Documentati dal libro “Il berluschino”
I rapporti di Renzi con la destra Usa

di Eugen Galasso
Che nella strategia comunicativa ma anche dal punto di vista politico Matteo Renzi insegua da tempo Silvio Berlusconi, in realtà, lo sapevamo, ma ora, con questo libro di Michele de Lucia, laureato in giurisprudenza, giornalista, saggista, militante radicale, estensore di proposte economiche, "Il Berluschino" (Milano, Kaos edizioni, aprile 2014), le pezze d'appoggio per dimostrare l'inquietante somiglianza tra i due politicanti borghesi diventano di più e maggiormente probante, sia per il materiale riportato sia per i commenti dell'autore, sempre adeguati.
E' importante battersi contro una figura come Renzi, oggi emblematica, anche se noi, da marxisti-leninisti, formati sulle teorie dei Maestri, sappiamo che una singola persona (Berlusconi, Renzi, tanto per rimanere a questi esempi) non è mai capace di incarnare da sola una teoria economico-politica, ma che si serve di uno staff, che da solo a sua volta non saprebbe fare nulla, se non avesse dietro di sé precisi interessi economici, quelli della classe dominante, la borghesia. Ciò ci permette di evitare l'idealismo storico, per dirla con Mao, ossia la convinzione che la storia la facciano singoli individui, mentre sappiamo, con il materialismo storico e dialettico, che essa nasce dalla lotta di classe, segnatamente dalla lotta del Popolo, che è soprattutto proletariato, contro la borghesia.
Ma, venendo più direttamente al libro, vi si parla di malversazioni dei personaggi legati al "clan" renziano, dei collegamenti con la destra cattolica, di altro, non proprio "edificante"... Ma c'è ancora dell'altro, e comunque non potrò riassumere adeguatamente quanto nel libro c'è, per evidente carenza di spazio: i rapporti con Michael Leeden, storico, politologo, esponente della destra (meglio anzi: ultradestra) yankee, ma più che altro spia, attivo anche in Italia, al servizio di Giuseppe Santovito, generale piduista capo, nel 1980, del SISMI, direttamente in contatto (anche Leeden, non solo Santovito) con la dirigenza politica italiana, con Bettino Craxi e Francesco Cossiga.
Tutte argomentazioni, quelle del libro, in qualche modo confermate da un mestatore oscuro della storia della Repubblica, il regista occulto di vari golpe sempre al servizio degli USA e del potere capitalista, il "Venerabile Gran Maestro" della Loggia Propaganda 2, Licio Gelli nell'intervista a "Il Fatto Quotidiano" del 23 maggio 2014". Gelli dice e non dice, accentua il fatto che "Renzi è un bambinone", che "non è destinato a durare a lungo", puntualizza, ma chissà perché ancora, che "non è mai stato massone" e lo stesso vale per i suoi familiari, ma in buona sostanza, pur preferendogli politicanti reazionari storici come Almirante, Leone, Cossiga, Andreotti. Dichiarazioni esemplari, appunto, nello stile della "non chiarezza", per far capire a "chi di dovere", senza esprimesi chiaramente. E tuttavia alla domanda del giornalista che gli chiede: Come spiega il caso Renzi, la sua veloce ascesa, e cosa prevede per il futuro? Risponde molto chiaramente: "Beh, Renzi è un fenomeno parzialmente italiano, e mi risulta che fra i suoi mentori politici ci siano persone che vivono a Washington." (sic!)
Per completare (certo si fa per dire...) il quadro, un Matteo Renzi sempre, da giovanissimo aspirante politico, presentò alle superiori una lista democristiana. Poi studente a Legge, presidente della provincia di Firenze, sindaco di Firenze, segretario del PD, con maggiore prudenza anche da presidente del consiglio, filo-israeliano sfegatato, scarsamente interessato (in realtà, pare di capire) a un eventuale riscatto del popolo palestinese, che si attuerebbe con la Costituzione di uno Stato Palestinese, non solo con una modestissima autonomia concessa dallo Stato israeliano nei Territori Occupati, che Israele continua a definire "Territori" e basta... Autore sperticato di viaggi (soprattutto negli USA, termine di riferimento ideale del "Renzie" che ama tanto essere "Fonzie", quello di "Happy Days", tanto da andare da Maria de Filippi ad "Amici", bardato appunto da "Fonzie"...), nemico dell'ideologia, intesa (ovvio) non in senso marxista come "falsa coscienza del mondo" ma come produzione culturale e soprattutto di cultura politica ("Ci vorrebbe un po' di ideologia in meno e qualche ideale in più", Renzi dixit, in "Tra De Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro", Firenze, Giunti, 2006, cit. in De Lucia, p. 42), dove appare evidente quali siano gli ideali renziani, tra capitalismo, chiesa cattolica, familismo e ruolo della donna ancora una volta sottomesso, Renzi non disdegna la provocazione anti-operaia, arrivando a dire: "Per la nuova generazione la bandiera rossa è il simbolo della Ferrari, e non un riferimento politico" (in op.cit., ibidem), dove viene da aggiungere che è stata la cultura politica cui Renzi afferisce e in cui si riconosce tuttora in pieno, ad aver creato in certi (per fortuna non in molti, però) giovani disaffezione verso le lotte operaie e rivoluzionarie, per il patrimonio formidabile dei Maestri.
Un Renzi, in definitiva, assolutamente in linea con i suoi "maestrini" Leeden e Richard Perle, altro "falco" della destra repubblicana USA, che i suoi oppositori democratici chiamano "Prince of the Darkness", ossia "principe delle tenebre". Ma, al di là del libro di De Lucia, degli atteggiamenti in politica estera e sociale - economica di Renzi e - bisogna dirlo per completezza, ma anche con un certo orgoglio - delle tesi formulate, molto tempo prima dell'uscita del libro - da "Il Bolscevico" - c'è un'altra, ulteriore testimonianza importante a confermare quanto affermato: quella di Rino Formica (intervista a "Il Fatto quotidiano" del 3 maggio 2014). Ora Formica, a suo tempo esponente della "sinistra" del PSI, non allineato a Craxi, ma per anni ministro della repubblica, che "molto ha sempre saputo", per dirla con una formula, riconosce: "I programmi di Gelli e Renzi sono uguali", e ancora: "In questo ventennio il processo di depauperazione della democrazia organizzata è arrivato al punto finale".
Ecco che allora fonti diverse e tra loro indipendenti convergono sui legami renziani con la destra (dovremmo dire meglio l'estrema destra) USA, confermando dunque una verità, non smentita dal "bilanciamento" di altri legami con personaggi (di minor spessore) con la "sinistra" (almeno mille virgolette...) "liberal", democratica... La speranza è che Renzi e i suoi "compari" vengano smascherati per quello che sono, al di là della loro potenza economica e politica, ossia "tigri di carta" (Mao), cosa che anche un libro come quello citato contribuisce a fare. Se Yu Kung, nell'antica favola cinese narrata e re-interpretato da Mao, cercando di smuovere le montagne, facendo intervenire Dio, "e questo dio non è altro che il popolo della Cina" (Mao, "Come Yu-Kung rimosse le montagne", 11 giugno 1945, Pechino, Casa editrice in lingua estera, 1968, pp.10-11), è certo che un'operazione decisamente più semplice, buttare il governo Renzi di ispirazione piduista, antidemocratica, autoritaria non è impossibile, anzi.
 

28 maggio 2014