Le religioni oppio dei popoli
(Seconda parte)

di Eugen Galasso
Pubblichiamo la seconda e ultima parte dell'articolo di Eugen Galasso. La prima parte è stata pubblicata sul n. 11/2014.
 
Lo smascheramento delle religioni, almeno in "Occidente", inizia quantomeno con Niccolò Machiavelli (1469-1527), che la considera in stretta connessione con gli interessi politici del "Principe" ("De Principatibus", "sui principati" si chiama la sua opera più famosa), ritenendo, tra l'altro, il Cristianesimo inferiore al Paganesimo, perché troppo interessato alla trascendenza e all'"al di là" piuttosto che all'"al di qua", a quanto è umano e terreno. Riprendendo lo spirito di Boccaccio ma anche di Dante, la sua polemica anticlericale è costante, in particolare quando nella "Mandragola" mostra nel personaggio di "Fra' Timoteo" la quintessenza della corruzione. Si dirà:anticlericalismo, non demistificazione della religione;invece non è vero, perché mostrando la dabbenaggine dei "semplici", Machiavelli insiste, però, soprattutto sulla malizia (non sull'astuzia da "golpe e lione") di personaggi che vogliono convincere con argomenti falsi, quelli, appunto, della religione, certo usata (come praticamente sempre) come "instrumentum regni", strumento di dominio.
In un altro Fiorentino, Francesco Guicciardini (1483-1540), generalmente considerato l'"Anti-Machiavelli", in quanto si era contrapposto all'"utopismo" machiavelliano il suo realismo, il giudizio sulla religione è inequivocabile: se da un lato egli ritiene la sua opera è costantemente rivolto contro la chiesa e i preti, se uno dei tre desideri espressi "innanzi alla mia morte" è di vedere "il mondo liberato da questi scellerati preti" (dai "Ricordi, 14"), nella stessa opera, sotto un'apparenza di prudenza iniziale, egli demistifica ancora più duramente la religione: "Non combattete mai con la religione, né con le cose che pare che dipendono da Dio, perché questo obietto ha troppa forza nella mente degli sciocchi" (Ricordi, 31). Non appare lecito un'identificazione degli "sciocchi" del Guicciardini con le classi popolari, specie se consideriamo il fatto che, fino all'inizio del secolo 20°, in particolare nell'Italia "coperta di preti" (Jacques Brel), la chiesa cattolica si batteva convintamente contro l'istruzione obbligatoria.
 

Cattolicesimo e protestantesimo
Fosse stato per il Partito Popolare, la Democrazia cristiana e i loro baluardi più che "in cielo", nel Vaticano, l'istruzione obbligatoria fino a 14 anni con successive aggiunte (potenzialmente, ma mai realmente, fino al diciottesimo anno d'età), non si sarebbe realizzata mai. Se in ambito cristiano la Riforma protestante segna un (peraltro solo relativo) progresso dal punto di vista della demistificazione degli elementi superstiziosi-miracolistici della religione, dal punto di vista politico, Martin Lutero (Martin Luther, 1483-1546), Giovanni Calvino (Jean Cauvin, 1509-1564), e Ulrico Zwingli (Huldrych Zwingli, 1484-1531) dal punto di vista politico furono tenacemente conservatori, anzi in parte dei "sinceri" (nel difendere le classi privilegiate) reazionari: come Lutero che, confrontato con la guerra contadina in Germania, in parte dell'Austria e della Svizzera, in Olanda, in parte dell'Italia settentrionale, scelse decisamente di difendere i principi, il cui potere deriverebbe da Dio (sic!).
La vera rivoluzione deriva invece da personaggi quali Rodolfo Belenzani (1372-1409), Thomas Muentzer (anche Muenzer, pure se la grafia corretta sarebbe la prima), Michael Gaismayr (1490-1532), rispettivamente nel Trentino, in Germania del Nord, nel Tirolo del Sud e anche nel Veneto. Se per Muenzer e Gaismayr vale sicuramente la definizione di Friedrich Engels, nell'opera "Der deutsche Bauernkrieg" (La guerra contadina germanica) di "Urkommunismus", ossia di comunismo allo stato iniziale, fondativo, per Belenzani) di cui Engels non aprla), pur se il suo (e dei suoi non pochi seguaci) motto era "E via el popolo e el signor e mora i traditor!", gli elementi per affermarlo non bastano.
Ma a questo proposito, se cito i "fautori", i "leader", devo ammettere che lo faccio per comodità descrittiva: la storia è storia del popolo, dei popoli, delle classi sociali, pena il ricadere nella storia delle "grandi individualità", in quell'"idealismo storico" che giustamente il Mao contrappone alla corretta concezione marxista-leninista del "materialismo storico". Importanti e lodevoli, ma anche assolutamente individuali ed elitarie sono invece esperienze come quelle di Giordano Bruno (1548-1600), notoriamente bruciato sul rogo in Campo de' Fiori a Roma, che dal punto di vista della demistificazione della religione compie comunque un'operazione fondamentale, negando l'esistenza di un Dio creatore, della Trinità, della "Provvidenza" di Dio nel mondo. Ben più importante l'opera di Jean Meslier (la cui opera "Testament”), vissuto dal 1664-1729 sono state recentemente tradotte in italiano), che nel "Testament", parla di fausseté (falsità) “des prétendues visions et révélations divines" (delle pretese rivelazioni divine) ma anche della "prétendue existence des dieux" (pretesa esistenza degli dei, dove ovviamente si intende anche il Dio ebraico-cristiano).
Ne aveva ben donde, peraltro, essendo stato sempre prete, anzi per meglio dire curato di campagna. E come tale, Meslier, vuole prima di tutto, informare il popolo della falsità della religione, mettendolo in guardia per il fatto che, con la religione giustifica l'oppressione sociale e la falsa (cioè imposta, innaturale) concordia tra le classi.
 

