Corrispondenza delle masse
Costretto alle dimissioni, cerca l'impunità facendosi eleggere al parlamento europeo
Sei anni di reclusione e interdizione perpetua per il governatore della Calabria Scopelliti (NDC)
Ha falsificato i bilanci di Reggio Calabria quand'era sindaco

Il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti (NCD) è stato condannato in primo grado dal tribunale di Reggio Calabria a 6 anni di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e il pagamento di una provvisionale di 120 mila euro, per abuso d'ufficio e falso in atto pubblico per avere falsificato, quando era sindaco di Reggio Calabria, i bilanci del 2008 e del 2009 del comune ai fini “del consenso” provocando un “buco” di bilancio di oltre 87 milioni di euro, su 170 milioni complessivi di debiti contratti dall'amministrazione comunale in quegli anni.
Condannati anche i revisori dei conti del comune Carmelo Stracuzzi, Domenico D'Amico e Ruggero Ettore De Medici, imputati di falso, a 3 anni e 6 mesi di reclusione e una provvisionale di 20 mila euro ciascuno.
L'inchiesta è cominciata dalle autoliquidazioni per un importo di 750 mila euro e in relazione al suo incarico di rappresentante del comune nella Commissione tributaria di Orsola Fallara, la potente dirigente dell'ufficio finanze del comune di Reggio e amica d'infanzia di Scopelliti, morta “misteriosamente” suicida dopo aver bevuto l'acido muriatico nel dicembre del 2010, e si è poi allargata alla intera contabilità del comune.

Un “suicidio” sospetto
Il “suicidio” con ingestione di acido muriatico che brucia la gola, che impedisce di parlare è una delle “pratiche” che la ’ndrangheta ha sempre riservato ai pentiti e ai traditori soprattutto alle donne, basta pensare a Tita Buccafusca, moglie di Pantaleone Mancuso, detto “Luni Scarpuni” di Vibo Valentia o a Maria Concetta Cacciola che aveva deciso di collaborare con la giustizia parlando di ciò che sapeva sulla sua famiglia e sui Bellocco di Rosarno.
Il Pm Sara Ombra aveva chiesto per Scopelliti 5 anni di reclusione, la sentenza del collegio giudicante, presieduto dal giudice Olga Tarzia, è dunque ancora più severa, riconoscendo nella Fallara il ruolo di assessore-ombra di Scopelliti.
A seguito della condanna il fascista mal-ripulito Scopelliti si è finalmente dimesso da governatore commentando rabbiosamente la sentenza: "Le sentenze si rispettano però non posso non commentarla. È una sentenza clamorosa che lancia un messaggio inquietante e pericoloso per tutti coloro che rivestono una carica istituzionale. C'è però una certezza: ad oggi non è emerso un solo elemento probatorio da cui emergono mie responsabilità".
Giuseppe “Peppe” Scopelliti, reggino, classe 1966 inizia giovanissimo la sua carriera politica al grido di “boia chi molla è il grido di battaglia” direttamente nel profondo delle fogne più nere e schifose.
Precisamente nell'organizzazione giovanile dell'allora Movimento Sociale Italiano-Destra nazionale: il Fronte della gioventù diventandone nel 1991 segretario provinciale a Reggio e nel 1993 segretario nazionale, all'ombra di arnesi fascisti quali Gasparri, La Russa e lo stesso Gianfranco Fini del quale diventa plenipotenziario in Calabria.
Nel 1994 tenta la scalata al parlamento europeo ma risulterà secondo dei non eletti, nel 1995 gli riesce l'elezione al consiglio regionale con Alleanza Nazionale, diventando presidente del consiglio regionale. Nel 2000 viene rieletto in consiglio e nominato assessore al Lavoro nella giunta di Giuseppe Chiaravallotti (altro vecchio arnese al centro di mille inchieste).
Nel 2002 viene eletto sindaco di Reggio Calabria battendo Demetrio Naccari Carlizzi, suo accusatore anche nel processo Fallara, e viene riconfermato nel 2007, consegnando la città dello stretto a un perverso intreccio fra 'ndrangheta, massoneria e mafia dei colletti bianchi a spese dei contribuenti, inaugurando opere mai completate e regalando appunto quattrini pubblici ai suoi “amici” per creare consenso e tentare la (riuscita) scalata a palazzo Alemanni, finendo con il distruggere definitivamente Reggio, tanto che il comune diretto dal suo successore Demetrio Arena, ora assessore regionale alle attività produttive, è il primo capoluogo di provincia d'Italia a essere sciolto per mafia ed è l'unica città metropolitana d'Italia insieme a Napoli a rischio bancarotta.
I debiti del comune di Reggio sono oggi, secondo la corte dei conti, ben 697 milioni, una situazione da default e dissesto totale aggravata dalla bocciatura da parte della stessa corte dei conti del piano finanziario di rientro definendo il comune in “stato di sostanziale decozione”.

