Intervento di Franco Panzarella al Congresso nazionale FLC-CGIL
Il governo Renzi è nemico dei lavoratori, sta completando il piano della P2
Azzerare i sindacati attuali e sostituirli con un unico sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati

Di seguito pubblichiamo l'intervento integrale preparato dal compagno Franco Panzarella per il III° Congresso nazionale della Flc-Cgil. A causa dei pochi minuti concessi dalla presidenza, il compagno ha svolto solo parziamente il suo intervento. Una sintesi e il sonoro di quanto detto dalla tribuna del Congresso sono stati pubblicati sul sito http://congresso2014.flcgil.it/.
Ritengo questo congresso un appuntamento importante per la FLC e per tutta la Cgil poiché si svolge nel bel mezzo di una devastante crisi economica e sociale senza precedenti dal dopoguerra che vede le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati soccombere di fronte all’arroganza padronale e governativa, all’annullamento dei diritti fondamentali, come il lavoro, conquistati con dure lotte, alla cancellazione della Carta costituzionale dove erano almeno a livello di principio enunciati, allo stravolgimento da destra dell’assetto istituzionale, alla privatizzazione dei servizi sociali e assistenziali pubblici e garantiti per tutti.
E di fronte a tutto questo qual è la risposta della Cgil, il sindacato maggiormente rappresentativo dei lavoratori e dei pensionati?
La linea fin qui condotta dalla confederazione a guida di Susanna Camusso ritengo sia del tutto inadeguata, non proporzionata a fronteggiare la crisi economica del capitalismo, che ha prodotto una politica da macelleria sociale nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani e delle loro famiglie, che non ha visto tregua dai governi Berlusconi, Monti, Letta-Alfano fino a Renzi.
Nel documento 1 manca totalmente una critica serrata alle politiche dei governi nazionale ed europei che in sintonia con il padronato hanno compresso i salari, ridotto i diritti, tagliato i servizi pubblici, tra questi la scuola e l'università, precarizzato il rapporto di lavoro, aumentato lo sfruttamento nelle fabbriche, rimandato l'accesso alla pensione, ingrossato l'esercito dei disoccupati, diminuito gli spazi di democrazia, il diritto di sciopero, e la rappresentanza sindacale.
Tutto questo è sancito negli accordi del 28 giugno 2011, del 31maggio 2013 e del 10 gennaio sulla rappresentanza. Nei fatti essi sanciscono la subalternità politica ed economica al governo e al padronato, impongono la supremazia di Cgil-Cisl-Uil rispetto agli altri sindacati, limitano la democrazia nelle fabbriche, mettono il bavaglio alle lotte e al diritto di sciopero. E il tono perentorio con il quale vengono difesi non ammette distinguo o dissenso, alla faccia di quelli che dicono che questo congresso è aperto al contributo di tutti.
Questo congresso, rispetto a quelli passati, ha evidenziato un problema di democrazia interna senza precedenti.
Certi emendamenti al documento 1 possono essere anche condivisi, ma si tratta di aggiustamenti, miglioramenti che non spostano di una virgola la strategia, la linea programmatica e rivendicativa fin'ora praticate e vincolate alla condivisione e alla sottoscrizione dei suddetti accordi, rendendo le rivendicazioni pure enunciazioni e vuote parole.
Ho scelto di appoggiare il documento 2 perché mi è più vicino come impianto e linea rivendicativa: anche se andrebbe spostato ancora più avanti riguardo all'anticapitalismo e alla concezione del sindacato.
Secondo me il governo del Berlusconi democristiano Renzi è nemico dei lavoratori. Dovremmo batterci contro la sua politica demagogia, antisindacale e di destra che fa unicamente gli interessi del capitalismo e della classe dominante borghese.
Bisogna comprendere che Renzi sta procedendo come un “rullo compressore” nel lavoro che Berlusconi ha dovuto interrompere forzatamente, con l'aiuto dello stesso Berlusconi, del presidenzialista Napolitano, della Merkel e della grande finanza, per completare la seconda repubblica neofascista e assicurare la sospirata “governabilità” al sistema capitalistico italiano, secondo il piano della P2.
