Ucraina
Nuove sanzioni Usa e Ue contro la Russia
Contraria la Cina. Continuano le occupazioni dei russofoni nell'est del paese

 
Nell'est ucraino circa 3 mila manifestanti russofoni prendevano d'assalto il 29 aprile un edificio dell'amministrazione regionale di Lugansk, città di 465 mila abitanti e capoluogo della regione che ha lo stesso nome, e lo occupavano. Poche ore dopo a questa notizia si aggiungeva quella dell'occupazione da parte di manifestanti russofoni delle sedi municipali di Piervamaisk, cittadina di 40mila abitanti nella regione di Lugansk, dove la bandiera ucraina era rimossa da tutti gli uffici comunali. La mattina del 29 aprile un gruppo di manifestanti occupava la sede della polizia e subito dopo il palazzo comunale nella località ucraina di Kostiantynivka, a sud di Slovyansk, la città nella quale il sindaco russofono teneva bloccati da un paio di giorni una decina di osservatori dell'Osce e dove nei giorni precedenti si erano sviluppati scontri armati tra le formazioni filorusse e i soldati di Kiev.
Le occupazioni dei manifestanti filorussi nell'est dell'Ucraina continuavano anche in risposta alla condanna degli Usa e alla decisione della Casa Bianca, seguita a ruota dall'Unione europea (Ue) di varare nuove sanzioni contro la Russia.
Con un comunicato diffuso il 28 aprile la Casa Bianca annunciava, in reazione agli “atti provocatori” in Ucraina da parte del Cremlino, l'imposizione di sanzioni contro dirigenti e aziende russe ed una serie di restrizioni ad alcune esportazioni degli Usa in Russia. Fra i dirigenti russi colpiti dalle nuove sanzioni americane ci sono Igor Sechin, l'amministratore delegato di Rosneft, il vice premier Dmitry Kozak e il presidente della commissione Esteri della Duma, Alexei Pushkov, uomini vicinissimi al presidente Putin. Alle nuove sanzioni degli Usa si sommavano quelle decise contemporaneamente dalla Ue che imponeva restrizioni nella concessione di visti e il congelamento dei beni di altre 15 persone, oltre ai 33 funzionari ai quali è stato già applicato il bando. Le restrizioni della Ue riguardano le attività delle singole persone e non gli affari delle società, così i paesi europei restano solidali con gli Usa ma un passo dietro. E soprattutto non vogliono mettere in pericolo le forniture energetiche della Russia, per loro indispensabili.
Apertamente contraria alle sanzioni economiche si è espressa la Cina che il 29 aprile attraverso il portavoce del ministero degli Esteri ha espresso "ferma opposizione all'uso di minacce e sanzioni nelle relazioni internazionali. Noi crediamo che le sanzioni non contribuiscano alla soluzione dei problemi. Al contrario, aumentano le tensioni”. La presa di posizione di Pechino a favore della Russia di Putin contro le sanzioni decise in particolare dagli Usa è ancora più significativa se si pensa che Obama le aveva preannunciate nella tappa giapponese del suo quasi contemporaneo viaggio in diversi paesi dell'Asia dove tra l'altro aveva condannato le pretese territoriali cinesi sulle isole Senkaku-Diaoyu. L'imperialismo americano stringeva i legami con quello giapponese in funzione anticinese, per contro quello cinese ribadiva di stare dalla parte della Russia nella crisi Ucraina.

30 aprile 2014