Dal PDL al NCD di Alfano
Nel 2010 in quota PDL strappa la poltrona di governatore ad Agazio Loiero raccattando poco più di 600 mila voti su oltre 1milione e 800 mila aventi diritto al voto.
Nel 2013 passa al Nuovo Centrodestra di Alfano insieme ad arnesi come i Gentile (il senatore Antonio “U Cinghiale” Gentile viene nominato da Renzi sottosegretario alla giustizia ma è costretto alle dimissioni per il caso della censura a “L'Ora della Calabria”, il fratello Pino Gentile è assessore regionale ai lavori pubblici), diventando coordinatore nazionale dei circoli ed esponente di primo piano del partito che ora sostiene Matteo Renzi, governando così da destra la Calabria e, con il PD, l'Italia intera a Palazzo Chigi.
La sua “ripulitura” da fascista doc, iniziata fin dai tempi di AN, non è mai stata credibile, lo dimostra la sua terribile, fascistissima, antipopolare e filomafiosa politica a Reggio, così come alla Regione Calabria.
Basta pensare poi alle sue dichiarazioni omofobe di qualche mese fa, o all'intitolazione nel 2006 dell'area ex Arena dello stretto, oggi Anfiteatro, al mazziere fascista Francesco “Ciccio” Franco, senatore e famigerato per aver egemonizzato con il MSI i “moti di Reggio” degli anni 70. In quella occasione Scopelliti definì Franco “Un modello per la destra di oggi” e concluse: “I fatti di Reggio furono un'esperienza di popolo sintomatica, riferita ad un periodo storico scandito da un particolare fermento e brillantemente guidato da Franco e da tutti gli altri esponenti”.
E infatti proprio in questi giorni si è recato in visita al monumento a Ciccio Franco sul lungomare di Reggio per trovare “ispirazione” dopo la condanna, quasi ad indicare un legame filiale con Franco, il quale, va ricordato fu accusato per anni fra le altre cose di essere uno dei mandanti della strage di Gioia Tauro ovvero il procurato deragliamento del treno direttissimo Palermo-Torino del 22 luglio del 1970, avvenuto a poche centinaia di metri dalla stazione di Gioia Tauro e il cui tragico bilancio fu di 6 morti e più di settanta feriti.
Ancora, ad un convegno con i fascisti vecchi e nuovi nell'ambito della manifestazione Atreju 2013 avente per titolo “Anni di porfido. Storia di un movimento chiamato Fronte della Gioventù”, dirà dei suoi trascorsi da camerata: “Da diciotto anni ricopro incarichi istituzionali e non ho mai perso lo spirito di un tempo, sono rimasto un militante delle nostre idee. Ho un solo rammarico, fino a qualche hanno fa eravamo una grande comunità mentre ora siamo divisi".
Impossibile in poco spazio citare tutti gli scandali e le inchieste in cui viene coinvolto negli anni, così come sarebbe inutile citare i dati dello sfascio totale provocato dalla sua politica, lo sanno anche i sassi come è stata ridotta la Calabria e del resto, basta viverci in Calabria per assaggiare le “delizie di governo” della destra ma anche della “sinistra” borghese ora sua alleata.
Adesso è costretto alle dimissioni, ma non va dato per “finito” politicamente, perché sta pensando di assicurarsi l'impunità con l'elezione al parlamento europeo con il suo Partito, per effetto delle incongruenze della legge Severino, che lo sospende per 18 mesi fino alla sentenza di secondo grado ma che non gli impedisce affatto di candidarsi non essendo definitiva la condanna.
La regione ora rischia la paralisi, sullo sfondo la bocciatura della Corte costituzionale del nuovo statuto regionale, dell'aumento a 40 del numero dei consiglieri regionali, senza considerare le lotte intestine già scatenatisi fra i politicanti borghesi.
L'ipotesi più probabile è che si voti per la regione fra giugno e ottobre, ma la situazione è in movimento,al momento si registra una guerra nel PD renziano fra Mario “palla palla” Oliverio (ex deputato ora presidente della provincia di Cosenza) che ci tiene così tanto a fare il governatore da dire che “non accetterò contentini come la candidatura al parlamento europeo”, il già citato Demetrio Naccari Carlizzi (a sua volta inquisito per concussione, corruzione e falsità ideologica per fatti relativi all'ospedale di Reggio negli anni in cui era assessore con Loiero) che Renzi preferirebbe a Oliverio dopo il rifiuto del procuratore aggiunto della procura di Reggio Nicola Gratteri, già in pole position come ministro di Giustizia del governo Renzi, ma sul quale c'è stato il veto di Giorgio Napolitano.
Potrebbe alla fine essere candidato lo stesso segretario regionale e deputato del PD Ernesto Magorno, ex sindaco di Diamante (Cosenza) ed ex consigliere provinciale, mche intanto gira la Calabria (con lo stesso Renzi a Scalea, dove li hanno presi a fischi tutti e due) e con arnesi freschi di ricandidatura come il deputato europeo Mario Pirillo e il suo genero Graziano Di Natale, o l'ex ministro Beppe Fioroni, sbraitando di non credibili e risibili “alternative” alla destra e a Scopelliti di cui sono appunto alleati lui e lo stesso Renzi.
A destra è guerra contro la procura di Reggio, tanto che è dovuta intervenire l'ANM a difendere i magistrati reggini, ed è guerra intestina tra i già citati Gentile, feriti dalle dimissioni di Antonio, la Santelli, i fedelissimi di Scopelliti e così via.

