Indagato il banchiere Bazoli, sponsor del “centro-sinistra”
Sotto indagine anche Lucchini, Pesenti e Zanetti
“Un patto occulto controllava la Ubi Banca”

Un patto occulto per decidere le nomine in Ubi Banca, la banca bresciana nata nel 2007 dalla fusione della Banca Popolare di Bergamo e della Banca Lombarda e Piemontese di Brescia, e un giro di beni di lusso, tra cui uno yacht e un aereo Cessna, acquistati attraverso Ubi Leasing e rivenduti ad amici di dirigenti a prezzi stracciati: sono i due filoni di inchiesta che la Procura di Brescia ha aperto il 14 maggio e che vedono coinvolti il banchiere bresciano Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo e dominus di fatto della Banca Lombarda e Piemontese, e altre 14 persone, tra cui il presidente di Italcementi, Giampiero Pesenti e il banchiere Emilio Zanetti, ex presidente della Banca Popolare di Bergamo e presidente del Comitato di gestione di Ubi Banca fino al 2013.
Bazoli e Zanetti sono indagati per il reato di ostacolo alle autorità di vigilanza (Banca d'Italia e Consob) in quanto avrebbero agito in base ad un patto occulto, stipulato prima della fusione tra le due banche, per escludere dalla gestione di Ubi Banca chi non faceva parte delle due associazioni da essi fondate e controllate: l'Associazione amici di Ubi Banca, fondata da Zanetti, e l'Associazione Banca Lombarda e Piemontese, di cui è presidente Bazoli. Per lo stesso reato sono indagati anche l'attuale presidente del Consiglio di sorveglianza e altri tre dirigenti dell'importante istituto bresciano, che rappresenta il terzo polo bancario italiano.
Tramite le due associazioni, Bazoli e Zanetti controllavano le nomine nel Consiglio di sorveglianza assicurandosi la rielezione costante del Consiglio uscente. Secondo quanto scrivono gli inquirenti il patto occulto consentiva a Bazoli, con la complicità dei vertici di Ubi Banca, di governare di fatto l'istituto, aggirando le regole che ne avrebbero sancito l'incompatibilità con le cariche ricoperte in Intesa Sanpaolo, creando così una “gestione patronale e familistica”, condotta attraverso “una serie di operazioni illecite”.
L'esistenza del patto occulto era già stata denunciata in due esposti, uno presentato dall'Adusbef e uno dai consiglieri di minoranza presentato alla Consob, a Bankitalia e alla Procura, denunce che avevano trovato poi riscontro in indagini della guardia di finanza. C'erano state anche diverse ispezioni di Bankitalia e della Consob, che invece, al di là delle “irregolarità” contabili relative all'altro filone dell'inchiesta, non si erano “accorte” dello strano andazzo che regnava al vertice dell'istituto. Come non si erano accorte dei maneggi rivelati dal recente scandalo che ha portato agli arresti domiciliari l'ex dominus di Banca Carige e vicepresidente dell'Abi, Giovanni Berneschi. E prima ancora di quelli dell'ex presidente dell'Abi Mussari e degli altri dirigenti del MPS che hanno portato quasi al fallimento della banca senese.
Una famiglia grande sponsor del PD
Giovanni Bazoli, figlio del deputato della DC Stefano Bazoli, è un ex avvocato che esordì nel mondo della finanza con la Banca San Paolo di Brescia, una delle costole della Banca Lombarda, ma la cui carriera spiccò il volo nel 1984, quando l'allora ministro delle Finanze Nino Andreatta lo nominò al vertice del Nuovo Banco Ambrosiano col compito di risollevare la banca che era stata del piduista Calvi, trovato impiccato due anni prima sotto un ponte a Londra. Dalla fusione tra l'Ambroveneto e Cariplo nacque Banca Intesa, che dopo la successiva fusione con con la Banca Commerciale italiana e il Sanpaolo di Torino diede vita al gruppo Intesa Sanpaolo, guidato da Bazoli, che oggi rappresenta il primo gruppo bancario italiano.
Dati i legami storici della sua famiglia con la sinistra DC, Bazoli è da sempre un grande sponsor del “centro-sinistra”; che finanzia generosamente, e forse anche attraverso il sistema di “consulenze”, indagato dalla guardia di finanza, che ha distribuito un miliardo di euro di Ubi Banca in sette anni. Una delle sue figlie, Francesca, che si è dovuta dimettere dalla vicepresidenza di Ubi Leasing ma mantiene ancora quella di consigliera di Ubi Sistemi e servizi, è sposata con Gregorio Gitti, avvocato e docente di diritto all'Università di Milano, considerato uno dei principali ispiratori, fondatori e finanziatori per anni del Partito democratico. Il che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che ormai in fatto di scandali e maneggi in ambienti finanziari la “sinistra” borghese non ha più nulla da invidiare alla più vecchia e radicata destra borghese. Gitti, che cumula numerose cariche in controllate di Ubi ed è stato anche consulente della nascita della nuova Alitalia di Colaninno, ha poi lasciato il PD per candidarsi nelle liste di Scelta civica, di cui è oggi deputato.
Il secondo filone dell'inchiesta, per il reato di truffa e riciclaggio, riguarda altri dirigenti della banca bresciana, a cominciare dal consigliere Italo Lucchini, sua figlia Silvia, un ex amministratore delegato di Ubi Leasing, un ex direttore generale ed un ex responsabile del recupero e vendita beni. Gli indagati avrebbero rivenduto dei beni di lusso acquistati con leasing della banca ad alcuni amici a prezzi definiti dagli stessi inquirenti “irrisori e ridicoli”.
Uno degli amici destinatari dei regali dell'allegra brigata sarebbe stato il presidente di Italcementi ed azionista di Mediobanca e Rcs, Giampiero Pesenti. E' indagato per aver comprato dalla banca al prezzo di soli 3,5 milioni uno Yacht da 30 metri del valore reale di 12 milioni. L'imbarcazione apparteneva all'imprenditore nautico Massimo Crespi che l'aveva comprata in leasing, ed era ritornata in possesso della banca dopo il suo arresto per frode fiscale. La banca l'aveva rivenduta a prezzo di favore alla Tuscany Charter di Silvia Lucchini, la quale a sua volta l'aveva girata ad una società cipriota riconducibile a Pesenti.
Lo stesso giochetto era stato ripetuto anche con un aereo Cessna comprato in leasing da Lele Mora, e rivenduto sempre a Pesenti a solo 60 mila euro dopo il fallimento della società dell'imprenditore dello spettacolo amico di Berlusconi e Fede, attraverso una società con sede nel Delaware. Un altro caso di favoritismo riguarda l'Associazione centro studi la famiglia, che avrebbe ricevuto un finanziamento di 16 milioni per la costruzione di un complesso immobiliare su terreni di una società riconducibile al presidente del Consiglio di amministrazione di Ubi Banca, Franco Polotti. Inoltre vi sarebbero casi di uso improprio di carte di credito aziendali, di polizze assicurative e la creazione di fondi extra contabili.

4 giugno 2014