Con l'avallo di Renzi e la copertura di Napolitano
4 sottosegretari PD indagati non mollano la poltrona

“Io contesto fortemente che l’avviso garanzia in quanto tale sia immediatamente segno di colpevolezza... Con questo atteggiamento perdiamo il rispetto del principio costituzionale”.
A sostenerlo non è l'ex premier nonché delinquente matricolato, Silvio Berlusconi, bensì il nuovo premier Matteo Renzi rispondendo il 9 marzo nell’intervista di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, su RaiTre, ad una domanda sul ministro delle Infrastrutture e dei Trasportii Maurizio Lupi (Ncd) e sui 4 sottosegretari Pd tutti indagati e coinvolti in varie inchieste giudiziarie.
Altro che “rottura con le pratiche clientelari della vecchia politica”, altro che “svolta e rinnovamento”!
La scandalosa vicenda dei ministri e sottosegretari indagati e coinvolti pesantemente in varie inchieste giudiziarie e ciononostante piazzati dal Berlusconi democristiano Matteo Renzi con l'avvallo di Napolitano alla guida di importanti dicasteri; conferma che costui opera in perfettà continuità coi governi Berlusconi, Monti e Letta praticando le vecchie logiche dei boss democristiani durante i monocolori DC e del manuale Cencelli.
La linea filoberlusconiana che Renzi intende adottare anche sul fronte giudiziario l'aveva anticipata il 5 marzo, durante il question time alla Camera, la ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento, Maria Elena Boschi, rispondendo a un'interrogazione del M5S sull'inopportunità della nomina di Francesca Barracciu (Pd) a sottosegretario alla Cultura chiedendo al governo di dimissionarla in quanto, l'europarlamentare renziana di Nuoro, dopo aver vinto le primarie del Pd in Sardegna, fu costretta nel dicembre scorso a rinunciare alla candidatura proprio perché indagata per peculato nell'ambito delle indagini per la vicenda rimborsi al Consiglio Regionale della Sardegna. L'accusa è di aver incassato, illecitamente secondo la procura di Cagliari, 33 mila euro in rimborsi benzina. Ciononostante Renzi l'ha nominata sottosegretario alla Cultura forse proprio per compensare l'esclusione subita dalla corsa al governatorato della Sardegna.
Dopo le dimissioni di Antonio Gentile, che al momento non è nemmeno indagato, ma semplicemente accusato di aver esercitato pressioni affinché non venisse pubblicata la notizia del coinvolgimento di suo figlio in una inchiesta giudiziaria, in molti si erano illusi che il governo Renzi potesse davvero “fare pulizia nei palazzi”. E invece al question time la ministra Boschi ha difeso a spada tratta l'indagata Barracciu affermando fra l'altro: “Non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari solo sulla base di un avviso di garanzia, ma per opportunità politica... A oggi è iscritta nell'elenco degli indagati... L'avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela degli indagati per esercitare i diritti di difesa, non è un'anticipazione di condanna”. Ricordando anche che, il procedimento che riguarda la Barracciu è alla fase preliminare e che la stessa sottosegretaria ha chiesto “un'accelerazione delle indagini e che solo all'esito del procedimento il governo valuterà se chiedere le dimissioni o meno". Intanto, ha sentenziato Boschi, il sottosegretario Barracciu “potrà dare un contributo al governo di questo Paese e l'esecutivo non ha intenzione chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia rispettando il principio fondamentale della presunzione di innocenza”.
“Presunzione di innocenza” ad personam che vale solo per gli esponenti del Pd indagati e “opportunità politica” a totale discrezione del premier che può nominare chi gli pare.
Oltre alla Barracciu Renzi ha nominato anche i piddini Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e Vito de Filippo alla Salute, entrambi indagati per le rimborsopoli in Campania e in Basilicata più il Viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, indagato per abuso d'ufficio per aver commissionato, quando era presidente della Basilicata, un progetto di riorganizzazione degli uffici ad un professionista esterno anziché fare ricorso alle competenze regionali. Senza dimenticare il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture Maurizio Lupi indagato dalla procura di Tempio Pausania per concorso in abuso in atti d'ufficio in merito ad una nomina a commissario dell'Autorità portuale sarda.
Tutti personaggi a dir poco discutibili sul piano morale che godono della piena fiducia di Renzi e della copertura politica del nuovo Vittorio Emanuele Napolitano che in base all'articolo 54 della Costituzione ha il potere di contestare le nomine dei sottosegretari ma non ha alzato un dito perché è d'accordo con chi difende a spada tratta inquisiti e indagati.

19 marzo 2014