Gli imperialisti americani ed europei uniti sull'Ucraina
La Nato invia aerei radar ai confini
L'imperialismo russo verso l'annessione della Crimea

 
Nel corso di una delle tantissime telefonate intercorse da qualche settimana tra i leader imperialisti, quella dell'8 Marzo tra il presidente americano Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel ha evidenziato, secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, la soddisfazione degli Usa per le “posizioni coordinate” con l'Europa sulla crisi ucraina. Un segnale era già venuto dalle decisioni del Consiglio europeo straordinario di Bruxellex che aveva condannato l'intervento russo in Crimea e varato sanzioni contro Mosca, allineando il comportamento dell'Unione europea (Ue) a quello dell'alleato d'oltre oceano. Gli imperialisti americani e europei sono uniti sull'Ucraina, ora che vedono sempre più a portata di mano la possibilità di agganciarla al proprio carro sottraendola all'influenza di Mosca. E si trovano fianco a fianco per contrastare le mosse del concorrente imperialismo russo che si prepara quantomeno a annettersi la Crimea e tenere stretta la base della propria flotta nel Mar Nero a Sebastopoli.
Al Consiglio di sicurezza dell'Onu si susseguono inutili riunioni straordinarie sulla crisi; l'organizzazione al servizio dell'imperialismo che ha gioco facile nel fare la voce grossa contro i piccoli paesi resta spettatrice di un braccio di ferro che non accenna a diminuire di intensità. L'ultima impennata alla crisi l'ha data il parlamento della Crimea che l'11 marzo ha approvato con 78 voti a favore su 81 la Dichiarazione d’indipendenza da Kiev. Il documento approvato afferma che la decisione è stata presa “sulla base delle rispettive clausole dello Statuto dell’ONU e di tutta una serie di altri documenti internazionali che sanciscono il diritto all’autodeterminazione dei popoli, nonché’ prendendo in considerazione il fatto che la proclamazione unilaterale dell’indipendenza di una parte dello Stato non compromette alcuna norma del diritto internazionale, come confermato dal Tribunale Internazionale dell’Onu il 22 luglio 2010 nella sua decisione relativa al Kosovo”. Se per i paesi imperialisti occidentali il meccanismo è stato valido per il Kosovo deve esserlo anche per la Crimea si sottolinea a Sebastopoli e se nel referendum del 16 marzo passasse la posizione a favore del distacco dall'Ucraina, la Crimea sarà’ proclamata Stato sovrano e indipendente.
Una posizione prontamente sostenuta da Mosca tanto che la Duma ha già fissato per il 21 marzo la prima lettura del disegno di legge che consentirà alla Russia di inglobare territori stranieri sulla base di un semplice referendum, senza che sia necessaria la firma di accordi internazionali; una annessione lampo senza perder tempo in “formalismi”. A scanso di equivoci intanto in Crimea le truppe russe o filorusse si prendono il controllo di un numero crescente di basi aeronautiche e navali dell'esercito ucraino e dei posti di controllo alla frontiera con l'Ucraina.
La consultazione promossa dai filo-russi deve essere “immediatamente annullata”, chiedeva l'11 marzo il premier ucraino ad interim, Arseny Yatseniuk, denunciando che “non è vero che è stata convocata dalle autorità legittime della Crimea perché quelle non lo sono, sono una banda di criminali che hanno preso il potere in modo incostituzionale e con la protezione di 18.000 militari russi”. Il referendum è illegale, sostenevano in coro Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania.
La Ue annunciava di voler stringere i tempi dell'adozione delle sanzioni messe in cantiere contro la Russia mentre la Commissione europea decideva di aprire unilateralmente le porte all'export ucraino, una misura che per Kiev vale 500 milioni di euro l'anno, il primo passo del pacchetto di aiuti che in pochi giorni dovrebbe portare al versamento del sostegno macrofinanziario da un miliardo di euro preparato dai servizi del vicepresidente Olli Rehn, quello che per conto della Ue ha bacchettato e negato financo briciole di aiuti ai paesi in difficoltà, dalla Grecia al Portogallo, a Cipro. Quando si tratta di “comprarsi” l'Ucraina non c'è austerità che tenga per l'imperialismo europeo. Corre in aiuto anche la Banca Mondiale, dopo il Fondo monetario internazionale, che sta per elargire un contributo di tre miliardi di dollari per l'Ucraina.
L'Europa muove le finanze e la Nato, quindi gli Usa, i mezzi militari. Il Consiglio atlantico decideva l'11 marzo di far alzare in volo i suoi aerei radar sui cieli di Polonia e Romania per "monitorare la crisi in Ucraina", precisando che i voli di ricognizione saranno "esclusivamente" sul territorio dell'Alleanza. Ci mancherebbe altro!. I voli fanno parte dell'impegno dell'Alleanza Atlantica ad aumentare la vigilanza già deciso nelle settimane precedenti durante la riunione del Consiglio convocata su richiesta della Polonia che ha messo in moto i meccanismi di “autodifesa” militari dell'alleanza imperialista.
Le sanzioni americane erano partite per prime il 4 marzo quando la Casa Bianca annunciava il blocco dei rapporti militari e delle trattative bilaterali su scambi commerciali e investimenti con la Russia. Da Mosca rispondeva il consigliere presidenziale per l'economia Sergei Glazyev preannunciando che la Russia potrebbe valutare di ”abbandonare il dollaro" nelle transazioni commerciali e quindi vendere le proprie miliardarie riserve in valuta estera e i titoli del tesoro Usa. Fonti ufficiali del Cremlino smentivano il consigliere presidenziale definendo le sue come semplici "opinioni personali". Ma intanto l'avvertimento di possibili ritorsioni che potrebbero mettere seriamente in difficoltà gli Usa era stato lanciato. L'8 Marzo il ministero della Difesa russo ventilava la possibilità di sospendere le ispezioni straniere ai suoi arsenali di armi nucleari previste dall’accordo di Vienna del 2001 tra la Russia e la Nato sulla riduzione degli arsenali nucleari.
Il presidente russo Vladimir Putin in uno dei suoi tenti colloqui telefonici col collega e concorrente imperialista Obama sosteneva che le relazioni fra i due paesi non dovrebbero essere toccate dai disaccordi sull'Ucraina, le relazioni russo-americane
sono importanti “per assicurare la stabilità e la sicurezza nel mondo”, anche nella visione multilaterale sostenuta da Obama. In altre parole Putin dice a Obama che se vuoi una mano per il ritiro della Nato dall'Afghanistan, nella discussione sulla limitazione del nucleare iraniano e nel tenere comunque sotto controllo la crisi siriana, che per Mosca vuol dire anche non perdere la base navale di Tartus, l'unica nel Mediterraneo con quella in Crimea, non tirare troppo la corda sull'Ucraina.

12 marzo 2014