Nuove illusioni elettorali
Gravi le illusioni elettorali sparse dai grillini calabresi, anche in seguito alle dimissioni di Scopelliti che vengono dati per “vincenti” alle prossime regionali.
Ecco per esempio cosa scrive Emiliano Morrone (giornalista vicino a Gianni Vattimo ed ex candidato, trombato, con l'Idv alle regionali del 2010, ora vicino a Grillo come lo stesso Vattimo) nel suo blog legato al sito nazionale de Il fatto Quotidiano : ''Nel contesto, il Movimento Cinque Stelle potrà avviare una grande rivoluzione culturale, se saprà imporre il discorso sulla valorizzazione della ricchezza umana vagante in Calabria: di intelligenze, saperi e volontà repressi dagli apparati di potere con subdolo ostracismo... potrà realizzare in concreto l’autonomismo e la collaborazione territoriale su cui si fonda; senza lasciarsi condizionare, nelle politiche della sanità, dell’ambiente e della tutela del risparmio privato, dalla criminalità mafiosa o dal potere delle banche...potrà perseguire con passione e conoscenza un riscatto collettivo in senso meridionalistico, convincendo i calabresi che l’impresa privata è possibile, che i beni si possono espandere e anche in questo Sud, profondo e deriso, può risorgere la speranza, la fiducia, la cooperazione e l’orgoglio popolare. Per lavorare e vivere nella legge”. Che cos'è questo se non un'apologia di questo marcio sistema capitalistico che strizza l'occhio al legalitarismo e insieme al separatismo?
Altro che Grillo, per la Calabria ci vuole ben altro! Un grande fronte unito per il lavoro, lo sviluppo del territorio, contro la ndrangheta e per la realizzazione di ogni bisogno popolare e progressista attraverso la lotta fuori dalla marce istituzioni locali del regime neofascista e impugnando risolutamente l'arma dell'astensionismo marxista-leninista fin dalle prossime regionali lottando per la creazione delle istituzioni rappresentative delle masse basate sulla democrazia diretta: le Assemblee popolari e i Comitati popolari.
Solo il socialismo salverà poi definitivamente la Calabria perché, come dice il documento dell'UP del PMLI contro il governo Renzi, “Solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere al proletariato”.
Tornando a Peppe Scopelliti e alla sua carriera politica, iniziata nelle fogne del MSI e proseguita per venti anni da gerarca fascista nelle istituzioni del regime, opprimendo, derubando e impoverendo da fascista e mafioso quale è il popolo reggino, calabrese e italiano c'è un solo posto dove gli autentici antifascisti vorrebbero vederlo finire una volta per tutte e questo posto non è certo il parlamento dell'Unione europea imperialista, luogo peraltro lontano anni luce dalle masse popolari meridionali. Questo posto... si chiama piazzale Loreto!
Giordano – provincia di Cosenza
 

2 aprile 2014