Dopo il tracollo elettorale
Hollande apre a destra e cambia premier
Promessi al padronato 50 miliardi di euro

 
Dopo il tracollo elettorale alle elezioni comunali, dove il partito socialista aveva perso la guida di 155 città fra quelle sopra i 9 mila abitanti, il presidente François Hollande riceveva e accettava le dimissioni del premier Jean-Marc Ayrault e del suo esecutivo e affidava l'incarico di guidare un nuovo governo all'ex ministro dell'Interno uscente Manuel Valls, lo scalpitante ministro oramai da tempo in corsa per l'ambito salto di poltrona.
In un discorso registrato e diffuso dalle televisioni il 31 marzo, Hollande dichiarava di “aver ricevuto il messaggio inviato dagli elettori francesi. Avete espresso il vostro malcontento e delusione. Ho capito il vostro messaggio, è chiaro” e spiegava che il nuovo esecutivo rappresentava "una nuova fase" e che sarà "un governo di combattimento" con tre obiettivi principali: "dare nuova forza alla nostra economia", la "giustizia sociale", e rafforzare il "potere d'acquisto" dei francesi. Soprattutto la prima.
Probabilmente ha capito male, o meglio vuol capire quello che gli interessa, perché il messaggio della batosta elettorale era più che evidente da parte di quella massa di elettori di sinistra che ha scelto la diserzione del voto per condannare la politica del suo governo a partire dai mancati interventi per arginare la disoccupazione.
Certo ha annunciato una serie di misure come “la diminuzione delle tasse” da qui al 2017, campa cavallo, un “rapido calo dei contributi” a carico dei lavoratori e ventilato sgravi fiscali a favore delle famiglie finanziandoli però da tagli alla spesa pubblica. Al padronato prometteva 50 miliardi di euro e considerando che il primo obiettivo del nuovo governo è dare forza all'economia non è difficile immaginare in che direzione andranno i soldi che saranno a disposizione del governo mentre deve far scendere comunque il deficit che è ampiamente superiore al 3% chiesto dalla Ue.
La scelta del nuovo primo ministro inoltre parla chiaro, è una scelta di destra. Il 51enne catalano naturalizzato francese Manuel Valls, chiamato anche il “Renzi francese” quantomeno perché è altrettanto ambizioso, è un esponente della destra del partito socialista. In passato si è autodefinito “blairista” e “clintoniano”, due leader smaccatamente di destra tra le file della “sinistra” borghese, “riformista più che rivoluzionario”, desideroso di “conciliare la sinistra con il pensiero liberale”. Con sbandate significative verso la destra razzista e populista; la sua dottrina della “tolleranza zero” verso rom e migranti, messa in pratica da ministro dell'Interno ma ancora prima da sindaco di Evry, nella banlieue di Parigi, gli è valso l'appellativo di “uomo più a destra della sinistra” francese.

9 aprile 2014