Si generalizza il boicottaggio dei discriminatori, selettivi e punitivi Test Invalsi

Sono 568mila gli studenti in seconda primaria, circa 561mila in quinta primaria, 594mila nelle terze delle medie e circa 562mila in seconda superiore cui è stato o verrà imposta anche quest'anno la schedatura discriminatoria, antistudentesca, antipopolare, xenofoba, antidisabili, meritocratica e selettiva di stampo classista, punitiva verso gli studenti non allineati, antididattica, costosissima del Test Invalsi (16 milioni di euro pubblici). Mai come quest'anno è stato così generalizzato e capillare su tutto il territorio italiano il boicottaggio attuato da studenti, genitori e insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado e sostenuto dallo sciopero indetto dai Cobas per il il 6 e il 7 maggio alle elementari e per il 13 nelle medie.
Il 13 maggio è stato il giorno culmine della protesta. Per quel giorno infatti gli studenti e gli insegnanti delle seconde classi delle scuole medie superiori della scuola pubblica erano precettati dal privato Istituto Invalsi con il diktat delle perentorie circolari del MIUR. Allo sciopero si è aggiunta l’attività capillare degli studenti, che si sono opposti in diversi modi ai quiz, disertando la scuola, riunendosi in assemblee, inficiando la credibilità dei test in circa il 30% della classi, secondo dati Cobas. Proteste anche al di fuori delle aule scolastiche. Già il 12 maggio a Milano decine di studenti avevano occupato i locali del teatro Lirico, esponendo lo striscione “Boycott Invalsi”. E poi ancora proteste davanti al ministero dell'Istruzione a Roma, sit-in e boicottaggi a Siena, Pisa, L’Aquila, Genova, Napoli, Salerno, Bari, Torino, Catania, Cagliari e in tanti altre città.
Due sostanzialmente sono le critiche mosse dagli studenti al sistema di valutazione degli Invalsi. Una è di tipo socio-economico, relativa alla selezione di classe e meritocratica degli studenti, che risiede in test orientati a testare competenze non fornite dal sistema educativo, ma dal contesto socio-culturale. È un sistema perverso del quale fanno le spese gli studenti più deboli economicamente, quelli che avrebbero più bisogno di un intervento scolastico d'alto livello qualitativo e che, invece, si trovano schedati come “inadeguati” da un test insulso, o addirittura esclusi in via preliminare, come gli studenti disabili che vengono costretti ad uscire dalle classi nella maggior parte dei casi.
La selezione Invalsi è particolarmente pesante e odiosa all'esame di Terza media, dal momento che il test è obbligatorio e il risultato entra nella valutazione finale. L'unico obbiettivo è quello di abbassare il voto all'alunno con difficoltà sociali, all'alunno di madre lingua straniera, al DSA (dislessici, disortografici, discalculici) e, quindi, obbligarlo a limitare le aspettative formative per uscire presto dal sistema scolastico. Scene da didattica fascista ai test Invalsi di Terza media quando gli alunni dislessici, discalculici sono costretti ad effettuare i test nelle stesse condizioni degli altri studenti, senza gli strumenti tecnologici compensativi che la loro condizione prescrive per legge, che spesso mancano nelle scuole, o quando agli studenti stranieri è vietato usare il dizionario o chiedere spiegazioni agli insegnanti presenti, pena l'annullamento della prova e la conseguente bocciatura. Quest'anno gli studenti di Terza media saranno obbligati a svolgere la prova il 19 giugno.
Ed ecco l'altro aspetto inquietante dell'intera vicenda, oggetto di critica dai lavoratori della scuola. E' quello relativo alla selezione del personale insegnante e delle scuole. Ormai è chiarissimo, anche dalle affermazioni della ministra Stefania Giannini, che la tendenza è quella di usare i risultati Invalsi per selezionare insegnanti e scuole di “eccellenza” da premiare, con gli scatti di anzianità, bloccati da anni, e insegnanti e scuole di serie B da punire.
Quest'anno la protesta ha avuto anche un risvolto accademico importante. infatti decine di docenti universitari di scienze della formazione, di pedagogia da moltissime facoltà in tutto il mondo hanno firmato una lettera aperta in cui denunciano che i Test OCSE-PISA (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico- Programma per la valutazione internazionale degli Studenti), che dettano le linee anche all'Istituto italiano Invalsi, ha causato uno spostamento dell’attenzione su soluzioni destinate solo a far recuperare delle posizioni in classifica. Particolamente interessante il passaggio in cui i pedagogisti denunciano che Ocse-Pisa “ha stretto alleanze con multinazionali interessate al profitto che guadagnano finanziariamente su ogni deficit presunto o reale che PISA ha scoperto”.
Un devastante progetto che ha forti sponde in Italia soprattutto nel governo del Berlusconi democristiano Renzi, che dietro i vuoti proclami sugli investimenti nella scuola, ha in realtà l'unico e ultimo fine di smantellare la scuola pubblica italiana.

28 maggio 2014