Roma
5mila in corteo contro la repressione
I movimenti si preparano alla “prima manifestazione contro il governo Renzi” il 12 aprile

Riecheggiando la celebre frase di Mao “Ribellarsi è giusto contro i reazionari”, i movimenti hanno scelto la parola d'ordine “quando l'ingiustizia si fa legge ribellarsi è necessario” per dare il titolo alle due giornate nazionali di lotta svoltesi a Roma il 14 e 15 marzo con assemblee, piazze tematiche e il partecipato corteo conclusivo.
Nel pomeriggio del 14 in un dibattito nazionale è stato fatto il punto sulla repressione generalizzata che colpisce tutti i movimenti di opposizione alle politiche antipopolari dei recenti governi e le fasce più deboli della società, in primo luogo i migranti e i reclusi. Di particolare interesse politico la discussione che ha messo a nudo l'ipocrisia intrinseca nel “paradigma legalitarista”, usato dalle istituzioni politiche e dalla magistratura in questo momento di forti conflitti sociali, per criminalizzare le lotte, bloccarle e reprimerle, incriminarne e condannarne gli elementi più attivi, com'è successo ai leader No TAV e agli attivisti del movimento per il diritto all'abitare duramente repressi per aver contestato a Roma il 31 ottobre del 2013 il vertice della conferenza Stato-Regioni, per incarcerare, per rinchiudere i migranti nei CIE. Un paradigma contro il quale i movimenti hanno rivendicato la giustezza e la necessità di ribellarsi e lottare.
Tra i movimenti di lotta e le associazioni che hanno preso parte al dibattito, i lavoratori del trasporto pubblico Firenze in lotta, Movimento No Tav, Movimenti per il diritto all’abitare (Roma, Firenze), No Cie, Osservatorio sulla Repressione, ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa).
Una splendida giornata di sole ha accolto la manifestazione nazionale svoltasi il 15 marzo. Il concentramento a Piramide, previsto per le 15, è stato preceduto da 4 piazze tematiche: alla metro Rebibbia, per parlare di sistema carcerario e controllo sociale, a piazza Indipendenza, di frontiere e movimento, a stazione Tiburtina, di territori e devastazioni ambientali, e davanti all'ex deposito ATAC a San Paolo, di precarietà abitativa e sociale.
Il colorato corteo, con diversi striscioni e bandiere delle lotte attualmente in corso, dai No TAV ai no MUOS, ai movimenti per il diritto all'abitare, ai diversi collettivi studenteschi, è stato vivacizzato da migliaia di manifestanti, anche in presenza di alcune provocazioni da parte delle “forze dell'ordine”, che avevano fermato e trattenuto due pullman provenienti da Napoli. Il corteo si è mosso verso il ministero della Giustizia in via Arenula, passando sotto il carcere di Regina Coeli, una delle carceri dove sono rinchiusi centinaia di giovani vittime della Fini-Giovanardi, o migranti che la Bossi-Fini ha condannato alla marginalità sociale.

Cresce l'opposizione al governo Renzi
La due giorni ha certamente il merito di aver puntato i fari sulla strategia governativa della repressione delle lotte da Nord a Sud Italia.
Ha il merito di aver puntato il dito contro alcuni dei devastanti progetti del governo Renzi. Uno per tutti, il “piano casa”, giustamente definito da un'esponente dei BPM (Blocchi precari metropolitani) “Non un piano casa, ma un piano di rilancio del cemento” che tra le sue pieghe lancia un violentissimo attacco ai movimenti per il diritto all'abitare, con l’articolo 5, che dispone anche in forma retroattiva l’assoluto divieto a concedere le residenze e gli allacci delle utenze negli spazi abitativi occupati “abusivamente”. Si tratta di “una diretta minaccia di sgomberi generalizzati in tutta la penisola”, denunciano gli attivisti per il diritto all'abitare. Un piano che lascia fuori le situazioni di profondo disagio, come gli sfrattati e i disoccupati. Contro questo piano e per chiedere la cancellazione dell'articolo 5 i movimenti risponderanno già dalla prossima settimana con “l'assedio delle Prefetture, degli Enti locali, del parlamento”.
Ma tra i principali dati politici emersi da questa due giorni è che altre voci contro il governo Renzi si stanno levando, dopo quella del PMLI, che il 25 febbraio del 2014 nel documento dell'UP “Spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi”, ne aveva immediatamente analizzato il programma definendolo di destra e individuato la sua essenza antipopolare in continuità con i precedenti governi, rispetto ai quali “non c'è una inversione di tendenza della politica economica e sociale, sia pure nell'ambito del capitalismo”.
“Fermare il governo Renzi”, è una parola d'ordine ricorsa nelle interviste e che sta evidentemente maturando nei movimenti di lotta che si preparano alla manifestazione nazionale del 12 aprile: di fatto la prima contro il governo Renzi. Salutiamo questi propositi di lotta perché il governo del Berlusconi democristiano non merita alcuna fiducia. Per fermarlo bisogna spazzarlo via senza indugio e con la massima determinazione, cominciando dalle fabbriche, e tutti i luoghi di lavoro, dalle scuole e università, per dar vita nelle piazze ad una dura opposizione di classe e di massa.
Il PMLI farà la sua parte, ed è pronto a unirsi con tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose che si professano di sinistra, che hanno capito l'inganno di Renzi e sono disposte a rovesciare il suo governo.
 

19 marzo 2014