Renzi si allinea al diktat dell'Ue
Il Fiscal compact va rispettato

 
L'agenda del vertice del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 marzo prevedeva la discussione di argomenti “ordinari” quali l'energia, il clima, le relazioni internazionali e la preparazione del prossimo summit Ue-Africa. Ovviamente l'argomento politico centrale era la crisi ucraina e il primo impegno della giornata dei lavori è stato la firma da parte del nuovo governo di Kiev dei capitoli politici dell'accordo di associazione dell'Ucraina all'Unione europea.
Era anche il primo vertice del nuovo presidente del consiglio italiano, il Berlusconi democristiano Matteo Renzi, che il settimanale britannico The Economist ha definito un ”giocatore d’azzardo che va di fretta” e che “ad ogni tappa del suo tour ha avuto lo stesso obiettivo, quello di avere qualche margine di tipo fiscale per il suo piano che punta a sostenere la fragile ripresa economica italiana”. Nel caso specifico voleva l'avallo europeo a raggiungere il massimo valore del 3% del deficit rispetto al pil, col rischio di sforarlo, e al termine del vertice è dovuto tornare a casa allineandosi al diktat della Ue e a garantire che il fiscal compact sarà rispettato come gli hanno ingiunto prima la cancelliera Merkel e dopo il presidente della Commissione europea Barroso negli incontri privati.
Nella conferenza stampa di fine vertice Renzi sottolineava che “con Ue né conflitti né sudditanza. La posizione dell'Italia non è cambiata, siamo in linea di assoluta continuità con i governi che ci hanno preceduto”, quindi in assoluta sudditanza alla linea economica e finanziaria accettata e eseguita in successione dai governi Berlusconi, Monti e Letta.
"Nessuna conflittualità con i vertici Ue", sottolineava Renzi dopo che la strigliata ricevuta da Barroso il 19 marzo aveva fatto il giro delle agenzie. Nei giorni precedenti il vertice Renzi aveva ventilato la possibilità di portare il deficit dal 2,6 al 3% del Pil per coprire i costi delle riforme promesse. Un azzardo perché se i conti a consuntiva risultassero peggiori del previsto l'Italia supererebbe il limite messo dal trattato di Maastricht e finirebbe sotto la penalizzante procedura per deficit eccessivo che ne ingesserebbe definitivamente le scelte di politica economica.
Barroso si limitava a commentare che "Renzi ha detto a me, come aveva fatto con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che farà le riforme nel rispetto del trattato Ue, del patto di stabilità e di crescita e anche del fiscal compact". Come dire, fai bene i conti perché non ci saranno deroghe.
E Renzi aggiungerà che “il fiscal compact è un impegno che abbiamo preso e che, come tutte le regole, confermiamo. Lo rispetteremo con tutti i paletti”. Sarà rispettato nel Documento di economia e finanza (Def) da approvare entro il prossimo 10 aprile e che sarà inviato a Bruxelles per avere il via libera, quella “bollinatura” che Renzi affermava di non volere dalla Ue.

26 marzo 2014