Questo piano fascista affossa definitivamente la Costituzione, la democrazia e l'elettoralismo democratici borghesi attraverso l'abolizione del Senato e delle province e l'Italicum “fascistissimum”, peggiore del Porcellum e della legge elettorale Acerbo di mussoliniana memoria.
Renzi ha commesso un crimine sociale attraverso l'ulteriore liberalizzazione del “mercato del lavoro”, a partire dai contratti a termine e dall'apprendistato, la flessibilità nell'uso della mano d'opera come antipasto in attesa del Jobs act basato sul “contratto unico a tutele crescenti” che prevede l'abolizione dell'articolo 18, della “riforma” degli “ammortizzatori sociali”, con l'abolizione della Cig e restrizioni alla Cassa in deroga e di un non meglio precisato “nuovo codice semplificato del lavoro”, che prelude sicuramente ad una riduzione dei diritti normativi e di sicurezza dei lavoratori. Questa linea è stata riconfermata con il Def i cui danni, con i tagli e le privatizzazioni, si riverseranno sulle masse e sui lavoratori. Renzi da una parte dà le mance e dall'altra se le riprende con gli interessi.
Vedi i tagli ai lavoratori statali, che tra l'altro comporteranno la perdita di 85 mila posti di lavoro e il blocco totale del turn over e degli stipendi. Vedi i tagli alla spesa pubblica che si riverseranno sulla sanità, sui servizi sociali, scuola e università compresi, e sui trasporti. Vedi l'innalzamento da 41 a 42 anni di contributi per le donne che vogliono andare in pensione. Vedi l'aumento indifferenziato delle tasse sulle rendite finanziarie che colpiranno anche le famiglie dei lavoratori dipendenti e i pensionati. Vedi, infine, il piano delle massicce privatizzazioni.
Renzi si comporta come “l'uomo solo al comando”, colui che non si fa dettare l'agenda da nessun. La frase “Se il sindacato è contro ce ne faremo una ragione”, assomiglia molto al “me ne frego della piazza” mussoliniano. Egli ha adottato la linea che Marchionne ha imposto alla Fiat.
Per il nostro settore significa: scuole e università fatiscenti, tagli agli insegnanti e al personale ATA, ai servizi di pulizie in cessione a cooperative dove i dipendenti, sopratutto donne, guadagnano 200 euro al mese. Blocco delle assunzioni che comporta anche eliminare definitivamente i precari dalle graduatorie, lasciando fuori i giovani. La scuola pubblica è stata depredata di tutto, controriforma dopo controriforma; “gli insegnanti e la scuola non hanno bisogno di soldi, ma di un cambio di forma mentis”, ha detto Renzi. Che vuol dire lavorare di più e guadagnare meno sulla base del criterio che una gestione privatistica e meritocratica tutto risolve. Per rendere dignità e valore all'istruzione pubblica invece occorre richiedere congrui finanziamenti pubblici, aumenti salariali adeguati ai livelli europei, lo sblocco dei contratti e degli avanzamenti economici, l’assunzione stabile di tutti i precari, ingenti finanziamenti per la messa a norma degli edifici scolastici. La scuola pubblica deve essere gestita da chi la usa e da chi ci lavora e deve essere gratuita.
Lo slogan “cambiare verso all'Italia” tanto caro a Renzi e ai suoi adepti a me sembra l'ennesima mannaia calata sui dipendenti pubblici e sulla scuola e università pubbliche a favore di quelle private.
C'è quanto basta per indurre i vertici sindacali a proclamare uno sciopero generale di 8 ore e una manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi. E invece nicchiano. Non si rendono conto che se gli danno una mano, Renzi si prenderà tutto il braccio.
A mio parere gli attuali sindacati hanno fatto il loro tempo, non hanno più nulla da dire. Vanno azzerati e sostituiti con un unico sindacato delle lavoratrici, dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale alle assemblee generali dei lavoratori e dei pensionati.

16 aprile 2014