La Procura di Siena indaga sull'associazione a delinquere finalizzata a truffa aggravata al Monte dei Paschi
La banda del 5% ha fatto sparire 90 milioni nei paradisi fiscali

 
All’alba dello scorso 24 febbraio la polizia giudiziaria senese ha eseguito, su disposizione della Procura della Repubblica della città toscana, una raffica di perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta sul Monte dei Paschi (MPS) con riferimento al filone d’indagine sulla cosiddetta “banda del 5%”, organizzazione criminale finalizzata alla truffa, composta da banchieri e balzata agli onori delle cronache a gennaio dello scorso anno.
Da fonti della Procura si apprende che la truffa nei confronti dell’istituto di credito senese e di altri soggetti riguarderebbe circa 90 milioni di euro, 47 dei quali già sequestrati tra gennaio e ottobre 2013, tra gli altri, all’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri, al suo vice Alessandro Toccafondi e ai titolari della società Enigma.
Tra gli 11 indagati ci sono gli stessi Baldassarri e Toccafondi, i titolari di Enigma ma anche altri funzionari ed ex funzionari di MPS e broker esterni che avrebbero utilizzato la società Enigma per dirigere i soldi verso i paradisi fiscali sparsi per il mondo. I magistrati, già all'epoca, effettuarono rogatorie internazionali nei confronti di San Marino, Svizzera, Gran Bretagna e dell’Isola di Vanuatu, nell'Oceano Pacifico. Secondo quanto si apprende ora una nuova rogatoria sarebbe stata chiesta anche a Singapore, dove sono state rintracciate delle somme: i soldi trovati sarebbero riconducibili ad MPS e altri soggetti. Tuttavia la difficoltà di tali rogatorie stanno nel fatto che se gli Stati esteri destinatari della rogatoria non collaborano, l’inchiesta non può procedere oltre.
Per gli 11 indagati l’accusa è di associazione transnazionale a delinquere finalizzata a truffa aggravata e i pm avevano chiesto un anno fa l’arresto per 8 persone a causa dei forti indizi di inquinamento probatorio e pericolo di fuga reale e concreto. Oltre a Baldassarri e Toccafondi sono indagati l’ex responsabile della filiale di Londra della banca senese Matteo Pontone, l’ex funzionario MPS Antonio Pantalena, il socio fondatore e direttore della società Enigma Securities di Londra e legale rappresentante in Italia Fabrizio Cerasani e i tre brokers della stessa società Maurizio Fabris, David Ionni e Luca Borrone.
Il giudice per le indagini preliminari Ugo Bellini comunque non ritenne opportuno irrogare la misura cautelare della custodia cautelare, optando per la misura più blanda del divieto di espatrio.
Le indagini partirono dalla “cresta” del 5%, che secondo l’accusa i componenti dell’associazione criminale pretendevano da quanti volevano fare affari con MPS, che risulta perciò parte lesa nel procedimento. I proventi poi sono stati quasi tutti trasferiti all'estero, in particolare in alcuni paradisi fiscali.
Ecco il nuovo modo di governare di cui si è sempre vantata la “sinistra” borghese e in particolare gli eredi di quel partito che si autodefiniva “dalle mani pulite”.

19 marzo 2014