Il tribunale di Venezia investe la Consulta sulla costituzionalità della soglia del 4% per le elezioni europee

 
Il Tribunale di Venezia, a seguito di un ricorso presentato dagli avvocati Felice Carlo Besostri e Francesco Versace per contestare le soglie minime di accesso stabilite per le elezioni europee dal Trattato di Lisbona del 2009, ha rinviato alla Corte Costituzionale la legge elettorale per le elezioni europee giudicando non manifestamente infondata la questione di costituzionalità in relazione alla soglia di sbarramento che la legislazione italiana pone al 4% per le formazioni politiche che vi partecipano.
Uno dei due legali, Besostri, che è anche docente di diritto amministrativo all’Università statale di Milano, non è nuovo a iniziative giudiziarie in tema di legislazione elettorale. Infatti è stato proprio il suo ricorso alla Consulta contro il Porcellum a indurre i giudici costituzionali a dichiararlo illegittimo, con tutte le conseguenze che ne sono derivate. Il prof. Besostri del resto, per conto del PSI, aveva inoltrato lo stesso ricorso oltre che a Venezia anche ai Tribunali di Roma, Napoli, Milano, Cagliari e Trieste.
Nell’ordinanza di rinvio il Tribunale veneziano sostiene che l’introduzione di una soglia di sbarramento nella legge che disciplina le elezioni europee “non appare sostenuta da alcuna motivazione razionale che giustifichi la limitazione della rappresentanza. Il parlamento europeo, infatti, non ha il compito di eleggere o dare la fiducia ad alcun governo dell’Unione, al quale possa fornire stabilità di indirizzo politico e continuità di azione”.
A confortare la presa di posizione del Tribunale veneto è anche l’importantissimo precedente che la Corte costituzionale tedesca ha stabilito con sentenza dello scorso 26 gennaio secondo cui l’attuale sbarramento del 3% presente nel sistema elettorale tedesco in tema di votazioni per il parlamento europeo è illegittima, così come nel 2013 aveva stabilito che era illegittimo quello del 5%. Inutilmente infatti lo scorso anno il Bundestag aveva maldestramente abbassato lo sbarramento dal 5% al 3% dopo la pronuncia della Corte costituzionale, e ora tale limitazione dovrà necessariamente scomparire dalla legislazione tedesca che disciplina le elezioni europee.
In Italia lo sbarramento del 4% fu inserito con un vero e proprio colpo di mano promosso congiuntamente dal Pd e dall’allora Pdl due mesi prima delle elezioni europee del 2009, con il chiaro scopo di garantire alle due forze politiche più parlamentari. Sbarramento che comunque - dati i tempi necessari ai giudici della Consulta per istruire il procedimento e decidere - resterà in vigore per le elezioni del 25 maggio dalle quali resteranno esclusi i partiti minori. Ma in futuro - qualora la Corte costituzionale ritenesse incostituzionale la soglia del 4% - dal momento che il regolamento del Parlamento europeo non prevede tra le sue competenze anche quella di sanare un’elezione illegittima giudicando al suo interno sui titoli di ammissione dei deputati (la cosiddetta “verifica dei poteri”), in tal caso sarebbe per competenza il Tribunale amministrativo regionale del Lazio a decidere sulla legittimità o meno delle singole elezioni nei collegi dove sono si sono presentati partiti che hanno conseguito meno del 4% dei suffragi.
Lo scorso 9 maggio poi, sempre in tema di contestazione dinanzi alla Consulta di norme elettorali, l’avvocato Elisabetta Bavasso ha depositato presso il Tribunale di Firenze un ricorso, promosso dal Partito marxista-leninista italiano, contro il rifiuto, da parte del Comune di Firenze, di consentire l’affissione di manifesti per le elezioni europee e comunali sui tabelloni elettorali gratuiti (si veda Il Bolscevico n. 20/2014): il Partito ha chiesto al giudice fiorentino di considerare non manifestamente infondata l’illegittimità costituzionale dell’art. 1 comma 400 lettera h n. 1) della legge n. 147/2013 che ha abolito tali tabelloni, riservati a chiunque non partecipi direttamente alle elezioni tramite propri candidati, e quindi di investire della questione la Corte costituzionale.
Esattamente come la problematica di costituzionalità posta a Venezia a proposito della soglia del 4%, anche quest’ultimo ricorso riguarda il sempre più serrato restringimento degli spazi di democrazia concessi alla popolazione in occasione di consultazioni elettorali, un fatto quest’ultimo che priva il Partito marxista-leninista italiano che rappresenta gli interessi del proletariato italiano della possibilità di propagandare sui tabelloni l'astensionismo marxista-leninista.
E tutto questo viola quei principi sanciti, sia pure solo a parole, dalla Costituzione del 1948.

21 maggio 2014