Secondo uno studio di ricercatori austriaci
Il trattato TTIP tra Usa e Ue favorisce le multinazionali e penalizza i lavoratori

 
Nel marzo scorso a Bruxelles si è aperto il quarto round del negoziato tra Usa e Unione europea (Ue), che potrebbe essere quello decisivo per chiudere la trattativa sulla definizione del Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti che definirebbe un nuovo accordo di libero scambio e investimenti tra le due sponde dell'Atlantico. Un negoziato partito nel luglio 2013 e proseguito in gran segreto fra due delle principali potenze commerciali planetarie, che assieme controllano circa la metà del commercio mondiale, diretto contro la principale concorrente, la Cina; che favorisce le multinazionali delle due potenze imperialiste e penalizza i lavoratori.
Diversi studi hanno magnificato i possibili risultati dell'accordo in termini di crescita delle esportazioni e di ritorni economici pari a 545 euro in tasca a ogni famiglia europea. Sbandierati con un messaggio che lascerebbe intendere che col Ttip la crisi sarebbe finalmente alle spalle. Ma il principale studio sull'impatto dell'accordo, affidato dalla la Commissione Europea al Cepr (Centre for Economic Policy Research) di Londra ha stimato in 120 miliardi di euro annui i benefici dell'accordo per l'Ue, con un aumento del pil dello 0,5%, e di 95 miliardi per gli Stati Uniti quando l'accordo sarà a pieno regime nel 2027. Fra una vita. Secondo l’istituto di ricerca Prometeia, cui il governo italiano ha affidato la stima della valutazione del positivo impatto sull'Italia, concorda col Cepr, crescita del solo 0,5% non prima di tre anni dall'entrata in vigore e solo se accompagnato da una totale liberalizzazione.
Che sia un patto a favore delle multinazionali e penalizzante per i lavoratori lo ha denunciato chiaramente lo studio sul Ttip, a cura dell’Öfse, uno dei più autorevoli centri di ricerca austriaci. Effetti sulla crescita economica minimi, aumento significativo e non diminuzione della disoccupazione, anche quella a lungo termine, volume degli scambi commerciali prevedibilmente in crescita ma a beneficio quasi esclusivo dei grandi gruppi industriali. Di contro, l’ingresso di prodotti statunitensi a basso costo sul mercato europeo ridurrà anche notevolmente il commercio interno europeo in vari settori fino al 30%.
Ma uno dei peggiori effetti del Ttip sui lavoratori, denunciano i ricercatori austriaci, si avrà dall’eliminazione delle cosiddette “barriere non tariffarie”, ovvero dalle poche regole e gli standard non ancora caduti sotto la scure neoliberista dei governi europei in materia di normativa ambientale, diritti dei lavoratori, sicurezza alimentare. Le barriere tariffarie tra Ue ed Usa sono già ai livelli minimi e quindi la partita del Ttip si gioca effettivamente sulle altre.
Una forte denuncia dei pericolosi contenuti del Ttip è contenuta anche in una campagna dal titolo “STOP-TTIP! Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE!”, lanciata da diverse associazioni sociali e ambientali italiane. L'appello denuncia tra l'altro che “i temi dei negoziati la cui discussione è iniziata nel luglio 2013 non sono stati diffusi dall’Ue all’opinione pubblica e neanche hanno interrogato moltissime Ong meno che mai le popolazioni, hanno visto coinvolti invece oltre 600 rappresentanti delle multinazionali. Il Trattato di Libero Scambio risponde infatti solo e soltanto agli interessi economici e alla fama di profitti delle grandi lobbies, a costo di svendere la salute dei cittadini, la sicurezza alimentare, i beni comuni e la democrazia”. Nella costituenda “zona più grande di libero scambio sull’intero pianeta” sembra che il problema principale sia l'abbattimento della cosiddette “barriere non tariffarie”, afferma l'appello che sottolinea come obiettivo dell’accordo sia “abbattere queste barriere in Europa come negli USA armonizzando le differenti normative in materia economica” e permettendo alle imprese di “speculare sulla vita di tutti muovendo senza alcun vincolo capitali, merci e lavoro per tutto il globo”.
Il Ttip è “qualcosa di più di un semplice negoziato di liberalizzazione commerciale – continua l'appello - è l’ennesimo attacco frontale delle lobbies economiche e dei poteri forti su quello che rimane dei diritti del lavoro e dell’ambiente”, contro gli “standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti: l’alimentazione, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative, si assisterà ad una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese”.
“Tra i principali obiettivi del negoziato – conclude l'appello - c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di essere messa in secondo piano dietro alle esigenze delle aziende e dei mercati”.
 
 
 

4 giugno 2014