La Sorgenia ne è proprietaria (39%) insieme a Gdf (50%)
La magistratura chiude la centrale Tirreno Power
I suoi fumi originati dalla combustione di carbone avrebbero causato la morte di oltre 400 persone
De Benedetti a Vado Ligure come i Riva a Taranto

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Savona ha accolto la richiesta del pm di sequestrare la centrale elettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure di proprietà per il 50% della società francese Gaz de France e per il 39% dell’italiana Sorgenia controllata dalla Cir di Carlo De Benedetti.
Esattamente come è accaduto a Taranto per l’Ilva dei Riva, la procura della Repubblica del capoluogo di provincia ligure indaga da tempo sulle emissioni dell’impianto di Vado Ligure, e prima di richiedere il sequestro dell’impianto ha incaricato dei tecnici del ministero dell’Ambiente che hanno effettuato rigorose verifiche e che hanno accertato il mancato rispetto di alcuni limiti imposti dall’Autorizzazione integrata ambientale.
L’ordinanza con cui il gip savonese ha disposto il sequestro parla con assoluta certezza di nesso di causalità tra le emissioni della centrale e numerose patologie riscontrate nell’area che hanno provocato la morte di 442 persone tra il 2000 e il 2007.
Per il procuratore Francantonio Granero l’impianto ha provocato nel periodo tra il 2005 e il 2012 circa 2.000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e circa 450 ricoveri di bambini per patologie respiratorie e attacchi d’asma.
Sull’attività di Tirreno Power sono aperte da tempo due inchieste giudiziarie: una per disastro ambientale - che ha visto l’iscrizione nel registro degli indagati l’ex direttore dell’impianto Giovanni Gosio e l’attuale direttore Pasquale D’Elia oltre a un terzo indagato sul cui nome nulla è trapelato e che potrebbe essere proprio De Benedetti - e una per omicidio colposo.
L’indagine per omicidio colposo delinea un quadro inquietante: i vertici dell’impianto avrebbero truccato deliberatamente i dati sulle emissioni pur di mantenere in funzione la centrale a carbone di Vado Ligure, e questo è potuto accadere grazie alla oggettiva complicità delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare la provincia di Savona, che hanno per anni e anni omesso i controlli cui erano tenute, dando per scontato che i dati forniti dalla stessa società fossero veritieri.
È proprio l’assenza di controlli pubblici sull’impianto che chiama in causa responsabilità e quindi rischia di fare entrare nell’inchiesta Carlo De Benedetti in persona che, il burattinaio nonché grande finanziatore dei partiti di “centro-sinistra”, e non è forse un caso che proprio l’amministrazione di “centro-sinistra”, rimasta in carica fino al 2008 alla provincia di Savona, ha chiuso per decenni non uno bensì tutti e due gli occhi sulla pericolosità delle emissioni di fumo di Tirreno Power.
Per valutare l’impatto delle emissioni di fumi derivanti da combustione e di polveri provocate dal carbone stoccato a cielo aperto i periti della procura hanno constatato che i licheni, piante sensibilissime all’inquinamento, si sono progressivamente diradati nell’area attorno alla centrale sino a sparire completamente nelle immediate vicinanze
Il giudice per le indagini preliminari a pagina 37 dell’ordinanza di sequestro punta il dito contro quella che considera una chiara e deliberata scelta da parte della società di tenere in piedi l’impianto nonostante la consapevolezza della pericolosità, proprio come per l’Ilva di Taranto: “la gestione dell’impianto a livelli nettamente superiori a quelli imposti dalle Bat è certamente attribuibile ad una precisa scelta gestionale della società. Tale scelta volontaria è stata adottata e tenuta nonostante la consapevolezza del danno arrecato all’ambiente e alle rilevanti dimensioni dello stesso”.

19 marzo 2014