Lenin, il PMLI e l'astensionismo elettorale
di Giovanni Scuderi

La nostra scelta elettorale astensionista non è stata improvvisata e legata a un fatto contingente. Essa è frutto di un attento studio degli insegnamenti di Lenin sul parlamentarismo e sul partecipazionismo elettorale borghesi, nonché della situazione concreta esistente nel nostro Paese.
Ciò che dice Lenin nella celebre opera "L'estremismo, malattia infantile del comunismo" circa il parlamento borghese e il suo utilizzo da parte del partito del proletariato, era assolutamente giusto allora e, per quanto riguarda l'Italia, fino alla Grande Rivolta del Sessantotto. Era la risposta fulminante e necessaria per mettere Ko gli "ultrasinistri" come Bordiga che sostenevano l'astensionismo come principio e strategia. Le sue indicazioni elettorali corrispondevano perfettamente alla situazione di allora per quanto riguarda la costruzione del Partito, l'esperienza politica e parlamentare e il livello di coscienza politica delle masse russe e mondiali, specie in occidente, e la strategia della rivoluzione socialista.
Il nostro Partito ha sempre detto, e lo ha ripetuto anche nel documento elettorale dell'Ufficio politico del 9 Aprile scorso, che "è finito il tempo in cui era necessario lottare anche dentro il parlamento e i consigli comunali, provinciali e regionali per far valere le ragioni e gli interessi del proletariato e delle masse popolari. Ora la lotta di classe va portata tutta quanta al di fuori delle istituzioni rappresentative borghesi". Ed ancora: "Lo sviluppo della lotta di classe, la lotta per la disgregazione e l'abbattimento dello Stato borghese e per il cambiamento del sistema economico, istituzionale e sociale, ormai richiedono nel nostro Paese una netta separazione, anche sul piano istituzionale, tra il proletariato e i suoi alleati e la borghesia e i suoi alleati. A ciascuno i propri sistemi elettorali e regole assembleari. Il parlamentarismo alla borghesia la democrazia diretta al proletariato". E per realizzare ciò proponiamo di creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari.
Nel documento dell'Ufficio politico del 9 Aprile 2001 sulle elezioni politiche abbiamo rilevato che "nel passato, in altre condizioni e quando ancora le masse credevano nel parlamento, i marxisti-leninisti usavano anche la tribuna parlamentare per combattere la borghesia e il capitalismo. Ma mutata la situazione, ormai da tempo, esaurita l'esperienza parlamentare, constatando che un numero rilevantissimo e crescente di elettrici e di elettori ha perso ogni fiducia nel parlamento... non è più necesasio, utile e opportuno continuare a usare questa tribuna".
Questa è la chiave per capire la nostra tattica astensionista e i motivi per cui le giuste indicazioni di Lenin di allora, nel 1920, non possono essere applicate oggi in Italia, e non solo in Italia.
Il problema di fondo che allora aveva Lenin, e con lui tutti gli autentici marxisti-leninisti del mondo, era quello di stabilire una tattica elettorale che fosse in grado di dimostrare alle masse arretrate la natura del parlamento borghese e di spingerle alla lotta rivoluzionaria per abbattere il parlamento e realizzare il socialismo.
In Italia, ma anche in diversi paesi capitalistici, in base ai dati dell'astensionismo che dilaga ovunque, la prima parte di questo problema ormai non esiste più o può essere superato con la presenza e l'azione di un potente Partito del proletariato. Sempre di più le masse spontaneamente si astengono alle elezioni delegittimando il parlamento e le istituzioni rappresentative borghesi. Anche se ideologicamente non hanno ancora compreso la sua natura di classe e non hanno maturato la scelta per il socialismo. Ma questa coscienza e questa maturazione è impossibile acquisirla finché le masse non vengono a contatto col PMLI e noi non riusciamo a far penetrare in esse le nostre proposte politiche ed elettorali. Rimane aperta la seconda parte di tale problema, la disponibilità delle masse ad abbattere il parlamento e realizzare il socialismo, che si risolve solo con la conquista al PMLI della parte più avanzata del proletariato, delle masse e dei giovani.
Il nostro Partito sapeva benissimo, adottando la tattica elettorale astensionista, che ci sarebbero stati dei problemi sull'interpretazione corretta degli insegnamenti elettorali di Lenin. Per questo, nei documenti e nei discorsi elettorali, ha sempre cercato di argomentare bene la propria posizione antiparlamentare, che peraltro sarebbe rimasta valida e attiva anche se avessimo scelto di entrare nelle istituzioni rappresentative borghesi. L'antiparlamentarismo, infatti, è un dato universale dei marxisti-leninisti in quanto nemici giurati dello Stato borghese.
Con ciò ci siamo assunti una grossa responsabilità ma era in gioco, in ultima analisi, il marxismo vivo, lo sviluppo del marxismo-leninismo-pensiero di Mao circa l'elettoralismo e la lotta allo Stato borghese. La stessa responsabilità che ci siamo assunti a proposito della nostra linea sindacale.
Con questo ci pare di non aver tolto nulla a Lenin e ai suoi insegnamenti. Anzi ci siamo avvalsi di essi e del metodo di analisi di Lenin per sviluppare la linea del PMLI circa la lotta elettorale e il lavoro sindacale.
Un elemento forte del nostro astensionismo elettorale è la proposta delle istituzioni rappresentative delle masse. Dobbiamo far maggior leva su di essa per attirare e coinvolgere nella lotta antiparlamentare, antistituzionale e anticapitalista e per l'Italia unita, rossa e socialista tutti i rivoluzionari e i fautori del socialismo e i giovani e i giovanissimi che si battono per un mondo nuovo.
La storia ha caricato sulle nostre modeste spalle delle grandi responsabilità nei confronti del proletariato nazionale e internazionale. Dobbiamo dimostrare nella pratica che siamo capaci di sostenerle. Non dobbiamo mai abbandonare il nostro ruolo di avanguardia costi quel che costi. Dobbiamo essere coerenti con esso oggi e in futuro.
Dobbiamo essere fermi e incrollabili sui principi e sulla strategia e flessibili sulle tattiche ma attenti a non travolgere la linea di fondo. Ciò che la pratica ha decretato giusto va difeso e non va abbandonato. Dobbiamo essere talmente forti dal punto di vista ideologico e politico da essere capaci di respingere e combattere le influenze borghesi e revisioniste interne ed esterne al Partito che inevitabilmente si svilupperanno con la crescita del PMLI e con l'inasprimento della lotta di classe.
(Giovanni Scuderi, “Lavoriamo uniti, con perseveranza e fiducia, affinché il PMLI possa svolgere interamente il suo ruolo di avanguardia”, Rapporto presentato il 1° giugno 2003 alla 3ª Sessione plenaria del 4° CC del PMLI, Opuscolo n. 10 – Sviluppiamo il lavoro di radicamento del PMLI, pp. 30-33, http://www.pmli.it/scuderirapporto3sessplencc.htm)

7 maggio 2014