Documento del PMLI.Piemonte
Perché il Piemonte sia governato dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo
Non votare i partiti borghesi al servizio del capitalismo Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi
Astieniti. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo

 
 
ll 25 maggio le masse popolari piemontesi saranno chiamate dalle sirene della propaganda elettorale borghese a scegliere il nuovo presidente della Regione Piemonte. Si sfideranno per l’ambito e super retribuito scranno regionale il biellese Gilberto Pichetto Fratin, già vicepresidente della giunta regionale uscente targata “centro-destra” e Lega Nord, e, il da poco ex presidente della “Compagnia di San Paolo” la potente fondazione dell’omonimo Istituto di credito piemontese, Sergio Chiamparino, già sindaco di Torino, per la coalizione di "centro-sinistra". Ai due favoriti seguono i candidati considerati minori Davide Bono per i 5 stelle e Guido Crosetto per i fascisti ripuliti di Fratelli d’Italia.
Le elezioni saranno anticipate in quanto l’uscente giunta del fascio-leghista Cota è stata travolta dallo scandalo Rimborsopoli e dai brogli della precedente tornata elettorale a causa dei quali la corte di Cassazione ha costretto Cota, coinvolto nello scandalo, a sciogliere la giunta e indire nuove elezioni.
 

Le malefatte della giunta Cota
Il governo del leghista Cota ha mostrato il peggio di quanto i politicanti borghesi siano in grado di realizzare ai danni delle masse popolari. Infatti, con lo scandalo di Rimborsopoli, moltissimi consiglieri regionali, prevalentemente provenienti dalle file della Lega Nord del presidente Cota, hanno rubato alle piemontesi e ai piemontesi migliaia di euro attraverso falsi rimborsi spese e frodi contabili di vario genere.
La giunta regionale di Cota si è fatta portatrice quasi esclusivamente delle esigenze delle grandi banche e dei grandi agglomerati industriali, leggi FIAT, assecondandone le indicazioni di politica economica e promulgando leggi in loro favore permettendo inoltre lo smantellamento di ciò che restava dei servizi sociali pubblici che in minima parte garantivano le fasce meno abbienti delle masse popolari piemontesi e regalando alle fondazioni e alla sanità private agevolazioni e ricchi appalti, trasformando la Sanità pubblica in una vacca da mungere fino a causarle la morte. Con il blocco assoluto del turn over si è imposta la necessità di appaltare a cooperative sociali disposte a tutto importanti settori della prevenzione e cura.
La politica delle “grandi opere” imperversa da anni e mette d’accordo entrambi gli schieramenti politici borghesi. Infatti la determinazione della giunta Cota nel realizzare il TAV in Val Susa accontenta le richieste di speculatori e signori del cemento cui nulla interessa della devastazione dell’ambiente ma solo fare lauti profitti e assecondare le manifestazioni di potere come nel caso della costruzione del grattacielo del nuovo Palazzo della regione Piemonte il cui appalto fu affidato dalla precedente giunta di “centro-sinistra” Bresso al milionario architetto Fuksas alla modica cifra di 20 milioni di euro e su cui sta indagando la Guardia di finanza oppure il grattacielo della Banca San Paolo che sarà un pugno nell'occhio.
In Piemonte i trasporti pubblici versano in una situazione semplicemente disastrosa; la Regione si trova sulle spalle debiti pregressi dal valore di 340 milioni di euro e il trasporto pubblico avrebbe bisogno di 603 milioni, a fronte di uno stanziamento di 480 proposto dal governo. La Regione si vede dunque costretta a compiere un taglio dal valore di 120 milioni e ciò verrà messo in atto nei prossimi mesi.
Il grande problema che attanaglia il Piemonte è certamente la disoccupazione che con oltre 250 mila unità certificate dai Centri per l’impiego delle province piemontesi presentano un quadro allarmante sulla disoccupazione giovanile: due giovani su quattro senza lavoro; 60 mila posti di lavoro persi dal 2008 al 2012; 200 mila disoccupati e 40 mila iscritti alla mobilità di cui meno della metà percepisce una indennità; la cassa integrazione è passata dai 37 milioni di ore del 2008 ai 130 milioni del 2013. Rispetto alla cassa in deroga si ricorda che nel 2013 le domande sono state 17.000 e, nei primi tre mesi di quest’anno, erano già 5.000.
Il PD, con in testa Fassino e Chiamparino, è pesantemente responsabile di tutto questo scempio antipopolare.
 

Le proposte del PMLI

 
LAVORO
Contro la deindustrializzazione del Piemonte, per il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e lavoratori.
1) Impedire la deindustrializzazione del Piemonte e l'esternalizzazione delle lavorazioni, l'impoverimento, la delocalizzazione e la chiusura delle aziende.
2) Combattere il lavoro precario in tutte le sue forme, a partire dal divieto delle pubbliche amministrazioni di assumere interinali e precari in genere per il lavoro di routine.
3) Estendere in tutto il Piemonte la raccolta dei rifiuti porta a porta in modo da aumentare sensibilmente l'occupazione a discapito di grandi investimenti in strutture dannose per l'ambiente e la salute pubblica.
4) Creare un coordinamento per il lavoro che rappresenti un punto di riferimento per i disoccupati, i precari e i lavoratori di aziende in crisi in modo tale da creare un legame di confronto e di solidarietà fra di essi.
 
