L'ex “venerabile” della P2 a “Il Fatto”
Gelli: L'abolizione del Senato è una mia idea
Renzi è un fenomeno italiano e degli Usa

Puntualmente, ad ogni passaggio cruciale della situazione politica italiana, l'ex “venerabile” Licio Gelli fa sentire la sua voce per lanciare messaggi cifrati e per ribadire che non solo non è un fantasma del passato, come troppi vorrebbero far credere, ma che c'è anche il suo marchio di fabbrica nei cambiamenti che stanno avvenendo sotto il nostro naso. É quanto è successo per esempio con l'intervista a Il Fatto Quotidiano del 23 maggio, guarda caso all'immediata vigilia delle elezioni europee che hanno incoronato “supervincitore” il Berlusconi democristiano Renzi, legittimando, con questa provvidenziale “investitura popolare”, la sua fulminante ascesa politica pompata anche dalla massoneria nazionale e internazionale.
Naturalmente il capo della loggia P2 è troppo furbo per bruciare il suo nuovo cavallo di razza proclamandone ai quattro venti la provenienza dai suoi allevamenti. Specialmente alla vigilia di un'elezione così importante, in cui un suo abbraccio troppo esplicito e diretto avrebbe potuto spaventare quegli elettori del PD che sono ancora convinti, o cercano di convincersi, che Renzi sia un leader “di sinistra”. E perciò finge di prendere le distanze dall'ex neopodestà fiorentino, dicendo che è “un bambinone”, dipingendolo quasi come un parolaio, che “non è destinato a durare a lungo”. E che comunque – aggiunge con aria sorniona - “non è mai stato né lui né i suoi familiari nella massoneria”.
I cavalli di razza, sottolinea Gelli, erano altri: Cossiga e Andreotti, sopra tutti, perché “avevano entrambi dei sistemi di controllo politico, uno con 'Gladio' e l'altro con 'Anello', cosa che Berlusconi non è mai riuscito a ripetere. E si sono visti i risultati di questa sua incapacità...”. Renzi invece “è circondato da mezze tacche: gli ex lacché di Berlusconi”, come per esempio Fini, Schifani e Alfano. Così come, prosegue Gelli come saltando di palo in frasca, Berlusconi si circondava di “personaggi di bassa levatura... penso a Verdini, un mediocre uomo di finanza; è un massone... credo, ma non della nostra squadra”.
Un patto siglato all'ombra delle logge massoniche
Insomma, si tratta del suo solito gioco di sottintesi, finte smentite e allusioni, con il quale nel momento stesso in cui sembra negare una cosa in realtà insinua il sospetto che sia vera: come quando dice (senza peraltro esserne richiesto dall'intervistatore) che né Renzi né i suoi familiari (chiara allusione alle voci che corrono su suo padre) sono mai stati nella massoneria. E come quando ritorna sornionamente sull'argomento citando, tra tutti i “personaggi di bassa levatura” intorno a Berlusconi, proprio Verdini, di cui rammenta come di passaggio l'affiliazione alla massoneria: sapendo benissimo invece di citare colui che è il referente privilegiato e diretto di Renzi per il patto del Nazareno sull'Italicum ispirato alla legge elettorale mussoliniana Acerbo e sulle “riforme” istituzionali piduiste. Come dire cioè che quel patto, prima ancora che nella sede nazionale del PD, è stato siglato all'ombra delle logge massoniche fiorentine, in cui evidentemente Renzi e Verdini sono di casa.
