Col voto è possibile cambiare questa società capitalista e l'Unione europea imperialista?
Convincere l'elettorato astensionista di sinistra a considerare il suo astensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo

Il 25 maggio prossimo le elettrici e gli elettori del nostro Paese saranno chiamati alle urne per eleggere i deputati italiani al parlamento europeo di Strasburgo. Per la prima volta nelle schede, sulla base degli schieramenti, compariranno anche i nomi dei candidati alla presidenza della Commissione europea. Sempre il 25 maggio si svolgeranno anche le elezioni amministrative che riguarderanno circa il 35% dell’elettorato,cioè circa 4.100 comuni e due regioni.
Questa “tornata di voto” rappresenterà una reale, concreta opportunità per le masse di decidere del proprio destino? L’Unione europea e le amministrazioni locali saranno davvero “plasmate” dal voto degli elettori e, proprio con il voto, saranno essi a determinare le scelte politiche per gli anni a venire? Insomma, per dirla in modo semplice, con il voto le elettrici e gli elettori possono cambiare questa società capitalista e l'Unione europea imperialista? No, ciò non è in alcun modo possibile.

Quale classe detiene il potere
Parlamento europeo, Commissione europea, giunta regionale, sindaco e giunta comunale… diversi sistemi elettorali, diversi meccanismi con cui i voti vengono “trasformati” in seggi ed eletti. Tanti nomi, tante regole e tante specificità che tuttavia non cambiano nulla nella sostanza dei fatti: sempre di istituzioni borghesi si tratta! La “domanda delle domande” non è tanto di quale Istituzione borghese stiamo parlando bensì, come ripeteva sempre Mao: “quale classe detiene il potere?”.
Ciascuna Istituzione, così come ciascun potere, porta una impronta di classe ed altro non è che l’espressione di una determinata classe. È una semplice idiozia credere che lo Stato, il Parlamento europeo o un semplice Consiglio comunale siano il luogo di rappresentanza di tutti i cittadini e che tali istituzioni lavorino per garantire il benessere della collettività! Questo è futile interclassismo, riformismo, elettoralismo, parlamentarismo da quattro soldi ampiamente confutati dai fatti!
Ogni Istituzione non è altro che una sovrastruttura, una costruzione realizzata dalla classe dominante per tenere a bada le classi subalterne e mantenere così inalterata la propria posizione di vantaggio. Sono sotto gli occhi di tutti (tranne di quelli che non vogliono vederle!) le vergognose ed ingiustificabili differenze economiche e sociali che caratterizzano la nostra “libera” società. I lavoratori sono spremuti come limoni per dei salari da fame mentre i padroni aumentano sempre più i loro profitti. Fame, miseria, povertà e sfruttamento, ecco la realtà della nostra “società democratica”. Un numero sempre maggiore di disoccupati e di precari (l’esercito industriale di riserva) versa in condizioni disperate e, ogni giorno che passa, vede sempre più limitati i propri diritti. Le istituzioni e i governi borghesi lavorano per il loro benessere? Se le istituzioni sono al servizio di tutti come è possibile che funzionino così male? Queste istituzioni, che gli stessi lavoratori, pensionati, studenti e disoccupati sono chiamati a rafforzarle votando i rappresentanti di esse, sono, se non a loro favore, almeno neutrali nei loro confronti? No, non lo sono.
Le istituzioni borghesi sono degli strumenti creati dalla borghesia per potere mantenere il proprio dominio. La sovrastruttura statale è un potere di classe che serve e viene utilizzato contro le altre classi. La classe dominante, la borghesia, si serve delle istituzioni per piegare le altre classi e tenerle sottomesse. Così come nell’antico Egitto gli schiavi erano imprigionati in pesanti catene e fatti lavorare a suon di frustate ora è lo Stato borghese a tenere sotto il proprio giogo le masse sfruttate. Certo, le cose rispetto all’antico Egitto sono cambiate, ma l’essenza è sempre la stessa: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo!

