Mobilitazione sindacale per rispondere al ricatto padronale
Nestlé cancella i contratti a tempo indeterminato per quelli flessibili di Renzi

Non hanno perso tempo i dirigenti della multinazionale svizzera Nestlè nell'applicare le norme del Jobs Act di Matteo Renzi che individua nelle forme di contratto flessibili quelle in grado di fronteggiare la crisi e rilanciare l'occupazione. In un recente incontro con i sindacati la Nestlè ha avanzato la proposta, come si evince dai comunicati sindacali, della trasformazione del contratto a tempo indeterminato in contratti flessibili e una nuova organizzazione della produzione negli stabilimenti italiani di San Sisto di Perugia, Parma, e Ferentino, in provincia di Frosinone.
Ma non hanno fatto neanche attendere la propria dura risposta i sindacati e i 5.500 dipendenti della Nestlè Italia, che hanno optato per il blocco degli straordinari e convocato l'assemblea dei lavoratori non appena le segreterie nazionali di Flai Cgil, Fai Cisl,e Uila Uil hanno comunicato il risultato dell'incontro. Tra le principali preoccupazioni degli operai l'abolizione del diritto al lavoro, il taglio pesante del salario e della consistenza della futura pensione.
L'argomentazione principale che la Nestlè adduce, nel tentativo di giustificare la propria posizione, è quella del calo della produzione in determinati periodi dell'anno, cosa che porterebbe alla conseguenza economica di dover avvicinare il momento della produzione a quello del consumo e quindi alla necessità di utilizzare contratti “flessibili”. Tale argomentazione però è puramente strumentale all'attacco ai diritti sindacali e al salario in quanto la multinazionale Nestlè, che in Italia ha 18 stabilimenti, tra cui Motta, Perugina, Buitoni, Bauli e Galbani, non ha alcun problema di calo delle vendite complessivo. Al contrario nei momenti di aumento stagionale della produzione è costretta ad assumere con contratti flessibili altri operai. L'obbiettivo vero è, dunque, il contratto a tempo indeterminato. Si tratta di un attacco violento che se passasse potrebbe anche estendersi ai dipendenti di tutti i 18 stabilimenti della Nestlè in Italia.
Altro che rilancio dell'occupazione. La vicenda della Nestlè dimostra chiaramente come il Jobs Act servirà unicamente a creare ulteriori profitti per i padroni capitalisti a danno degli operai e delle masse lavoratrici e a completare le controriforme neofasciste anche nel campo del lavoro per restringere sempre più ogni diritto sindacale ottenuto in passato a prezzo di dure e prolungate lotte dai lavoratori.
Che i sindacati rispediscano con forza al mittente questo sciagurato tentativo e prendano coscienza fino in fondo della natura del governo Renzi e dei suoi provvedimenti da macelleria sociale contro i quali è necessario lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi.
 
 

28 maggio 2014