Sudafrica
L'ANC si conferma alla guida del paese
Ma la “sinistra” borghese cala nei consensi. Disertano le urne soprattutto i giovani
Continua lo sciopero dei minatori

Nelle elezioni politiche e presidenziali del 4 maggio l’African National Congress (Anc) ottiene il 62,2% dei voti validi, si conferma come primo partito nel parlamento sudafricano e il suo leader Jacob Zuma viene riconfermato alla presidenza per un secondo mandato. Il principale partito d'opposizione, la Democratic Alliance (Da) di Mmusi Maimane ha ottenuto il 22,15%. L'affluenza al voto è stata di poco meno del 73%, il peso reale dei partiti sul corpo elettorale è rispettivamente di circa il 43% e il 16%.
La diserzione delle urne è stata altissima tra i giovani di 20 anni, quelli nati dopo la fine della segregazione razziale; sono circa due milioni e ai ruoli elettorali se ne sono iscritti appena 648.524, neanche il 30 %.
Alle precedenti elezioni del 2009 l’Anc ottenne il 65,9% dei voti validi, la Da il 17%; il rapporto tra i due partiti si è quindi ridotto ma è significativo soprattutto il calo dell’Anc che già nel 2009 aveva fatto registrare il suo peggior risultato dalla fine dell'apartheid nel 1994. Da allora l’Anc guida il paese, e lo farà anche nei prossimi 5 anni, ma con una maggioranza di consensi sempre più risicata. E non pesa solo il fatto che le elezione del 4 maggio erano le prime senza il leader riformista carismatico Nelson Mandela, morto lo scorso novembre.
La sfiducia verso il governo della “sinistra” borghese guidato dall’Anc e verso lo stesso presidente Zuma da parte delle masse popolari e dei lavoratori è cresciuta perché le loro misere condizioni di vita e di lavoro non sono sostanzialmente cambiate dai tempi del regime di apartheid mentre al contempo parte della nuova classe dirigente si è arricchita con la corruzione.
Esemplificativa la vicenda che coinvolge il presidente Zuma accusato di aver usato fondi pubblici per una ristrutturazione da 215 milioni di rand (poco meno di 15 milioni di euro) di una sontuosa magione di sua proprietà nella municipalità di Nkandla. Alla denuncia avanzata dall’opposizione Zuma aveva risposto dichiarandosi estraneo agli addebiti. Cosa pensare però del fatto che il lavoro di indagine affidato a una apposita commissione parlamentare di inchiesta costituita lo scorso 19 marzo, e formata da sette membri della maggioranza e cinque dell'opposizione, si sarebbe dovuto concludere entro il 30 aprile e invece tutto è stato rimandato alle competenze del nuovo parlamento. Una vicenda che ha tutto l’aspetto di un maldestro tentativo di contenere gli effetti deleteri di questo scandalo, chiamato lo “Nkandlagate”, sul voto del 4 maggio. Resta il fatto che il lusso sfrenato della residenza del capo dello Stato, restaurata o no coi fondi pubblici, cozza con le misere condizioni di gran parte della popolazione; metà dei 52 milioni di sudafricani sopravvive con un reddito di circa 40 euro al mese, il 20% con poco più della metà.
Difficile nel Sudafrica governato dall'Anc anche la vita di chi ha un lavoro ma salari non dignitosi come nel caso dei minatori che continuano lo sciopero iniziato lo scorso 23 gennaio, rivendicando una retribuzione di almeno 860 euro mensili, più del doppio di quella attuale che spesso consente ai lavoratori e alle loro famiglie solo di vivere in baracche spesso fatiscenti.
Dallo scorso gennaio più di 70mila minatori del bacino minerario di Rustenburg, a ridosso di Johannesburg, hanno incrociato le braccia e bloccato l'estrazione nei pozzi dell'Anglo american, Impala e Lonmin, le tre principali società del settore. che coprono più del 70% della produzione annua mondiale di platino. Quello che è già il più lungo sciopero minerario nella storia del paese è guidato dall’Amcu (Association of mineworkers and construction union), il sindacato maggiormente rappresentativo dei lavoratori delle miniere e delle costruzioni che ha soppiantato il filogovernativo Num (National union of mineworkers). Le direzioni delle miniere in seguito alla mediazione tentata dal governo avevano offerto il 12 maggio di aumentare i salari mensili fino a 860 euro, come richiesto, però non da subito ma entro il luglio del 2017. Il Num ha accettato, l'Amcu no e dato indicazione di continuare lo sciopero.
 
 

21 maggio 2014