Lo smascheramento della religione
L'illuminismo, in gran parte deistico (credenza in una divinità razionalmente attingibile), panteistico, solo in parte ateistico, è sostanzialmente quello di François-Marie Arouet detto Voltaire (1694-1778), per il quale, se vale l'affermazione "Écrasez l'infâme" (schiacciate l'infame, intendendo ogni religione fatta chiesa, cioè istituzionalizzata), come scrive nel "Traité de la tolérance" (trattato della tolleranza), vale però anche il "Si Dieu n'existait pas, il faudrait l'inventer" ("Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo", dalll'"Épitre à l'auteur du livre des Trois Imposteurs" (epistola all'autore del libro dei tre impostori, un libello anonimo che smascherava Mosé, Gesù e Mohammed come tre impostori). In altri termini: Voltaire, tipico esponente della borghesia illuminata, teme lo scatenamento di forze incontrollabili (leggi: rivolte, rivoluzioni), nel caso non si creda più in un Dio, non inteso dogmaticamente ma razionale, quale "grande orologiaio del mondo" (Voltaire era massone, e "grande architetto del mondo" non è così diverso da "grande orologiaio"), ossia "ordinatore" del mondo stesso.
Non a caso solo gli esponenti più radicali della Rivoluzione francese, quali François Noël (detto Gracchus) Babeuf (1760-1797) e Filippo Buonarroti (1761-1837), Pisano, discendente da Michelangelo, tranquillamente definibili quali "comunisti prima di Marx", privi cioè, perché predecessori, della teoria e della prassi dei Maestri, sono espressamente atei.
 

Il marxismo e la religione
In Marx ed Engels tutto ciò, "vede finalmente terra", per usare una celebre espressione del grande filosofo borghese Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), per alcuni versi "maestro" di Marx ed Engels. Dice Marx nel 1844, scrivendo l'introduzione a "Per la critica della filosofia del diritto di Hegel": "La religione è il grido soffocato della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, come è lo spirito di un mondo senza spirito. Essa è l'oppio del popolo" . Consideriamo che quando Marx scrive queste frasi, la prima guerra dell'oppio tra Cina e Regno Unito (1839-1842) si era già svolta e l'uso dell'oppio era già diffuso in Europa, in particolare per il "fascino orientale" esercitato sui borghesi romantici.
Ad occuparsi poi di religione sarà soprattutto Friedrich Engels (1820-1896), che analizza le diverse valenze del cristianesimo, non solo nella citata opera sulla guerra contadina, ma anche nella "Storia del cristianesimo primitivo" (Urchristentum, nell'originale), dove mostra l'evoluzione dogmatica e reazionaria del cristianesimo, quando esso si "fa chiesa", rilevando le origini concrete, storico-economiche del cristianesimo stesso, dapprima religione degli oppressi, poi degli oppressi, per semplificare brutalmente.
Sarà Lenin in "Socialismo e religione" (1905) a precisare ulteriormente il concetto affermando: "L'impotenza delle classi sfruttate nei confronti degli sfruttatori produce necessariamente la credenza in una vita migliore nell'oltremondo, come l'impotenza dell'uomo primitivo nei confronti della natura produce la credenza in dèi, diavoli, forze miracolose... La religione è oppio per il popolo" : ecco allora che la lotta contro chiese e religioni (quella ortodossa, quella cattolica, quella islamica) nell'URSS ma potenzialmente nei proletari di tutto il mondo diventa scelta necessaria e ineliminabile, come dimostra poi anche Stalin, che nelle sue opere e nella sua azione (come sempre nei Maestri, si tratta di un'endiadi, di un'unità in due fasi tanto connesse da essere unite, di un'unità dialettica) difese il Diamat (materialismo dialettico) e lo Histomat (materialismo storico), dove entrambi sostengono un ateismo che richiami le concezioni suddette, ossia la religione quale surrogato della rivoluzione proletaria. Anche l'ironica domanda rivolta a Pierre Laval, primo ministro francese "Quante divisioni ha il papa?"è da leggere come esempio di concretezza storico-politica, come richiamo anti-utopistico alla scienza, alla realtà.
Del Presidente Mao si è detto, nella sua critica implacabile di quella religione, pur diversa da quelle "trascendenti" occidentali, tanto da venire considerata da taluni, erroneamente, una "non religione". Costante, nella sua opera (intesa nel duplice senso, come negli altri Maestri), la lotta contro il confucianesimo e le altre religioni, colpevoli di "far girare all'indietro la ruota della storia", emblematica espressione del Presidente. Ciò vale a fortiori oggi, quando sembra prevalga il disincanto, mentre prevale la "self-made religion" (religione fai da te), con culti presuntamente "neopagani", "occultistici", da "new age" e "next age", che favoriscono il quietismo sociale ("pace sociale") e l'individualismo più sfrenati.
 

19 marzo 2014