dimissioni di Camilleri, contrario alla candidatura di Casarini, ma anche quelle dell'attivista di PeaceLink di Taranto, Antonia Battaglia, la cui attività di controinformazione sull'Ilva ha contribuito a portare il grave caso all'attenzione nazionale ed europea.
Insieme a Ivano Marescotti e Riccardo Rossi, Battaglia aveva infatti scritto una lettera ai promotori della lista chiedendo che non fossero inseriti candidati del partito del governatore Vendola, “le cui posizioni su Taranto sono in contrasto con ciò che rappresento”. Constatata invece “con rammarico” la presenza di due candidati di SEL nel collegio Sud, Dino Di Palma e Gaetano Cataldo, Battaglia si è dimessa con la motivazione di “non voler portare avanti una campagna per Taranto e per il Sud in Europa, accanto ad esponenti di un partito che ancora ieri ha continuato a disconoscere le proprie gravi responsabilità sull'Ilva”.
 

12 marzo 2014