Nessun voto rovescerà la borghesia al potere
Che stupida illusione credere che le istituzioni borghesi siano riformabili, o addirittura gestibili, tramite il voto! Nessun voto potrà mai trasformare l’essenza di classe del potere borghese in quanto questo è stato creato apposta per servire la borghesia e il capitalismo. Il voto, oggi, rappresenta una delle peggiori illusioni che possa avere un sincero combattente anticapitalista. Per noi marxisti-leninisti è chiaro come il sole che le decisioni non sono prese dalle istituzioni rappresentative ma dalle banche, dalle lobby militari, dai monopoli industriali e dall’alta finanza. Compito delle istituzioni è solo dare seguito alle decisioni prese altrove ed imporle con la forza o con l'inganno politico alle masse. Lenin a questo riguardo ebbe ad affermare: “La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto mentre il Parlamento, le elezioni, sono solo un gioco da marionette, di pupazzi”.
Unico compito delle istituzioni, si tratti di Europa o del più piccolo dei comuni del nostro Paese, è quello di mantenere saldo il giogo della borghesia sul proletariato. Le masse hanno solo l’illusione, con il voto, di decidere gli assetti politici… in realtà non decidono alcunché! Le elezioni, in un sistema capitalistico e con il potere politico saldamente nelle mani della borghesia, non hanno mai rappresentato e non rappresenteranno mai una concreta possibilità per il proletariato e per le masse sfruttate. Lo dimostra anche la storia politica, elettorale, parlamentare e governativa italiana. Come del resto il proletariato potrebbe anche solo pensare di abbattere il capitalismo per il tramite delle istituzioni create dallo stesso capitalismo? Stalin disse: “Non si può neppure pensare che il proletariato possa abbattere il capitalismo solamente con la sua partecipazione al Parlamento: col parlamentarismo si possono soltanto preparare alcune condizioni per l'abbattimento del capitalismo. Qual è il mezzo decisivo, grazie al quale il proletariato abbatterà l'ordinamento capitalistico? Tale mezzo è la rivoluzione socialista”. Questa affermazione di Stalin illustra in modo chiaro la posizione di oggi dei marxisti-leninisti nei confronti della partecipazione con liste alle elezioni: essa può sì avere, in un determinato momento, una qualche utilità tattica per il proletariato ma non saranno mai decisive nella conquista del socialismo. Il PMLI, un giorno, nel caso in cui ci fossero determinate condizioni e necessità, potrebbe decidere di servirsene sempre come strumento tattico per favorire la via rivoluzionaria. Per le elezioni nazionali l’astensionismo del Partito è infatti di carattere tattico e tale tattica potrebbe cambiare sulla base delle contingenze.
Ben diverso il discorso per quanto riguarda le elezioni europee. L’Unione europea altro non è che una coalizione di Stati borghesi e di monopoli, essa è stata creata dai pescecani capitalisti con il solo scopo di sottomettere i popoli dei paesi che ne fanno parte e di opprimere, con velleità imperialiste degne del peggiore fascismo, i paesi del Terzo mondo allo scopo di rapinarne le risorse. No, l’Unione europea così per come è stata costituita non può in alcun modo essere riformata. Essa deve essere distrutta, nell’immediato, delegittimata attraverso l'astensionismo. L’Italia deve uscire non soltanto dal sistema monetario dell’euro ma dalla stessa Unione europea così da riacquistare la piena sovranità. La distruzione della superpotenza imperialista Europa, o quantomeno l’uscita dell’Italia da essa, favorirebbe la lotta di classe e sarebbe un primo passo verso l’Italia unita, rossa e socialista! Come afferma il documento elettorale del Comitato centrale del PMLI: “I marxisti-leninisti italiani non sono nazionalisti, bensì internazionalisti. Come ha detto Lenin, il 28 dicembre 1919, 'Aspiriamo alla stretta alleanza e alla fusione completa degli operai e dei contadini di tutte le nazioni del mondo in una unica repubblica sovietica mondiale' . Ma per arrivare a questo bisogna distruggere in tutti i paesi il capitalismo e il suo Stato borghese, compresa l'Ue, che anche se fosse riformabile continuerebbe a sfruttare e opprimere i popoli, a essere razzista e antimigranti e a fare unicamente gli interessi dei monopoli e della borghesia”.
