E' il primo partito alle comunali e alle europee
Trionfo dell'astensionismo a Prato
Il renziano Biffoni eletto al primo turno nuovo podestà della città laniera
Ridotti al lumicino Sel e Fed. il M5S perde due terzi dei voti

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Prato
Nonostante il record di liste e candidati e una campagna elettorale martellante da parte delle cosche parlamentari in lizza per la conquista del Comune e del maggior numero di poltrone a Bruxelles, l'astensionismo a Prato e provincia ha raggiunto cifre da record risultando di gran lunga il primo partito in entrambe le competizioni.
Per le Europee si sono recati alle urne solo 94.483 elettori, pari al 69,98% dei 135.017 aventi diritto. Alle Europee 2009 i votanti definitivi erano stati il 75,61% mentre alle politiche 2013 (Camera dei deputati) la percentuale è stata del 78,68. Rispettivamente meno il 6,30% e meno 9,37%. A cui vanno aggiunte le schede bianche e nulle.
Alle comunali, nonostante la chiamata alle “armi” lanciata da tutto il “centro-sinistra” per “riconquistare il Palazzo del comune” dopo 5 anni di amministrazione del berlusconiano Roberto Cenni, gli astenuti sono stati ben 45 mila pari al 33% dell'intero corpo elettorale. 7 mila e 33 astenuti in più rispetto alle precedenti comunali del 2009 e 9 mila e 237 in più rispetto alle politiche del 2013.
Un risultato che, al di là delle percentuali record, assume anche un grande valore politico perchè ottenuto in condizioni davvero difficili. Infatti, per la prima volta nella storia elettorale della città le masse pratesi, a causa della soppressione dei tabelloni elettorali per i fiancheggiatori decisa dal governo Letta, sono stati privati dei manifesti astensionisti del PMLI. Una situazione difficile aggravata anche dalle scarse risorse fisiche ed economiche di cui dispone il Partito a Prato e che purtroppo non ci hanno permesso di organizzare nemmeno un banchino di propaganda o una diffusione per spiegare la nostra posizione astensionista e soprattutto la proposta dei Comitati popolari alle masse pratesi.
Nel campo borghese, grazie al sostegno di ben sette liste (PD, Con Matteo Biffoni per Prato, Sel, La Città per Noi, Rc-Fds, Scelta civica per Prato e Idv) con dentro anche noti fascisti, trasfughi del centro-destra e ex sostenitori di Cenni, tra cui Salvatore Giaquinta, esponente della Destra-Fiamma tricolore; Massimo Taiti e Adamo Guerriero, il renziano Matteo Biffoni è stato eletto al primo turno nuovo podestà della città laniera col 58,19% dei voti validi. Il doppio dei consensi ottenuti dal neopodestà uscente Cenni che non è andato oltre il 28,72%. Mentre la candidata del Movimento 5 Stelle, Mariangela Verdolini, che alla vigilia veniva indicata come probabile sfidante di Biffoni al ballottaggio, ha ottenuto il 9,13% dei voti validi.
PD e Biffoni hanno praticamente cannibalizzato tutti gli alleati della coalizione che restano a bocca sciutta e fuori dal consiglio comunale e hanno drenato una parte dei consensi persi dalla destra. Cenni e Forza Italia infatti sono ridotti al minimo storico con perdite superiori alla media nazionale e con soli tre consiglieri eletti. Tra gli scranni del Comune siederà ancora l'ex assessore sceriffo contro gli immigrati, Aldo Milone, che con la sua lista civica Prato Libera e Sicura ha ottenuto poco più di 3 mila e 200.
Ma il vero sconfitto è il M5S che, se da un lato riesce ad avere per la prima volta tre consiglieri eletti in consiglio comunale, dall'altro registra una débâcle storica perdendo quasi due terzi degli oltre 23 mila consensi ottenuti alle politiche del 2013 e si riduce a soli 8 mila 277 voti. Tradotto in percentuali risulta che a Prato il M5S ha perso il doppio rispetto al calo registrato a livello nazionale. Evidentemente la guerra intestina fra Fausto Barosco e la Verdolini per la conquista della leadership del movimento a Prato ha svelato alle masse pratesi l'inganno politico-elettorale perpetrato dal M5S che, al pari di tutte le altre cosche parlamentari, aspira unicamente a sostituire i vecchi politicanti borghesi con nuovi politicanti borghesi e continuare così ad amministrare lo Stato e le istituzioni per conto della classe dominante borghese. La Verdolini, nonostante abbia dilapidato quasi il 40% dei consensi del M5S, ha dichiarato: “siamo contenti di essere entrati in consiglio comunale per la prima volta nella storia della città”.
Sconfitta bruciante anche per Sel, Prc-Pdci-Federazione della sinistra che, insieme a Idv e Scelta Civica per Prato, hanno tirato la volata a Biffoni ma non avranno nessun rappresentante in Consiglio comunale.
Sel perde 128 voti rispetto alle scorse comunali e quasi 700 rispetto alle politiche 2013. Prc-Pdci-Fed invece perde quasi i due terzi dei 2 mila e 823 consensi ottenuti alle precedenti comunali e si riduce a poco più di mille voti. Una batosta elettorale senza precedenti che ha riacutizzato le contraddizioni interne e riportato all'ordine del giorno anche l'ipotesi di una nuova scissione fra le diverse anime che compongono la Federazione. Ecco dove portano le illusioni che per via elettorale si possa riformare il capitalismo a favore del proletariato e delle masse popolari. Quel che vuole la classe dominante borghese è appunto spostare il conflitto sociale dal terreno della lotta di classe alle sabbie mobili delle istituzioni rappresentative borghesi nelle quali non solo regnano la corruzione e la negazione di qualsiasi rappresentatività popolare ma la borghesia è certa di non poter mai essere scalzata dal suo ruolo dominante.
Noi proponiamo invece a tutti i sinceri comunisti che ancora militano in queste formazioni politiche di abbandonare ogni illusione elettorale borghese e di unirsi al PMLI per costruire le istituzioni rappresentative delle masse popolari basate sulla democrazia diretta, che si oppongono e fanno da contraltare alle istituzio borghesi corrotte e oppressive e dare un contributo concreto alla lotta mortale contro il capitalismo per la conquista del potere politico e del socialismo.


4 giugno 2014