La Nato cerca di allargarsi all'Ucraina mentre Mosca di annettersi Donetsk
Braccio di ferro tra Usa-Ue e Russia sull'Ucraina
Sul Mar Nero si è rischiato lo scontro militare tra Usa e Russia

 
Il presidente ad interim ucraino Oleksandr Turchynov annunciava il 15 aprile in parlamento l'avvio dell'operazione "antiterroristica" nel nord della regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale, dove i filorussi avevano occupato nei giorni precedenti numerosi edifici pubblici in una decina di città. L'operazione era stata sollecitata dal capo della Cia John Brennan nella sua visita a Kiev due giorni prima. L'esercito ucraino attaccava l'aeroporto militare di Kramatorsk, occupato due giorni prima, con un bilancio di quattro filorussi morti e due feriti anche se altre fonti parlano di 11 morti. Già il 13 aprile i soldati ucraini erano intervenuti nella città di Sloviansk per sloggiare i filorussi armati che avevano occupato le sedi della polizia, con un “numero non precisato di vittime”, annunciava il ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov.
Il presidente ucraino accusava Mosca di avere "progetti brutali" per destabilizzare il sud-est dell'Ucraina dove erano scoppiate le rivolte filorusse e per “prendersi non solo il Donbass ma tutto l'est e il sud dell'Ucraina dalla regione di Kharkiv a quella di Odessa". Da Mosca rispondeva il premier russo Dmitri Medvedev che lanciava un allarme su un Ucraina “sull'orlo di una guerra civile” e affermava che "l'unica via per andare avanti è quella del dialogo con tutte le regioni ucraine". Ma le truppe russe restavano in forze ai confini del paese.
Gli scontri nella regione di Donetsk su cui ha puntato gli occhi la Russia rappresentano anche un pericoloso sviluppo nel braccio di ferro tra Usa-Ue e Russia sull'Ucraina che si svolge sulla pelle del popolo ucraino. Con l'imperialismo americano che ha messo in campo Cia e Nato e l'Unione Europea che regge la parte degli Usa ampliando le sanzioni. E con Francia e Gran Bretagna che attaccano la Russia per le “sue evidenti responsabilità nelle grandi violenze" nell'est e sud-est dell'Ucraina. Al dialogo tra sordi si iscrive anche la telefonata del 14 aprile tra Vladimir Putin e Barack Obama con il leader del Cremlino che negava qualsiasi ingerenza da parte di Mosca in Ucraina orientale e invitava Washington a esercitare la propria influenza presso le autorità di Kiev in modo da evitare un "bagno di sangue". E con Obama che esortava Putin a intervenire nei confronti delle fazioni armate filorusse, persuadendole ad abbandonare gli edifici pubblici ancora occupati, e a ritirare le truppe russe dai confini dell'Ucraina.
Nel contempo però gli Usa tenevano in campo la Nato col segretario generale Anders Fogh Rasmussen che raccontava di come l'Occidente abbia a lungo travisato le reali intenzioni del Cremlino i cui interventi in Crimea e Ucraina sono "tappe di un unico percorso" verso la restaurazione della "grandeur russa" e del ritorno della sua influenza "su tutta la regione dell'ex Unione Sovietica". Certo, sono l'altra faccia della medaglia che vede la stessa Nato cerca di allargarsi all'Ucraina; come lui stresso confermava in un intervento del 13 aprile quando sottolineava che “la Nato si è offerta di sostenere le riforme della difesa del governo ucraino e aumentare la trasparenza e il controllo democratico delle forze armate” e che “la Nato ha inviato esperti civili per consigliare l'Ucraina in relazione alla sicurezza delle infrastrutture critiche”.
Rasmussen aveva già ripreso le minacce di intervento sventolate da Obama al vertice sulla sicurezza nucleare dell'Aja sul fatto che per la Nato “la difesa comincia con la deterrenza, quindi faremo i passi necessari per chiarire al mondo che nessuna minaccia contro un alleato della Nato avrà successo”. E aggiungeva che “non discutiamo di opzioni militari in Ucraina”; non che l'opzione era del tutto esclusa, non era semplicemente in discussione.
E a far salire ancora la tensione tra i due fronti imperialisti ci pensava il Cremlino con l'azione di un caccia russo che il 12 aprile a volo radente sul mare puntava fino a una distanza di poco più di un chilometro la nave da guerra Usa Donald Cook in navigazione da alcuni giorni nel Mar Nero, in acque internazionali di fronte alle coste della Romania, inviata dalla Casa Bianca dopo l'intervento delle truppe russe in Crimea. Alle proteste americane Mosca ha risposto minimizzando l'episodio ma resta il fatto che sul Mar Nero si è rischiato lo scontro militare tra i due contendenti.
L'annessione della Crimea da parte della Russia sembra un fatto oramai assodato e la linea della crisi si era spostata nelle ultime settimane nelle regioni russofone dell'Est dell'Ucraina. Nella regione di Donetsk si facevano più forti le manifestazioni dei filorussi contro il governo neoliberale e fascista di Kiev e il 6 aprile proclamavano a Donetsk la “Repubblica sovrana” fissando per l'11 maggio un referendum autonomista. Manifestazioni di protesta e occupazioni di sedi istituzionali da parte anche di gruppi armati si registravano in varie città dell'Ucraina orientale, da Kharkiv a Krasni Liman, Krasnoarmeisk e Druzhkovka.
Il presidente ucraino Turchynov, dopo aver ricevuto il capo della Cia, intimava ai secessionisti di sgomberare i palazzi occupati e di consegnare le armi entro il 14 aprile. I filorussi rispondevano occupando anche il municipio di Luhansk e attaccando la sede della polizia nella città di Horlivka. Turchynov firmava il decreto che ordinava l'intervento dell'esercito contro i separatisti nell'est del paese e il 15 aprile, mentre lo annunciava al parlamento di Kiev, le colonne blindate, i reparti dei paracadutisti e le truppe speciali del ministero degli Interni erano in azione a Kramatorsk, Sloviansk e Kharkiv.
La protesta russa stava nelle dichiarazioni del ministro degli Esteri Sergei Lavrov che avvertiva che l'uso della forza “annullerà l'occasione offerta dalla riunione quadripartita a Ginevra” prevista il 17 aprile tra Usa, Russia, Ucraina e Ue perché è evidente che “non si possono inviare i carri armati e allo stesso tempo tenere un dialogo”. La parola comincia a passare alle armi? E a farne le spese saranno soltanto le masse popolari dell'Ucraina contesa dagli imperialisti di USA e UE, da una parte, e dalla Russia, dall'altra.

16 aprile 2014