Lo rileva l'Ocse
Il 15% delle famiglie è senza reddito
Persi 2400 euro in 6 anni
Il 15,4% dei giovani è povero

Mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, le masse popolari e in particolare i giovani precipitano sempre più nel baratro senza fondo della povertà, della disoccupazione e della precarietà.
A certificarlo è l'ultimo rapporto dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) intitolato “Uno sguardo sulla società: Italia la crisi e le sue conseguenze” e pubblicato a metà marzo.
Nel rapporto fra l'altro si legge che “Il reddito medio in Italia ha subito una diminuzione di circa 2400 Euro rispetto al 2007, arrivando ad un livello di 16.200 euro procapite nel 2012. Si tratta di una delle riduzioni in termini reali più significative nell’Eurozona – in media, la diminuzione nei redditi nei Paesi dell’Eurozona è pari a 1.100 Euro. La notevole riduzione dei redditi riflette il deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro per tutte le fasce della popolazione, i giovani in particolare. Con un livello del 55%, la percentuale di persone in età lavorativa occupate è la quarta più bassa tra i 34 Paesi dell’OCSE. Tra il 2007 e il 2013, la disoccupazione è aumentata ad un tasso di 5 100 lavoratori per settimana, e più di un quinto dell’aumento totale della disoccupazione nell’Eurozona è dovuto all’Italia”.
Nel 2011, il 13,2% dei giovani ha dichiarato di non potersi permettere di comprare cibo a sufficienza (contro il 9,5% nel 2007) e il 7,2% di aver rinunciato a far ricorso a delle cure mediche per motivi economici.
L'Ocse aggiunge che: “Meno di 4 disoccupati su 10 ricevono un sussidio di disoccupazione e l’Italia, assieme alla Grecia, è uno dei due soli Paesi europei privi di un comprensivo sistema nazionale di sussidi rivolti ai gruppi a basso reddito. Allo stesso tempo, le famiglie relativamente più abbienti hanno maggior accesso ai benefici dal sistema di protezione sociale rispetto ad ogni altro Paese in Europa... A causa della mancanza di un efficace sistema di previdenza sociale per le famiglie più svantaggiate, e a causa del supporto limitato per quanti cercano attivamente lavoro, vi sono crescenti rischi che le difficoltà economiche e le disuguaglianze diventino radicate nella società. Con una diminuzione nei redditi del 12% in totale tra il 2008 e il 2010, il 10% più svantaggiato della popolazione ha subito perdite molto superiori rispetto al 10% più ricco, per il quale la perdita è stata pari al 2%”.
Tra il 2007 e il 2010, il tasso di povertà tra i giovani (18-25 anni) in Italia è aumentato di tre punti percentuali, arrivando al 15,4%, e quello degli under 18 di 2 punti percentuali al 17,8%. Giovani e giovanissimi sono così diventati le fasce d'età con il tasso di povertà più elevato, davanti ai quarantenni (13,4%) e agli over 75 (11,7%). Un trend che, secondo gli esperti Ocse, si sta confermando anche per gli anni successivi. La percentuale di giovani italiani che sono disoccupati o inattivi, e non sono né in educazione né in formazione (i cosiddetti 'Neet') è aumentata di 5 punti tra il 2007 e il 2012, arrivando al 21,1%. Il dato italiano e' il terzo più elevato tra i Paesi aderenti all'organizzazione, dopo Turchia (26,7%) e Grecia (27,3%).
“Nel 2013, la disoccupazione giovanile in Italia ha superato per la prima volta il 40% e più di 1 giovane su 5 tra i 15 e i 25 anni non è né occupato né cerca lavoro – si legge ancora nel rapporto - Il cosiddetto tasso NEET (not in employment, education, or training – non occupato, né studente, ne coinvolto in un corso di formazione) è più elevato che in Messico e Spagna, e il terzo più alto tra i Paesi dell’OCSE, dopo la Grecia e la Turchia. I giovani che non hanno diritto di ricevere alcun sussidio di disoccupazione fanno spesso affidamento sulla famiglia. Tuttavia, permane per i giovani la mancanza di servizi adeguati che favoriscano l’occupazione, come ad esempio corsi di formazione e assistenza nella ricerca di lavoro, poiché questi ultimi sono più spesso riservati a quanti ricevono i sussidi di disoccupazione. Inoltre, con una crescita del 50% nel numero di persone che si trasferiscono in altri Pesi OCSE dall’inizio della crisi, il fenomeno dell’emigrazione ha ulteriormente accentuato la pressione demografica che colpisce il Paese”.
Con il sistema attuale, scrive l'organizzazione parigina, "meno di 4 disoccupati su 10 ricevono un sussidio", e l'Italia è la sola in Europa insieme alla Grecia non avere "un comprensivo sistema nazionale di sussidi a basso reddito". C'è quindi il rischio che "le difficoltà economiche e le disuguaglianze diventino radicate nella società". Uno degli effetti di questa "mancanza di un efficace sistema di previdenza sociale". dice ancora l'Ocse, si riscontra nella distribuzione della perdita di reddito tra le diverse fasce della popolazione. Tra il 2007 e il 2010, il 10% più povero ha perso in media il 6% all'anno del proprio reddito disponibile, mentre il 10% più ricco ha perso solo l'1% senza considerare che la forbice si è molto allargata in questi ultimi tre anni.
Insomma cambiano i governi, cambiano i suonatori, ma la musica per le masse popolari e giovanili, sfruttate e oppresse, peggiora sempre di più.

2 aprile 2014