Rubrica contributi
Il documento del PMLI sul precariato è una spada rossa con cui colpire la borghesia e il capitalismo
Per abolire il precariato occorre abolire il capitalismo
Il proletariato deve conquistare il potere politico senza il quale non conta nulla
 
di Marco - Biella
Il Documento dell’Ufficio Politico del PMLI sul precariato rappresenta una vera e propria analisi di classe su questo attuale e gravissimo problema. Nel miglior stile marxista-leninista il Documento analizza questo fenomeno individuandone le cause, il percorso storico, la forza e nel contempo la debolezza dei movimenti dei precari illustrando in modo chiaro e semplice la piattaforma del PMLI sul precariato. Il Documento rappresenta un validissimo strumento per l’innalzamento della coscienza politica delle masse e per lo sviluppo della lotta di classe. Può e deve essere studiato da ciascuno di noi così da disporre di una spada rossa con cui colpire la borghesia ed il capitalismo.
Che cos’è il precariato? Grazie alla completa analisi del Documento abbiamo bene chiaro che non si tratta altro che di un nuovo modo di sfruttamento capitalistico delle masse. Una nuova forma di sfruttamento, introdotta per legge dai governi borghesi tanto di destra quanto di “sinistra”, cui i lavoratori vengono sottoposti. Il precariato colpisce le masse lavoratrici nel loro peso politico, nella loro forza contrattuale e soprattutto nella loro unità di classe. Massimizzazione del profitto borghese e nel contempo frantumazione del fronte dei lavoratori costantemente sotto il ricatto dei padroni, ecco l’essenza del precariato!
Il precariato massimizza il plusvalore, l’eccedenza del lavoro incorporata nella merce rispetto a quella pagata al lavoratore, e fornisce alla classe dominante borghese la via legale per potere pescare, buttare e ripescare i lavoratori in quello che Marx aveva definito “esercito di riserva” a disposizione dei padroni.
Il Documento neppure in una riga “cade” nel pantano dell’idealismo. Una corretta analisi marxista-leninista deve analizzare le cose per come sono e non per come si vorrebbe che fossero! Se molti dei movimenti dei precari sono senza dubbio una punta di avanguardia nella lotta di classe nello stesso tempo non sono privi di contraddizioni che ne frenano di molto l’azione. Quali questi aspetti? Il Documento afferma in primo luogo che il precariato è una condizione e non una classe. Il fenomeno della precarizzazione interessa più classi e, inevitabilmente, questo ne mina enormemente la carica rivoluzionaria. A dominare è perlopiù una visione ideologica piccolo-borghese che impedisce alla condizione precaria di identificare nel capitalismo la sua unica e vera causa genitrice. La mera richiesta di stabilizzazione dei precari solo di qualche settore senza rivendicare l’abolizione del precariato, il reddito di cittadinanza e con esso la rinuncia alla lotta per la piena occupazione, la teoria falsa e fuorviante dello scontro generazionale che sposta l’attenzione sulle contraddizioni secondarie tra anziani e giovani trascurando così la contraddizione principale, quella tra capitale e lavoro. Insomma, i movimenti dei precari devono ancora crescere e sviluppare la loro elaborazione teorico-politica, non da ultimo partendo dalla semplice ma fondamentale affermazione di Mao: “la lotta di classe è l’asse principale attorno a cui ruota tutto il resto” .
Il Documento con una precisa e puntuale disamina ripercorre le varie tappe storiche che hanno creato il precariato e lo hanno reso un fenomeno sociale di massa, vicino a rappresentare oggi il 50% del lavoro esistente. Mentre gli economisti, i sociologi ed i giuristi borghesi imbrogliano le masse con interminabili dissertazioni piene di dati, numeri e considerazioni, il Documento ci fornisce una agile analisi di classe sul precariato. Il Documento è sì ricco di particolari, ma solo quelli effettivamente utili alla comprensione del precariato in una logica marxista-leninista. Da un punto di vista normativo il precariato prende avvio con la legge 863/84 del governo Craxi. A seguire il pacchetto Treu, la legge Biagi, la riforma Fornero ed il Jobs Act di Renzi lo hanno reso quello che è oggi: un mostro che sottomette i lavoratori, soprattutto i giovani, ad una condizione di bestiale sfruttamento. Non dobbiamo stupircene. La borghesia tramite il proprio potere economico controlla quello politico. La sovrastruttura statale, creata dalla sua base economica, il capitalismo, è un mezzo, uno strumento con cui la classe dominante cura i suoi interessi e piega il proletariato al proprio tornaconto. Il precariato massimizza il vantaggio economico, in termini di plusvalore, dei capitalisti.
Le riforme del “mercato del lavoro” succedutesi non hanno fatto altro che conficcare nella viva carne delle masse lavoratrici nuovi “paletti”, perfettamente allineati tra di loro, in assoluta continuità. La geometria ci insegna che per più punti allineati passa una ed una sola linea retta, e una linea retta prosegue verso un’unica direzione. Anche la direzione di queste “riforme” è una ed una sola: la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista ed interventista in cui le masse saranno spremute, a tutto vantaggio dei borghesi, in lavori precari da fame.
Perdurando questo sistema le cose potranno mai cambiare? No, sotto il dominio della borghesia non è possibile. E’ la natura stessa del capitalismo a generare il precariato. Sotto il capitalismo il lavoro sarà sempre sfruttato ed i capitalisti cercheranno sempre di massimizzare i loro profitti sulla pelle viva dei lavoratori. La soluzione per l’abolizione del precariato è una ed una sola: l’abolizione del capitalismo e l’instaurazione del socialismo. Per ottenere questo risultato i movimenti dei precari devono abbandonare le velleitarie illusioni riformiste, legarsi alle altre organizzazioni delle masse in lotta e costruire l’opposizione di classe e di massa contro il governo del borghese democristiano Renzi.

9 aprile 2014