Ma in questo gioco Gelli si spinge ancor più in là, alludendo anche all'intervento della massoneria d'oltreoceano dietro la veloce ascesa di Renzi, quando dice che “Renzi è un fenomeno parzialmente italiano, e mi risulta che fra i suoi mentori politici ci siano persone che vivono a Washington”. Con questo Gelli non dice nulla di nuovo, essendo noti i legami di Renzi (tramite anche la sua inquietante eminenza grigia, il massone e affiliato all'Opus Dei, Marco Carrai), con gli ambienti politico-finanziari Usa, e segnatamente con l'esponente della destra “neocon” e agente segreto molto addentro alle più oscure vicende e trame politiche italiane, Michael Leeden. Del resto noi lo abbiamo denunciato ancor prima dell'ascesa di Renzi alla segreteria del PD e poi a Palazzo Chigi, e anche di recente, sul numero precedente de Il Bolscevico , si parla dei rapporti di Renzi con la destra Usa. Ma il fatto che sia lo stesso “venerabile” della P2 a confermarlo è altamente significativo, specie se a farlo è un personaggio che in apertura dell'intervista ci tiene a ricordare che da quando Mussolini volle ricompensare la sua famiglia per i servigi resi allo Stato fascista ammettendolo nel mondo dei servizi segreti, “da allora non ne sono più uscito”. Lasciando intendere cioè che tuttora mantiene i suoi legami e le sue fonti dirette nei servizi segreti. Che, com'è noto, sono sempre stati forti tanto in quelli italiani quanto in quelli d'oltreoceano.
“Mi considerano un lungimirante propositore di leggi”
Ma dove Gelli mette da parte ogni reticenza e allusione per rivendicare apertamente il suo ruolo di “grande burattinaio” della politica italiana è nel passaggio sulle “riforme di Renzi”, che non esita a proclamare farina del suo sacco, soprattutto l'abolizione del Senato che considera copiata dal suo “Piano di rinascita democratica” elaborato già alla metà degli anni '70: “Quelle di Renzi, per la legge elettorale e il Senato, sono goffe. Per quanto riguarda Palazzo Madama, mi fa piacere pensare che, nonostante tutti mi abbiano vituperato, sotto sotto mi considerano un lungimirante propositore di leggi”, gongola infatti il capo della P2.
E più oltre, dopo aver ricordato anche lo “Schema R” elaborato insieme a Randolfo Pacciardi su richiesta dell'allora presidente Giovanni Leone, che poi non gli diede mai “alcun riscontro” (adombrando qui un suo ruolo nella campagna di stampa della sua “amica Camilla Cederna” che contribuì alle dimissioni di Leone), Gelli sottolinea: “Riguardo al Piano di rinascita democratica, sfogliando le pagine di quel testo, si ritrova – nella parte riguardante le riforme istituzionali – una quasi totale abolizione del Senato (e delle Province, già cancellate da Renzi, ndr). Riducendone drasticamente il numero dei membri, aumentando la quota di quelli scelti dal presidente della repubblica e attribuendo al Senato una competenza limitata alle sole materie di natura economica e finanziaria, con l'esclusione di ogni altro atto di natura politica. L'intento era ed è ancora oggi (sic) chiaro. Dare un taglio effettivo a un ramo del parlamento che, storicamente, ha maggiore saggezza e cultura non solo politica, a favore di una maggiore velocità nel fare leggi e riforme”.
Esattamente gli stessi concetti e perfino le stesse parole che usa Renzi per giustificare la sua controriforma del Senato e l'abolizione del bicameralismo. Come non dare allora ancor più credito, dopo questa intervista, all'accusa dell'ex ministro Rino Formica lanciata sul Fatto Quotidiano del 3 maggio secondo cui “I programmi di Gelli e Renzi sono uguali e oggi non c'è alcuna forza maggioritaria, compresa quella di Grillo, che si pone il problema della democrazia organizzata”?
E come non vedere, anche alla luce delle parole dello stesso Gelli, che Renzi è una reincarnazione moderna e tecnologica di Berlusconi e Mussolini, creato in vitro dalla classe dominante borghese in camicia nera per far pagare più facilmente la crisi capitalistica ai lavoratori e alle masse popolari italiane, e per completare, in combutta col delinquente di Arcore, la seconda repubblica neofascista secondo il piano della P2?
Del resto anche il nuovo Valletta Marchionne aveva salutato Renzi premier con queste parole: "Ha il mio totale appoggio. Ieri sono stato estremamente orgoglioso” “Se non ci comportiamo così, se non diamo uno scossone la baracca non si muove. Lasciamo che la gente lo critichi per l’età, per lo stile. A me non importa niente, importa la sostanza di quello che sta facendo. L’importante è farlo finire. Ha dato target piuttosto aggressivi. Io sono veloce, ma il ragazzo...” “Io ci avrei messo un paio di settimane in più. Con tutti questi obiettivi Renzi ha molto da fare ”.

4 giugno 2014