CASA E URBANISTICA
1) Stop ai progetti speculativi in corso e recupero e riutilizzo del patrimonio edilizio e delle aree, private o pubbliche, dismesse o in via di dismissione per la loro conversione in alloggi popolari e in edifici pubblici per soddisfare le esigenze di centri sociali, culturali e ricreativi al servizio dei giovani e della popolazione.
2) Immediata sospensione della TAV e ripristino, da un punto di vista ambientale, della situazione in Val di Susa
3) No alla contrattazione ed alla cessione a privati delle aree da ristrutturare.
4) Salvaguardia e sviluppo dell'edilizia pubblica a basso costo.
5) Divieto di sfratto fino a quando non sia stata trovata una adeguata abitazione alternativa.
6) Contributi economici agli indigenti da parte delle amministrazioni comunali per pagare l'affitto ad integrazione di quelli statali.
 
RIVENDICAZIONI GENERALI
1) Una politica finanziaria, economica e sociale svincolata dai parametri economici dettati dalla Ue, con al centro il soddisfacimento dei bisogni economici, sociali, previdenziali, assistenziali e formativi della classe operaia e delle masse popolari piemontesi.
2) Piani straordinari di sviluppo e per l'occupazione, fondati sulla modernizzazione infrastrutturale e industriale del Piemonte e il rilancio di un moderno e tecnologicamente avanzato sistema pubblico scolastico, sanitario, previdenziale, nel campo dei servizi, della tutela ambientale e della protezione civile, della formazione professionale e dell'inserimento al lavoro.
3) Piani di sviluppo e di ammodernamento delle reti ferroviarie, nazionali, interregionali e regionali con un'attenzione particolare verso il servizio di trasporto dei pendolari.
4) Piani di sviluppo e di ammodernamento del trasporto pubblico urbano ed extraurbano nelle città piemontesi che privilegino l'abbattimento dell'inquinamento e dell'impatto ambientale.
5) Aumentare la spesa sociale piemontese con l'obiettivo di raggiungere e superare i livelli medi europei.
6) Nelle città dare la priorità, destinandovi finanziamenti sufficienti, al risanamento delle periferie urbane e dei quartieri popolari.
7) Prezzi popolari, gratuiti per gli indigenti, per luce, gas, acqua, trasporti e smaltimento dei rifiuti. Le aziende dei settori relativi non devono avere scopo di lucro.
 

Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo
Tutti i mali che affliggono il proletariato, le masse popolari, femminili e giovanili, a cominciare dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dai bassi salari, dalla disoccupazione, dai tagli alla scuola e alla sanità pubblica, dipendono dal capitalismo sostenuto e servito dai partiti di destra, di centro e di “sinistra” borghesi. Nessuno di essi mette in discussione il capitalismo italiano e la sua integrazione europea. Tantomeno mettono in discussione la cornice borghese costituzionale italiana, peraltro ampiamente scavalcata da destra ed in frantumi da tempo attraverso le leggi costituzionali e le controriforme politiche, economiche e sociali, antisindacali, antiprecari e piduiste.
Il punto politico e strategico di fondo per i marxisti-leninisti italiani è invece quello di non accettare l’esistenza del capitalismo, a prescindere che il servo di turno si chiami Berlusconi, Monti, Letta o Renzi. I marxisti-leninisti intendono abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo. Questo, lo sappiamo fini troppo bene, non sarebbe mai possibile per via elettorale, parlamentare, governativa, legale, costituzionale e pacifica.
Per il bene del popolo il capitalismo, questo mostro che rende schiave le masse popolari di tutti i Paesi del mondo, deve essere abbattuto e l’unico modo per fare ciò è la conquista del potere politico da parte del proletariato.
Facciamo appello alla classe operaia, ai giovani, ai precari, ai disoccupati, ai pensionati, a tutti gli anticapitalisti e fautori del socialismo a non votare i partiti borghesi e del regime capitalista, compresi quelli falsi comunisti e il Movimento 5 stelle, ad abbandonare ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, riformista, costituzionale e pacifista, ad astenersi (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco) considerandolo come un voto dato al socialismo e al PMLI.
Il voto astensionista marxista-leninista è un’aperta dichiarazione di guerra al capitalismo e di schieramento militante col socialismo, che delegittima, isola, indebolisce e disgrega le istituzioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte.
L’impegno dell’astensionista marxista-leninista non può certo finire col voto, va continuato giorno dopo giorno, senza mai stancarsi, battendosi in prima fila nella lotta di classe nelle fabbriche, nei campi, nelle scuole, nelle università, nelle piazze.
Sul piano politico e organizzativo ciò non è però sufficiente. Da tempo proponiamo all’elettorato di sinistra fautore del socialismo, quindi anche a chi non è astensionista, di creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti – compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni – che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini – eleggibili fin dall'età di 16 anni – devono essere rappresentati in maniera paritaria.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.

Partito marxista-leninista italiano.Piemonte

14 maggio 2014