Un voto contro l'Unione europea imperialista, l'europarlamento e i partiti che ne fanno parte, nonché i governanti e le altre istituzioni europee
Disertando le urne il 57% degli europei delegittima la Ue imperialista
Rifiutata la politica di rigore. Puniti i governi sia della “sinistra” che della destra borghese

 
Nello scorso numero 15 del nostro giornale, dando conto della manifestazione del 4 aprile promossa dalla Ces, la Confederazione europea dei sindacati, “contro le politiche di austerità e di rigore” dell'Unione europea (Ue), denunciavamo anche la quantomeno tardiva, se non ipocrita, presa di posizione del parlamento europeo che dopo aver spalleggiato tale politica antipopolare arrivava solo alla vigilia delle elezioni per il suo rinnovo a condannare a larga maggioranza le misure di austerità imposte in particolare a Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda. Un misero tentativo per “ripulire” la coscienza al parlamento europeo, una istituzione che, assieme alla Commissione europea di cui si eleggeva direttamente per la prima il presidente, auspicavamo fossero delegittimati e seppelliti dalla valanga degli elettori che avrebbero disertato le urne il 25 maggio. E così è stato.
Dei più di 400 milioni di elettori europei chiamati al voto nei 28 paesi membri tra il 22 e il 25 maggio ben 240 milioni, pari al 57% hanno disertato le urne. Una percentuale identica a quella delle elezioni precedenti del 2009, che ha confermato il costante andamento crescente della diserzione, dal 38% del 1979 al 57% del 2009. Nonostante l'esplosione delle liste “anti-Ue”, presenti in diversi paesi, che hanno fatto da argine a una diserzione ancora maggiore e che ha anzi invertito la tendenza in alcuni paesi. La trappola di queste liste ha convogliato all'interno delle istituzioni della borghesia europea e reso inoffensiva una contestazione che è più che eterogenea, che va dalle posizioni critiche della “sinistra” borghese come quelle della lista Tsipras a quelle dei partiti ultranazionalisti, fascisti e razzisti. Che rappresentano comunque circa un quinto dei voti validi; come dire che il voto pro-Ue è stato espresso da poco più di un elettore su tre.
Il primo posto nella classifica della diserzione in termini percentuali tocca agli elettori della Slovacchia con l'87% degli aventi diritto, seguiti a ruota dall'80,5% di quelli della Repubblica ceca e dal 79% di quelli della Slovenia. In questi paesi si registrano anche le maggiori crescite percentuali della diserzione rispetto al 2009 dal +5% della Slovacchia al quasi +9 della Repubblica ceca. Il maggiore incremento della diserzione si è avuto in Lettonia col +23,7%.
La diserzione tocca il 64% in Gran Bretagna, il 63% in Olanda, il 56,5% in Francia, il 52,1% in Germania. Più della metà dell'elettorato di questi paesi, ben quasi due terzi in Gran Bretagna, hanno disertato le urne. Percentuali che valgono milioni di disertori nei popolosi paesi dove comunque l'effetto delle liste “anti-Ue” ultranazionaliste, fasciste e razziste si è fatto sentire tanto che i votanti sono aumentati rispetto al 2009, di uno spicciolo in Olanda fino al 4,5% della Germania. Stesso discorso per la Grecia dove la diserzione è diminuita del 5,4% per “l'effetto Tsipras”.
La diserzione è stata un voto contro l'Unione europea imperialista, l'europarlamento e i partiti che ne fanno parte, nonché contro i governanti e le altre istituzioni europee. Un voto che ha punito anche alcuni governi nazionali sia della “sinistra” che della destra borghese che hanno applicato le politiche di austerità della Ue; dalla Francia alla Gran Bretagna, dove il partito socialista di Hollande e i conservatori di Cameron finiscono al terzo posto, surclassati rispettivamente dal Front National di Marine Le Pen e dall'Ukip di Nigel Farage e superati persino dai “tradizionali” rivali dell'Ump e dei laburisti. La fascista francese Le Pen è nota, l'inglese Nigel Farage si è detto pronto ad "incontrare Beppe Grillo e discutere con lui delle nostre politiche che hanno molto in comune".
 
 
 
 
 
 
 
 
 

28 maggio 2014