Fermo restando la distinzione tra l’astensionismo tattico per le elezioni a carattere nazionale e l’astensionismo strategico per le elezioni europee, poniamoci una semplice domanda: la borghesia si lascerebbe disarcionare da un esito elettorale? Se il PMLI si presentasse alle elezioni e ottenesse la maggioranza allora i capitalisti, i banchieri, i magnati dell’industria e della finanza, gli alti ufficiali delle forze armate così come i dirigenti dello Stato... ebbene, costoro rispetterebbero il voto e, a seguito di esso, saprebbero rinunciare alla propria posizione dominante? Non sarebbe invece molto più naturale che la borghesia, di fronte ad un simile evento, rinnegasse le elezioni, la democrazia… e persino se stessa pur di mantenere il proprio dominio? Come si può anche solo pensare che la borghesia sarebbe disposta ad abbandonare i privilegi, i vantaggi ed il controllo sui mezzi di produzione solo a seguito di un esito elettorale? No, ciò non è davvero possibile. Non dimentichiamoci i tentativi golpisti della borghesia italiana a partire dal 1969 per paura che il PCI revisionista conquistasse la maggioranza parlamentare e accedesse al governo. Lenin disse: “Soltanto dei mascalzoni o dei semplicioni possono credere che il proletariato debba prima conquistare la maggioranza alle elezioni effettuate sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salariata, e poi conquistare il potere. È il colmo della stupidità o dell'ipocrisia; ciò vuol dire sostituire alla lotta di classe e alla rivoluzione le elezioni fatte sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere. Il proletariato conduce la sua lotta di classe senza aspettare le elezioni”.
La lotta di classe per il socialismo
Fare la lotta di classe e, con la rivoluzione socialista, conquistare il potere politico, ecco quale dev'essere la parola d’ordine del proletariato. Il proletariato con la rivoluzione deve abbattere la macchina statale borghese e costruirne una nuova che deve utilizzare per sottomettere la borghesia. Il proletariato deve capire che senza il potere politico non ha nulla e deve prendere coscienza che è un suo preciso compito abbattere la borghesia ed instaurare il socialismo.
Impegnarsi e lottare non per la rivoluzione socialista, ma per fare sì che quel dato schieramento o quella data coalizione borghese conquisti la maggioranza: quale palese assurdità! Marx, più di un secolo e mezzo fa, aveva messo in guardia il proletariato da questa fandonia: “Cretinismo parlamentare, infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo”.
Ad ogni tornata elettorale le coalizioni della destra e della “sinistra” borghesi profferiscono le più ignobili menzogne. Poniamoci una semplice domanda: quale tra questi schieramenti o tra questi partiti mette in reale discussione l’attuale status-quo? Nessuno. Quale partito parlamentare, per quanto di sinistra, intende abolire lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la proprietà privata dei mezzi di produzione? Nessuno. Quale partito parlamentare intende superare e abbattere il capitalismo per realizzare il socialismo? Nessuno. Quale partito parlamentare intende essere l’alfiere dei lavoratori e delle masse e intende combattere fino in fondo contro la borghesia? Nessuno! Perché dunque le masse dovrebbero recarsi alle urne e votare i partiti borghesi che sono e saranno sempre al soldo della borghesia e del capitalismo?
Ad ogni tornata elettorale, almeno in quelle più recenti dove l’astensionismo ha cominciato a presentarsi con elevatissime percentuali, assistiamo ad un interessante fenomeno che dovrebbe farci riflettere. Durante la campagna elettorale gli opposti schieramenti si accusano reciprocamente di ogni nefandezza (colmo dell’ipocrisia borghese visto che tutti tirano acqua allo stesso mulino che è il capitalismo) al termine di essa i caporioni dei vari partiti e le principali cariche istituzionali come d’incanto iniziano all’unisono la stessa cantilena: il voto è un dovere civico, recatevi alle urne, votare è importante! Partiti e movimenti fino ad un attimo prima in disaccordo su tutto e pronti ad accusarsi di tutto pur di racimolare qualche voto in più, in un attimo si trovano perfettamente d’accordo su una parola d’ordine: votate quello che volete purché vi rechiate alle urne. Un unanime appello al voto! Questa vergognosa nenia rende chiara una cosa: la borghesia, gli alti papaveri delle istituzioni borghesi, i partiti politici parlamentari… insomma, i nostri nemici di classe temono l’astensionismo! Ma anche l'astensionismo è un voto, in genere espresso da coloro che hanno qualche protesta da avanzare verso il governo e le istituzioni, oppure che dissentono da tutti i partiti in lista. Noi marxisti-leninisti vorremmo che fosse un voto cosciente dato al PMLI e al socialismo.
Disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco è il miglior colpo che si possa assestare alle istituzioni borghesi nelle elezioni. Perché del resto gli sfruttati dovrebbero dare consenso ai loro sfruttatori? No, no davvero. Occorre afferrare l’arma dell’astensionismo ed usarla senza pietà alcuna contro i nostri nemici di classe. Le istituzioni borghesi non sono altro che delle fucine in cui vengono fabbricate le catene che tengono ai ceppi il proletariato. Queste fucine di fame e di miseria si nutrono del voto ai partiti borghesi proprio come le fucine vere necessitano di carbone o di combustibile. È indifferente quale forno si decida di alimentare: esso produrrà sempre nuove catene che terranno legate le masse!
Asteniamoci così da delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi, lavoriamo affinché la scelta astensionista diventi una cosciente scelta di classe per esprimere il proprio consenso al PMLI, per combattere il capitalismo e la sua sovrastruttura, sia essa nazionale o europea. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.
Solo il socialismo cambierà davvero le cose e darà il benessere alle masse e, dobbiamo esserne convinti, il socialismo non si raggiunge con le elezioni borghesi. Il socialismo si conquista solo con la lotta di classe e con la Rivoluzione, sull’esempio dell’immortale via dell’Ottobre!
Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, nel suo recente Rapporto alla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° CC del PMLI ha detto: “La battaglia vera non è uscire dall'euro ma dalla Ue. Solo così, svincolandosi da ogni vincolo associativo, compreso quello militare, che rischia di coinvolgerci in nuove guerre imperialistiche, l'Italia riacquisterebbe la sovranità e l'indipendenza nazionale, almeno in riferimento alla Ue. Ciò creerebbe migliori condizioni per lo sviluppo della lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato.
Come dimostra la pratica, l'Ue non si può cambiare, non è riformabile. Va distrutta per il bene dei popoli europei. Intanto va delegittimata e isolata assieme alle sue istituzioni e governi attraverso l'astensionismo con la convinzione che solo il socialismo può realizzare l'Europa dei popoli. Al contempo bisogna battersi per rendere dura la loro vita, per rintuzzare i loro attacchi ai popoli, per rivendicare misure che giovino al nostro popolo, come per esempio l'abolizione del debito pubblico e del Fiscal compact e l'aumento dei salari portandoli a livello più alto raggiunto negli altri paesi dell'Unione. Dobbiamo anche lottare affinché l'Unione apra le sue frontiere ai migranti.
La parola d'ordine principale del Partito per le prossime elezioni amministrative, come è noto, recita così: 'Perché le città e le regioni siano governate dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo'. E' una vecchia parola d'ordine elettorale del Partito, solo che questa volta è stata formulata in modo più chiaro e comprensibile. Si vuol far capire che nelle condizioni del capitalismo è impossibile che anche i governi comunali e regionali siano in mano al popolo e al suo servizio. Questo può avvenire unicamente nel socialismo in quanto non esistono più il capitalismo e lo Stato borghese.
Creare le condizioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo è anch'essa da tempo una nostra parola d'ordine politica e organizzativa permanente, che non ha solo un carattere elettorale. Essa invita tutti i fautori del socialismo di qualsiasi partito o movimento, anche se non sono astensionisti, a unirsi e a combattere assieme contro il capitalismo, i suoi governi e le sue istituzioni per il socialismo. Questa fondamentale e strategica parola d'ordine andrebbe approfondita, più studiata, più valorizzata e più propagandata”.
 
 
 
 

7 maggio 2014